14 gennaio 2007 - 2a domenica t. ord.

Is 62,1-5 / 1Cor 12,4-11 / Gv 2,1-12

 

Fate quello che vi dirà

(Gv 2,4)

 

La confusione per gli sposi di Cana di Galilea è l’immagine dell’umanità fallita come sposa di Colui che fin dall’inizio si è proposto come Amore totale, fedele, senza pentimenti.

Ora il vero matrimonio che sarà celebrato è del Figlio di Dio, fattosi uno di noi, con l’Umanità.

Gesù sa che la grande prova d’amore sarà la sua morte, il suo sangue versato, ma permette alla Madre di dare inizio alla  gestazione di ognuno di noi fino a quando Gesù potrà dire, nell’agonia: “Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!”.

Questa gestazione è la lenta incarnazione della Parola nella nostra vita: “Fate tutto quello che vi dirà!”.

Siamo lieti di ricominciare sempre dalla Parola accolta con il cuore e vissuta seguendo i passi di Gesù che è la Parola del Padre totalmente dispiegata.

La Liturgia ci accompagnerà finché Gesù in noi potrà dire: tutto è compiuto e il Suo Spirito ci sarà dato per farci Gesù, nuovi, risorti, speranza viva per il mondo.

 

Mi ero da poco trasferito nel nuovo paese e una domenica di primavera partecipai assieme alla mia famiglia alla Messa celebrata dentro a uno stabilimento locale. Il parroco, durante la Messa diede in dono ai presenti un piccolo cartoncino colorato a testa con una frase incisa sopra, tratta dalla Sacra Bibbia. A me capitò la seguente frase: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12,10). Piegai il bigliettino in due parti e lo conservai nel portafoglio.

Nell’azienda dove presto servizio ormai da più di quindici anni, nonostante le mie capacità, l’impegno profuso e la mia volontà, non ho mai avuto vita facile; o meglio, malgrado gli sforzi e la disponibilità dimostrata, non sono mai stato baciato dalla buona stella. Così, un giorno, senza alcun motivo particolare, estrassi dal mio portafoglio il dono del parroco e lo attaccai, bene in vista con lo scotch, dietro alla mia scrivania. Conseguentemente a ciò, senza particolare sforzo, modificai il mio approccio con i colleghi, offrendo loro più comprensione ed umiltà, lasciando da parte le ambizioni, anzi cercando di fornire loro le mie conoscenze per renderli più partecipi e motivati al lavoro.

Di lì a poco chiesi un colloquio con il mio principale, al quale manifestai la volontà di poter mettere a disposizione dell’ufficio la mia passione per l’informatica. Accolse la mia domanda e divenni referente per l’EDP del mio ufficio con la gestione di più di una trentina di terminali, software compreso.

Approfittando della nuova posizione acquisita, misi i miei colleghi in grado di gestire, ognuno indipendentemente, qualcosa per dimostrare loro che il riconoscimento avuto non intendevo tenerlo solo per me, ma cercavo di condividerlo con loro il più possibile.

Alcuni appunti che avevo preso circa alcune caratteristiche e peculiarità del mio lavoro, li passai al mio principale per averne un giudizio e lui volle farne un libro per gli addetti ai lavori.

Il semplice gesto di aver affisso il bigliettino con la Parola di Dio, mi ha aperto molte strade ma soprattutto ho capito ed imparato che è meraviglioso poter fare qualcosa per gli altri e riceverne in cambio un solo sorriso!

Paolo M. C., Vicenza