11
giugno 2006 -
SS. TRINITÀ
Dt 4,32-34.39-40
/ Rm 8,14-17 / Mt 28,16-20
Sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo
(Mt 28,20)
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Il Vangelo di Matteo
termina così come è cominciato: all’inizio un bambino
di nome Emmanuele (= Dio con noi), al termine una promessa: “Io sono con
voi”!
Questa presenza però è
“trinitaria”; è una presenza che nasce da una reciprocità fra il Padre e
il Figlio nello Spirito Santo e chiede reciprocità anche a noi. Il “luogo” in cui cercare questo incontro non sarà più solamente il rapporto personale
con Gesù ma soprattutto l’amore di reciprocità (fra sposi, in famiglia, fra
colleghi, nella comunità cristiana...).
In questa settimana
cerchiamo di porre attenzione all’amore reciproco in quella misura alta
che possa farci quasi percepire questa presenza delicata e straordinaria di
Gesù come fra le tre Persone Divine.
Si può cominciare con
una semplice preghiera proposta a chi condivide con noi un amore profondo e con
questi condividere una esperienza positiva che ci è
capitata in giornata, vincendo un certo senso di riservatezza: una gioia intima
ci inonderà.
Nostra figlia è
stata ricoverata in ospedale per delle analisi. Una mattina mi telefona
disperata: le avevano detto, con poco tatto, che avrebbe dovuto cambiare
radicalmente dieta alimentare, con molte limitazioni; una notizia che si
aggiungeva ad altre dei giorni prima che l’avevano allarmata.
Voleva andarsene da quell’ambiente “che mi parla di
morte. Io voglio vivere, ho tante cose da fare, tanti
progetti...”.
Sono
corso da lei, l’ho ascoltata fino in
fondo, con sofferenza crescente nel cuore. Cercavo di essere
solo pieno d’amore per lei.
Quando ebbe detto tutto e sentiva che le volevo bene e che ero
dalla sua parte, ho potuto parlare. Le ho detto che
avremmo vissuto insieme tutto e che avevamo un padre onnipotente che ci amava
come nessuno: Dio. La cosa più saggia da fare era abbandonarsi con fiducia
nelle sue mani. Si rasserenò. Andammo nella chiesetta dell’ospedale a pregare.
Siamo stati in quell’ora sì lei figlia e io padre, ma quasi un padre “adottivo” che le parlava del suo vero Papà.
G.C.,
Italia