6 gennaio 2006 - EPIFANIA DEL SIGNORE
Is 60,1-6 / Ef 3,2-3.5-6 / Mt 2,1-12
Alzati, rivestiti di luce
(Is 60,1)
«Siamo venuti
per adorarlo»: è la frase che tanto abbiamo sentito, specialmente dalle labbra del
Papa con speciale riferimento ai giovani riuniti a Colonia nell’agosto scorso.
Un cammino dunque, un lasciare, un
guardare avanti, per giungere insieme a riconoscere il termine di ogni attesa,
Gesù, la risposta alle esigenze di ogni cuore. Perciò un continuo uscire da noi stessi, un prendere le
distanze dal mondo che ha escluso Dio, per ritrovarlo nella carne di ogni
fratello, e insieme, con la guida della stella della Parola, intraprendere
un’altra Via, la VIA, seguendo solo Lui («Io
sono la Via»).
Così avviene che la Luce ci possiede, «è dentro di noi, come per i Magi, e la dobbiamo custodire e alimentare nella costante memoria di Cristo, del suo Volto santo, del suo Amore ineffabile» (Benedetto XVI a Colonia).
DIO NON SOLO PERDONA, MA
DIMENTICA
A 11 anni iniziai ad andare
fuori strada frequentando gli «sbandati» e a combinare guai. Dagli scherzi
stupidi passai ai furti: prima piccole cose, poi soldi. Me la prendevo sempre
con i più piccoli.
Alle scuole superiori le
cose peggiorarono. mi misi a leggere riviste pornografiche, a fumare e a bere,
passando dalla birra ai superalcoolici. Qui entrai nella mentalità dei miei
amici: «Trovati una ragazza stasera, divertiti più che puoi e domani si
ricomincia».
Così passai diversi anni:
venni bocciato a scuola, mi costruii una pessima reputazione e dimenticai tutto
ciò che mi era stato insegnato di buono, sviluppando un carattere ribelle.
A 21 anni conobbi dei
giovani impegnati nella solidarietà e nella fraternità: fu l’incontro con un
mondo tutto nuovo. Capii che avevo buttato via la mia vita. Decisi di
frequentare questi giovani, partecipare alle loro iniziative e pian piano
riuscii a lasciare le compagnie e le abitudini di prima. Mi sentivo realizzato
e soprattutto amato: due cose che in passato, al di fuori del nucleo familiare,
non avevo quasi mai provato.
Ad un incontro sentii
parlare di Gesù in un modo che non conoscevo. I concetti li avevo già sentiti
da bambino, ma erano allo stesso tempo nuovi. Mi esplose il cuore e rimasi come
paralizzato. Era il momento di cambiare sul serio. Di fatto si trattava di
amare chi mi stava accanto: aiutare i miei genitori, lavare i piatti, prendere
mia sorella a scuola, anche se ciò significava tornare al lavoro senza potersi
riposare. E così con tutti. Non era facile, ma mi impegnavo.
Il mio rapporto con la
Chiesa è cambiato totalmente: ho iniziato ad andare di nuovo a Messa e dopo
qualche tempo ho trovato il coraggio di confessarmi. Certo, confessare quello
che avevo fatto non era facile; pensavo tra me: «Il prete mi giudicherà”.
Invece ho trovato tanto amore e comprensione come non avrei mai pensato. Mi
sono sentito rinato. Ho cominciato ad andare a Messa più spesso, perché sentivo
dentro il bisogno di incontrami con Gesù.
Tuttavia il mio passato continuava a tormentarmi. Per capire meglio cosa Dio volesse da me, sono partito per Loppiano (FI), una cittadella del Movimento dei Focolari, dove attraverso la vita di comunione si sperimenta l’amore di Dio. Proprio in quell’occasione ho incontrato la fiducia e l’ascolto di una persona con un forte carisma spirituale, alla quale ho raccontato la mia storia. Mentre le dicevo tutto, sentivo nascere e crescere in me una pace grandissima, mai sperimentata prima. Infine mi ha detto: «Massimo, Dio ti ha già perdonato e tu lo sai. Lui ti ama immensamente e, nell’attimo in cui ti sei confessato, Lui ti ha perdonato. Ma ora c’è una novità: Dio non solo perdona, ma dimentica. Quando Lui ti perdona, nello stesso istante dimentica tutto ciò che hai fatto, non è capace di ricordare».
Massimo D.