20 aprile 2003
– PASQUA DI RISURREZIONE
At
10,34.37-43 / Col 3,1-4 (1Cor 5,6-8) / Gv 20,1-9
È risorto! Là lo vedrete
(Mc 1,41)
È risorto!
Questo stesso annuncio è
dato oggi a noi cristiani: “Gesù, il crocifisso, è risorto!”
E, risorgendo, ha dimostrato la verità delle parole del centurione alla morte
di Gesù: “Questi è veramente il Figlio di Dio”.
Cogliamo oggi la bellezza di
questo annuncio straordinario della Pasqua. Viviamo la pasqua come una
rivelazione che Cristo è risorto e, vincendo la morte, ha vinto anche le nostre
paure.
Dobbiamo lasciarci
conquistare dalla realtà della risurrezione, come i discepoli e Pietro che ne
diventarono testimoni e annunciatori coraggiosi davanti al mondo.
Se, come dice Paolo, viviamo
da persone nuove nell’amore, si
potrà dire di noi ciò che ha detto l’angelo alle donne: “Là lo vedrete”.
Come sarebbe bello che
quanti non hanno colto la novità della risurrezione, la potessero scorgere
nella nostra vita di cristiani. Con un Dio che ha vinto la morte, allontaneremo
anche le loro paure.
A casa c’era un’aria di
festa. Per una coincidenza un po’ eccezionale ci ritroviamo: noi due, i
bambini, i miei genitori, mia sorella e anche i miei fratelli che, da molti anni
ormai sono lontani da casa e non solo fisicamente.
Improvvisamente papà si sente male. Non parla più. In pochi minuti
quella che doveva essere la festa di famiglia, si avvia ad essere una tragedia.
Comincia la corsa agli ospedali: non si trova posto per un malato così grave e
anziano.
Finalmente lo accettano a un reparto di rianimazione. I miei fratelli,
essendo medici, si prodigano dapprima con l’impegno di veri professionisti
come sono, poi, dopo anni di contestazione e di rifiuto, ritrovano per lui quell’amore
puro dell’infanzia.
Papà esce fuori dal coma. Con parole rotte dalla commozione gli
chiedono perdono, gli dicono tutto il bene che gli vogliono.
Ma il pericolo di morte non è scongiurato. Sembra arrivata l’ultima
ora. Sono proprio loro, agnostici e di fede materialista, che per ben due volte
gli fanno avere l’unzione degli infermi.
Uno dei miei fratelli gli sussurra: “Vai, vai sicuro papà. Sono certo
che ci rivediamo nell’altra vita”. È un arrivederci.
La morte il lunedì verso sera. Tutto è compiuto. È un dolore
lacerante, ma, davanti a quel corpo che mi ha dato la vita, sento che mio padre
non è lì. Tutto si trasforma nell’amore umile, concreto che ha sempre dato a
ciascuno di noi. Ora tocco con mano, con stupore la verità di quelle Parole di
Gesù: “Quando sarò innalzato in croce trarrò tutti a me”. Ora, entrato
nella vita senza fine, papà continua a operare fra noi, finalmente uniti.
F. P., Italia