11 marzo 2007 - 3a di Quaresima

Es 3,1-8a.13-15 / 1Cor 10,1-6.10-12 / Lc 13,1-9

 

Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere (1Cor 10,12)

 

Quando uno cade, anche noi cadiamo con lui.  Cadiamo sotto le bombe delle guerre fratricide, moriamo di fame insieme a milioni di nostri simili, regrediamo nella storia con gli scontri di civiltà, diventiamo più poveri in un mondo che impoverisce nella brama di possedere.

Ci illudiamo di stare in piedi, di essere giusti come il fariseo che prega nel tempio, ma in realtà siamo peggiori del pubblicano che si dichiara peccatore.

Se stiamo ritti, in piedi, Gesù non ci incontra, perché vive piegato con le mani tese per risollevare i caduti e restiamo sterili come il fico, tutto foglie e niente frutti.

La Quaresima e tutta la nostra vita non può ridursi a una sfilata di gente brava che consola con la sua sufficienza Cristo sofferente e tanti poveri “cristi” peccatori. Dobbiamo essere come semi che, caduti in terra, si lasciano fecondare dall’amore misericordioso di Gesù.

Gesù passa, constata la nostra sterilità, ci dà ancora un anno. Non possiamo perdere tempo, per alcuni di noi potrebbe essere l’ultimo.

 

Primavera: tempo di Quaresima, tempo di ri-conciliazione e di perdono. Ognuno ha qualcuno da perdonare, qualcosa da farsi perdonare… Mi venne in mente mio padre, il padre che io ancora avevo ma che, per le varie vicissitudini della vita, si era separato dalla mia famiglia ed aveva adesso una seconda moglie. Dovevo assolutamente ritrovarlo, anche se erano passati tanti anni e non avevo nemmeno più il suo numero telefonico.

Mi recai nella chiesa che lui frequentava la domenica. Lo vidi, mi sedetti qualche banco più dietro e fu durante il segno della pace che ebbi la forza di avvicinarmi a lui e alla sua seconda moglie, dimentica di tutto. Fu come ritornare bambina, quando mi affidavo a lui senza riserve, senza pensieri. “Pace, papà” gli dissi e lui mi strinse forte a sé con gli occhi lucidi. Allora una pace, che non avevo mai sperimentato prima, invase tutto il mio cuore e compresi, forse per la prima volta con tanta chiarezza, che la pace senza il perdono non può esistere.

N.N., Italia