Sentire propri i bisogni delle altre Comunità

Amare la Chiesa altrui

come la propria


di Gaetano Pugliese

A Murmansk, nell’Artico, a sud del Polo Nord, vivono una piccola Comunità di cattolici, alcuni protestanti e una maggioranza di ortodossi. Per le leggi russe non si può celebrare messa in una casa e non hanno chiesa, per cui tutti i cristiani insieme si sono rivolti al governo affinché i cattolici potessero costruire la propria chiesa. Hanno ottenuto il permesso, hanno costruito la chiesa e l’hanno inaugurata con la presenza anche delle altre comunità cristiane con i loro cori, oltre che di musulmani e consoli di diversi Paesi nordici. Mai avrebbero potuto avere il tempio cattolico senza l’appoggio delle altre comunità cristiane. Alle volte invece, si dà il contrario, sono i cattolici che accolgono e vanno incontro alle necessità di altri cristiani, come nell’esperienza che qui si racconta.

 

Cosa fare per i luterani?

 

La nostra bella isola d’Ischia (Italia) vive di turismo, soprattutto tedesco, che ha generato negli anni addietro tanti matrimoni tra ragazze tedesche e giovani ischitani. Molte di queste donne tedesche sono luterane e i loro matrimoni sono “misti”.

Vent’anni fa, don Raffaele Di Costanzo ed io, parroci di due parrocchie vicine, notando alcune di queste luterane frequentare le nostre comunità, ci chiedemmo: cosa possiamo fare per loro?

Cogliemmo l’occasione della Settima di preghiera per l’unità dei cristiani: le chiamammo e le invitammo a diffondere tra le loro amiche la proposta di un incontro di preghiera. Vennero, di varie nazionalità, di varie Chiese, e fu una celebrazione così nuova e gioiosa da far dire ai membri delle nostre comunità: «Quando siamo solo cattolici non è così».

Una signora tedesca luterana, che conoscevamo già da tempo e aveva partecipato a qualche nostra attività comunitaria, esclamò: «Potessimo avere anche noi una celebrazione nostra!».

In poco tempo riuscirono con i loro contatti ad arrivare al pastore luterano tedesco della Comunità di Napoli.

Questi venne ad Ischia e grande fu la sua meraviglia nel constatare che qui le persone luterane erano più numerose che a Napoli. Allora decise di venire una volta al mese per celebrare la loro liturgia in una delle nostre chiese che, d’accordo con il nostro vescovo, mettemmo a loro disposizione. Lo stesso vescovo, vedendo questi fatti, affidò a don Raffaele e a me l’incarico dell’ecumenismo in diocesi.

Formammo una commissione di laici chiedendo l’apporto dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità presenti nell’isola.

Nasceva così la Comunità evangelica-luterana ad Ischia. Non solo, ma un’altra iniziativa si attuò: la presenza di un pastore luterano per l’assistenza spirituale dei turisti tedeschi. Realtà che continua oggi con l’attività annuale di un pastore o di un giovane assistente pastorale, futuro pastore. La diocesi ha messo una chiesa a loro disposizione.

 

Anche nei riguardi degli ortodossi

 

A fine settembre 2004 partecipai al congresso nazionale dei delegati diocesani italiani dell’ecumenismo, a Bari.

Dopo la liturgia ecumenica nella Basilica di San Nicola, riprendendo i nostri mezzi di trasporto, notai nella piazza un sacerdote ortodosso da solo.

Un pensiero: «Ma va, lascia stare, sali sul bus».

Vinse un’altra spinta: «Ama!».

Così lo salutai e mi presentai: «Sono don Gaetano di Ischia».

«Di Ischia? Ci sono 400 rumeni a Ischia!». Era padre Michele Driga, rumeno, da circa 20 anni a Bari. E continuò: «Ci sono i miei nipoti ad Ischia, fra cui un sacerdote, padre Stefan».

Al mio rientro si presentarono in parrocchia padre Stefan e suo fratello.

Felice di conoscerli e di creare una bella amicizia, mi misi a loro disposizione e li invitai a partecipare alle nostre attività giovanili diocesane. Ne parlai con il vescovo e anche in questo caso mettemmo a disposizione una chiesa per le loro liturgie.

Era visibile, così, il seme della chiesa ortodossa ad Ischia.

Ma padre Stefan dovette rientrare in Romania. Poteva finire tutto, ma l’amicizia con il fratello e con gli altri amici continuava. Anzi, una sorpresa. Eugen, il fratello, mi confida che anche lui ha fatto il seminario e terminato gli studi teologici: vorrebbe diventare prete.

C’è anche un altro suo amico di seminario di nome Catalin: pure lui ancora con quel desiderio.

Gen’s 5-6/2008La mia attenzione per loro diventa quindi più sentita e responsabile. Li vedo più di frequente.

A gennaio partecipano attivamente, con un gruppo di amici rumeni ortodossi, alla preghiera ecumenica per l’unità: i loro canti danno nuovo tono alla celebrazione.

Interessante e simpaticissima l’amicizia, libera e fraterna, nata tra loro, possibili preti ortodossi, e il giovane assistente luterano, prossimo pastore. Assieme a loro ci siamo anche incontrati con i nostri giovani orientati al sacerdozio.

Faccio conoscere loro la spiritualità dei Focolari e i due ortodossi vengono con noi a visitare Loppiano, la prima delle cittadelle del Movimento dei focolari, nelle quali si cerca di sperimentare come sarebbe la società, se avesse come “legge” di fondo il Vangelo.

Eugen è venuto con noi in un viaggio che abbiamo organizzato con delle parrocchie, e Catalin per un convegno a Pasqua. Questi si è liberato successivamente dal lavoro per poter partecipare con suo cugino Daniel alla Mariapoli (un incontro annuale che costituisce un’esperienza analoga a quella della cittadella di Loppiano per la durata di alcuni giorni).

Dalla Romania padre Stefan ha continuato a mandarmi fraterni messaggini, invitandomi cordialmente ad andare in vacanza da lui.

In quel Paese sono andato per l’Assemblea ecumenica europea di Sibiu, con tre donne della diocesi. Siamo stati accolti dall’amico Daniel che continua a lavorare a Ischia. Ospitalità eccezionale, nella semplicità di una piccola abitazione popolare.

La storia va avanti guidata dalla Provvidenza. Finalmente arriva a Napoli un prete ortodosso rumeno stabile. Tramite i rumeni presenti nell’isola, l’abbiamo invitato a Ischia. Il rapporto è subito cordiale e fiducioso.

Con la comunità locale dei Focolari abbiamo vissuto insieme qui, con la partecipazione attiva del prete ortodosso e della pastora luterana, la Giornata di Stoccarda II, “Insieme per l’Europa” (a cui si fa riferimento in altri articoli di questo stesso numero). Abbiamo anche condiviso, in grande comunione, la Settimana di preghiera per l’unità.

Ora pure il sacerdote ortodosso ha fissato una volta al mese una celebrazione liturgica a Ischia.

Da alcuni mesi ho ricevuto in diocesi un nuovo incarico, lasciando quello dell’impegno diretto dell’ecumenismo e del dialogo.

Pensando all’avventura ecumenica di questi anni, mi sono accorto che tante realtà nuove e interessanti sono nate da un semplice atto d’amore che tutti possono fare.

Gen’s 5-6/2008Ho sperimentato che spesso da un rapporto generato dalla carità scaturiscono effetti impensati in noi e negli altri e persone diverse non solo riescono a convivere in pace, ma con stupore vedono nascere e crescere quell’armonia che è il Regno di Dio in mezzo a noi.

Gaetano Pugliese