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dicembre 2006 - 3a AVVENTO
Sof 3,14-18a / Fil
4,4-7 / Lc 3,10-18
Rallegratevi nel
Signore, sempre! (Fil 4,4)
Giovanni
Battista, con Maria, ci accompagna nel viaggio verso il
Natale, all’incontro con Gesù. A lui possiamo rivolgersi senza timore, con il
desiderio che il nostro Natale non si esaurisca semplicemente come un momento
di clima speciale, in un ripetersi di folclore e di tradizioni.
Ci dice: la metà di quello che hai è dei poveri:
gioielli, vestiti, soldi, comodità. Restituiscili! La
metà di quello che compri per mangiare o spendi per divertirti è dei poveri.
A
riguardo della nostra economia e commercio ci dice: vedi di guadagnare quello
che è giusto, senza imbrogli o sotterfugi, senza avidità, giustificandoti che
tutti ormai fanno così. Accontentati di quello che hai, un po’ di austerità non ti fa male.
A
quelli che hanno autorità e governano dice: non abusare del tuo potere o della tua forza per avere di più, non approfittarti della
debolezza altrui, cerca di occupare bene il tuo posto.
Tutto
questo ci aiuta a concentrarci sul Signore che viene a visitarci in ogni
fratello e che sta in mezzo a noi quando ci amiamo a
vicenda: Lui solo fa la nostra felicità, Lui è il nostro vero Natale.
Ho sempre avuto un debole per il surf.
Essendo però uno sport molto costoso, mi era difficile praticarlo. Finché un giorno una mia zia, conoscendo la mia passione, mi offrì
l’attrezzatura necessaria. Ne fui felicissimo. Iniziò così la mia totale
‘donazione’ al surf. Compravo riviste per diventare più esperto e vi dedicavo
tutto il mio tempo. Ad un certo punto, però, ho avvertito un pericolo: mi sono
reso conto che cominciavo a vivere per questo sport e non più per Dio. Inoltre,
ciò mi impediva di amare quelli che erano vicini a me,
perché ormai vedevo solo il surf.
Finalmente però ad un incontro con altri
ragazzi, si è parlato della ‘cultura del dare’. Mi
sono sentito un po’m scomodo, soprattutto perché nelle tasche avevo dei soldi
che mi ero messo da parte per comprarmi ancora una
nuova rivista, sempre sul surf.
A quel punto non ho più resistito: ho
sentito che dovevo dare quei soldi e l’ho fatto. Dopo mi sono sentito più
libero, forse perché ero riuscito a togliermi questo attaccamento.
Ho capito così che spesso la società consumistica ci trascina a vivere la
‘cultura dell’avere’, mentre la vera gioia, per me, sta proprio nel ‘dare’, nel donare me stesso agli altri per amore.
Joao,
Portogallo