1° gennaio 2002 – MARIA MADRE DI DIO

Nm 6,22-7 / Gal 4,4–7 / Lc 2,16-21

 

GIORNATA PER LA PACE

 

SENZA PERDONO NON C’È PACE

 

Per questa 35a Giornata Mondiale per la Pace,  Giovanni Paolo II ha scelto il tema: “Senza perdono non c’è pace”; esso mette in luce come attraverso la pratica del perdono e della riconciliazione si creino le condizioni necessarie per sviluppare la pace.

La spirale di conflitti - conflitti tra nazioni e fra individui, conflitti etnici e razziali all’interno degli Stati, conflitti nell’ambito della vita familiare e anche nel cuore delle persone - nella quale è avvolto il nostro mondo, mostra quanto sia drammatica la realtà e, nello stesso tempo, quanto sia difficile trovare soluzioni capaci di ristabilire la pace. Di fronte a questa situazione sono di estrema importanza tutte quelle iniziative che, a vari livelli, vengono intraprese per andare alle origini e alle cause dei conflitti e per offrire le giuste risposte che in campo sociale, economico, culturale e politico la saggezza suggerisce.

Tuttavia, anche se queste iniziative sono importanti e necessarie, esse non sono sufficienti, perché all’origine dei conflitti si possono intravedere all’opera le scelte peccaminose, individuali e sociali, dell’uomo, con le loro mille manifestazioni di odio, di orgoglio e di cattiveria.

“Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto”, dice il Vangelo, per il quale non esistono piccole e grandi azioni e indica che ogni nostra azione esercita un influsso mondiale.

Un’autentica ecologia umana della pace presuppone la conversione del cuore da propositi di male a propositi di bene, da scelte di violenza a scelte di pace e giustizia. La conversione del cuore predispone gli animi al perdono e alla riconciliazione. La strada del perdono e della riconciliazione è la strada più dritta e sicura alla pace. “È l’ora di una nuova speranza, che ci chiede di togliere l’ipoteca paralizzante del cinismo dal futuro della politica e della vita degli uomini” (Il Papa alla 50a Assemblea dell’ONU).

La Chiesa, seguendo il cammino di purificazione della memoria intrapreso con coraggio e umiltà come segno di speranza per il futuro, mette tutta la sua fiducia nell’amore misericordioso di Dio e incoraggia il mondo a confidare nel potere della verità e dell’amore.

(sintesi del messaggio del Papa)

 

Le parole del Papa trovate sulla prima pagina del giornale ‘Hayat’ mi hanno molto aiutato: “L’Amore non misura”. L’ho messa in un cassetto, che spesso mi capita di aprire, per ricordarmi come vivere: ad esempio, quando mi viene un po’ di rabbia contro qualcuno, perché, dopo il mio impegno, l’altro nemmeno risponde, mi dico: “L’amore non misura” e continuo ad amare... Ho insegnato in una scuola dove quasi tutte le ragazze erano mussulmane, come me; solo tre erano indù. Da noi il rapporto tra mussulmani ed indù in genere non è affatto positivo: non si ha di questi ultimi alcuna considerazione. In classe succedeva proprio così: queste tre ragazze erano sempre sedute nell’ultima fila, isolate. Ho capito che dovevo cominciare io. Le ho chiamate a sedersi davanti, ho cercato di spiegare loro le lezioni con doppio amore, finché un giorno in cui tutte erano particolarmente attente, ho parlato della fratellanza universale, di come non dobbiamo mai fare discriminazioni tra le persone, ma volerci bene e rispettarci. Da quel giorno l’atmosfera in classe è cambiata.

 

Zereen Cheema, insegnante del Pakistan  (da “Gen”)