8 dicembre 2005 - IMMACOLATA

Gn 3,9-15.20 / Ef 1,3-6.11-12 / Lc 1,26-38

 

Piena di grazia, il Signore è con te!

(Lc 1,28)

 

Maria entra nella storia mentre prega. L’arcangelo la sorprende in preghiera. La sua gioia è pregare: la sua vita è pregare. E pregare è colloquiare con il Signore, effondersi in lui, annullarsi in lui. Che importava la miseria dello stambugio, scavato nel tufo, dalle pareti che gemevano l’acqua della collina o flagravano del sole sulla pianura, quando contro di essa, sopra le dune, si poteva costruire la ricchezza dell’amore di Dio, distillato in un colloquio tra figlia e Padre, tra serva e Re, tra nulla e Tutto? Maria perdeva sé e trovava l’Eterno.

E tutto ciò per un’ardenza d’amore, onde era trasfigurata ai piedi di Dio. La preghiera in Maria era trasfusione d’amore. (...)

Maria è la religione tutta intera, la virtù tutta quanta: in lei davvero l’amore di Dio s’è fatto amor dell’uomo e, nell’ardenza e lume, ha generato la purezza sulla base dell’umiltà con l’espressione della sapienza, virtù protette dal silenzio.

L’amore mariale non chiede; dà. Non pretende; si considera in debito. Se non è rimasto, sopporta; se è ignorato, gioisce; se è pestato, balza in Dio. Fa del Calvario in terra una pedana di lancio al cielo. Ove sia riamato, è bene; ove non sia riamato, si avvicina di più al Crocifisso.

Non si rammarica se non è compreso. Nascosto, è più valido: come a Nazareth. Trae il suo valore nel vedere, pel suo aiuto, gioire e ascendere il fratello, anche se perciò l’anima amante, per sé, resti avvilita. Ché merito dell’amore è farsi uno con l’amato, anche se l’amato resista all’unità. E sua bellezza è sottomettersi, non sovrapporsi; obbedire, non comandare; sparire, non figurare; tacere, non difendersi. Come Maria: ancilla Domini, nella quale si vede che se uno si fa niente, ottiene per ciò il Tutto. Per questo farsi nulla, Maria, umile figlia di contadini artigiani, in un villaggio remoto, fu reputata degna di divenire madre di Dio.

da «Maria modello perfetto» di Igino Giordani