20 maggio 2007 - ASCENSIONE del Signore

At 1,1-11 / Eb 9,24-28; 10,19-23 / Lc 24,46-53

 

Sarete rivestiti di potenza dall’alto (Lc 24,49)

 

Il Vangelo ci parla dell’Ascensione dopo quaranta giorni dal mattino di Pasqua. È questo un tempo simbolico che racchiude tutto il tempo fino ad oggi e tutti i secoli che verranno.

Nel giorno di Pasqua, la potenza scesa dall’alto che ha ridato vita al corpo di Cristo è penetrata anche nel grande corpo di tutta l’umanità. È per questo che Gesù lo troviamo in quella voce che viene dal più profondo del nostro cuore: “Sono risorto e adesso sono sempre con te!”.

I segni antichi della presenza di Dio: la montagna, le nubi, il cielo, non servono più. Dio non si fa trovare in un luogo, ma nelle persone: nei testimoni di Cristo vivo e risorto lungo la storia a partire dagli apostoli  e nei loro successori, nei martiri di ieri e di oggi, nei profeti della speranza sparsi ovunque nel nostro mondo disperato. Cristo risorto risplende nella Parola in lui totalmente incarnata, seme caduto in terra, fatto fango da cui il Padre ricrea la nuova vita di tutti noi con la potenza del suo Spirito. Spirito d’amore che ci è dato come una nuova anima e ci trasforma in un solo Uomo per l’amore reciproco che circola tra noi. Ci fa carne della sua stessa carne per il pane spezzato sull’unica mensa a cui tutti siamo invitati, preludio delle nozze eterne e definitive.  Scorrerà nelle nostre vene lo stesso sangue di Gesù versato come vino nuovo dalla croce su di noi per attrarci e trasformarci in Lui.

Nell’Ascensione Gesù non se ne va, non sparisce tra le nubi, perché ormai si è identificato con ognuno di noi.

 

POTEVO ASCOLTARE PERFETTAMENTE… CON IL CUORE

 

Sono portatrice di handicap uditivi e visivi, risultato di una malattia che mia madre ha contratto durante la gravidanza. Man mano che crescevo, mi rendevo conto che ero diversa dagli altri. Mi sentivo emarginata e soffrivo molto. Volevo partecipare, aiutare, ma le persone attorno a me spesso mi mettevano da parte, dicevano che non ero capace e che non sarei mai riuscita.

A 25 anni sono stata invitata a partecipare ad un incontro tenuto da un sacerdote per persone con difficoltà uditiva come me. Lui aveva in mano una pagina del Vangelo che cercava di spiegare con molta difficoltà perché non conosceva il linguaggio dei segni. Mi sono offerta di aiutarlo e ho illustrato le parole di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Quando l’incontro si è concluso, ho riflettuto su quelle parole: dovevo incominciare ad amare come Gesù, a perdonare come Gesù.

Ho cominciato a partecipare a degli incontri insieme ai giovani, cercando di mettere in pratica il Vangelo. La domanda che mi ero posta tante volte “Perché, mio Dio?” ha trovato finalmente risposta: “Per meglio amare Dio, sarò un Suo strumento di amore nel mondo”. Ho capito quanto fosse importante vedere e ascoltare con il cuore.

Ora sono insegnante e, da quando ho cominciato questo lavoro, ho sentito l’esigenza di impostare la mia attività in maniera nuova. Lavoravo in una scuola per persone con deficit uditivi, collaboravo per introdurre un metodo centrato sulla cultura della persona sorda, utilizzando il linguaggio dei segni con l’appoggio della lingua portoghese. Parallelamente, cercavo di adottare un altro metodo, basato sull’ “arte di amare”, che mi diceva di amare tutti, amare per prima, “farmi uno” con ciascuno, cosicché ogni allievo si sentisse una persona speciale.

R.A., Brasile