ottobre 2005

UNA GIOIA DA COMUNICARE

 

Mi ha colpito molto un segno compiuto alla XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, lo scorso agosto: al termine della Messa è stata scomposto in varie parti il logo della Giornata e ogni singolo pezzo (la stella, la «C» di Cristo, l’acqua, le torri del duomo di Colonia, la croce) è stato affidato ai rappresentanti di ogni continente, come «invio» per la missione. «Quando si incontra Cristo e si accoglie il suo Vangelo – scrisse Giovanni Paolo II – la vita cambia e si è spinti a comunicare agli altri la propria esperienza». E ha aggiunto Benedetto XVI: «Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla».

È proprio questo il senso profondo della missione che viene riportato all’attenzione di tutti in questo mese di ottobre: avere fatto una scoperta bellissima, avere nel cuore una gioia così grande, da non essere più capaci di tenerla solo per sé, ma da essere così traboccante verso chi ci sta accanto perché Gesù ci ha cambiato la vita!

E sarebbe bello se anche ognuno di noi potesse portare con sé un pezzettino dell’essere Chiesa. Secondo le nostra condizioni di vita, possiamo essere le mani, i piedi, gli occhi, la bocca di Gesù. S. Teresa di Lisieux scriveva che, paragonando la Chiesa al corpo mistico di Gesù, composto da varie membra, lei voleva essere il cuore, l’amore: «Compresi che solo l’amore spinge all’azione le varie membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunciato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue…Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore».

Solo l’amore può dare quella spinta interiore che ci butta fuori, incontro agli altri. Senza amore, non c’è missione!

Umberto S.