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giugno 2006 - CORPUS DOMINI
Es 24,3-8 / Eb
9,11-15 / Mc 14,12-16.22-26
Prendete, questo è il mio corpo
(Mc 14,22)
A un gruppo di ragazzi delle medie è stata
data una ricerca: trovare frasi di Gesù che si possano collegare al tema della fraternità.
Fra le tante proposte c’era anche: “Questo è il mio corpo”. Una fraternità che nasce dal dono di una vita e dal segno della
condivisione.
L’amore
ha una proprietà: suscitare una risposta, quasi una gara d’amore. È stato vero
per Gesù. Fra tanta indifferenza, c’è chi crede all’amore che sa dare la
vita e dà così significato all’esistenza. Noi
siamo fra questi. Più che lamentarsi contro la negatività del tempo moderno,
proviamo a vivere ogni azione anche semplice (lavoro in ufficio o a casa, fare
la spesa, incontrare, viaggiare, far la coda,
mangiare, stare al bar...) come un dono. Santa Caterina diceva che ogni
cosa va fatta per Dio, anche ciò che facciamo per noi,
come la cura del nostro corpo, perchè anche questo sia un dono.
Ho passato la mia infanzia e la prima
adolescenza in Unione Sovietica. La vita sacramentale ed in particolare quella Eucaristica doveva svolgersi nella clandestinità. Ciò
che sento ancora vivo e porto impresso nella memoria è l’atteggiamento verso la
S. Comunione.
Negli anni cinquanta, al beato Alessio Saritski (morto martire in Kazakhstan
nel 1963) durante le sue visite clandestine ai cattolici deportati nei Monti Urali,
dove si trovavano i miei genitori, mia madre ha chiesto di lasciare un’ostia
consacrata per sua madre gravemente ammalata, la quale desiderava ardentemente
ricevere ancora una volta la S. Comunione prima di morire, giacché non si sapeva quando sarebbe tornato un sacerdote in quella
regione. Il beato Alessio lasciando un’ostia consacrata diede a mia madre le
istruzioni per amministrare la S. Comunone nel modo
più reverente possibile.
Arrivato il tempo opportuno, mia madre ha
indossato i guanti bianchi e con una pinzetta amministrò
la S. Comunione a sua madre. Questa fu l’ultima comunione per lei. Mia madre
ardeva dal desiderio di ricevere quell’Ostia, ma non potendo farlo
sacramentalmente lo fece spiritualmente. Sono passati
alcuni anni prima che mia madre potesse ricevere la S. Comunione,
ma quella Comunione spirituale le dava la forza di restare fedele
durante la persecuzione e trasmettere l’amore per l’Eucaristia ai suoi figli.
Testimonianza di P. Athanasius Shneider al Sinodo del Vescovi