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dicembre 2006 - 2a AVVENTO
Bar
5,1-9 / Fil 1,4-6.8-11 / Lc
3,1-6
Preparate la via del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri! (Lc 3,4)
Il profeta Isaia, con
la sua esortazione, ci fa capire che la strada e i sentieri che conducono
alla vita sono del Signore, quindi sono tracciati
da sempre. Noi dobbiamo solo individuarli, liberarli dalle buche, dagli
ostacoli e “raddrizzarli” cioè togliere tutti i giri
inutili che ritardano il nostro incontro con il Signore.
Abbiamo già ricordato
la penitenza e la preghiera per poter vivere meglio l’Avvento. Ora possiamo
dare più attenzione alla Parola di Dio che ci invita
a svegliarci dal sonno e camminare, che è come dire viverla quotidianamente. La
Parola deve conquistare la nostra mente e il nostro
agire riportandoci al comandamento dell’amore reciproco.
Mentre siamo come
avvolti dallo spirito del Natale egoistico e consumistico che ci inquieta nella corsa all’avere e al godere,
nell’illusione di trovare così romanticamente la fraternità e la pace,
cerchiamo di trasformare l’incontro e il dono in un gesto d’amore, sul
cammino retto e piano della volontà di Dio di ogni momento presente.
Venerdì scorso
dovevo andare a Colombare per un incontro. Andavo
volentieri, anche se senza aspettative o entusiasmi
particolari. Verso sera mi telefona don Bruno della Caritas
per dirmi che la polizia sta portando due ragazze di strada, per una accoglienza notturna. Don Bruno non chiede, ma informa…!
Gli dico che andando a Colombare mi sarei fermata. Dopo qualche minuto gli
telefono e gli dico: “È meglio che prenda una borsa per la notte?”.
Il tempo di
arrivare e di preparare due camere e arrivano due
poliziotti con le due ragazze. Qualcuno spezza dentro di me qualsiasi barriera
di repulsione e di fastidio: divento accogliente, tenera, mi prendo cura di
queste creature con sollecitudine materna. Una mi dice che è incinta… le
accarezzo il ventre, le accompagno in camera, appoggiano le loro cose e mi
dicono che hanno molta fame. Preparo la miglior cena possibile, le servo rassicurandole con sorrisi e carezze, faccio la
camomilla, le porto a letto, mostro la mia camera di fronte e dico che possono
chiudere a chiave la loro stanza. Due giri di chiave e silenzio… Dopo dodici
ore le vado a svegliare con il caffè. Questi i fatti!
Il mio sentire:
una privilegiata cui il Signore ha fatto un dono tutto speciale; sono stupita e
contenta.
Passo una notte
insonne, ma serena a buona. Mi sento custode di quel sonno finalmente
tranquillo e tanto desiderato, aldilà del corridoio. Ho tutto il tempo per
ringraziare il Signore e dirmi: “È così che torni, è così che ti sveli; due
prostitute e un piccolo figlio di nessuno… è così che
ti fai riconoscere riempiendomi di gioia!
Roberta,
Verona