17 febbraio 2002 – 1ª QUARESIMA

Gn 2,7-9; 3,1-7 / Rom 5,12-19 / Mt 4,1-11

 

VIVI DI OGNI PAROLA DI DIO

Mt 4,4

 

Essendo venuto Gesù in terra ed essendosi fatto nostro cibo, a noi non può più bastare un alimento naturale come il pane. Abbiamo bisogno di quello soprannaturale, che è la Parola, per crescere come figli di Dio e per essere persone capaci di risurrezione, di vita eterna. È questa la nostra vera personalità.

La Parola di Dio è una sua presenza fra noi. Ogni volta che l’accogliamo e cerchiamo di metterla in pratica è come nutrirsi di Gesù. Se il pane nutre e fa crescere, la Parola nutre e fa crescere Cristo in noi.

La natura di questo cibo è tale che di esso si può dire, come di Gesù nell’Eucaristia, che, quando ne mangiamo, non si trasforma in noi, ma siamo noi che veniamo trasformati in Lui, perché veniamo, in certo modo, assimilati da Lui.

Il Vangelo non è un libro di consolazione ove ci si rifugia nei momenti dolorosi, ma il codice che contiene e comunica le leggi della vita, leggi che non vanno solo lette, ma assimilate, mangiate con l’anima, e con ciò ci fanno simili a Cristo in ogni istante. Sono Parole d’un Dio cariche d’una forza rivoluzionaria, insospettata!

Questo dobbiamo fare: nutrirci della Parola di Dio. E, come oggi l’alimento necessario al corpo può essere concentrato in una pillola, così noi possiamo nutrirci di Cristo vivendo volta per volta anche una sola delle sue Parole, perché in ognuna di esse Egli è presente.

Specialmente durante la Quaresima, siamo invitati ad alimentarci del cibo della Parola di Dio, per costruire in noi l’uomo nuovo.

Proviamo a richiamarci le Parole nel profondo del nostro cuore; proviamo ad aprire spesso il Vangelo come facevano i santi: troveremo una Parola per ogni momento e per ogni situazione della nostra vita. E potremo veramente VIVERE.

(stralci da un commento di C. Lubich)

 

Alcune domeniche fa, quando ho sentito leggere in chiesa il Vangelo della vite e dei tralci, mi son detto: questo è il contrario di un imbroglio, questo è un cristianesimo nuovo; prima non pensavo che lo si potesse vivere.

Coglievo una linfa di vita che partiva da Gesù e ci legava tutti. Questa forza interiore ha significato per me tornare a casa contento di aiutare mia moglie e di giocare con i miei bambini, cose che non avevo mai fatto finora! Poi ho pensato a mia cognata, che vive un’esperienza poco felice con mio fratello, suo marito. Tra me e lei non è mai corso buon sangue, ma questo ora non mi importava; sono andato a casa loro col foglio del Vangelo che mi avevano dato in chiesa e li ho invitati a leggerlo. Il sabato successivo mia cognata mi ha telefonato e mi ha invitato a casa sua. Sono stato con lei e con mio fratello fino a notte tarda, discutendo e confrontando la loro situazione con quel brano del Vangelo, che ha portato un po’ d’unità in quella famiglia.

Un manovale