III DOMENICA T.O/C
1 Poiché molti han posto mano a stendere un
racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono
testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate
su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto
ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità
degli insegnamenti che hai ricevuto.
4,14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello
Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne
facevano grandi lodi. 16 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed
entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;
apertolo trovò il passo dove era scritto: 18 “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e
mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio, per proclamare ai
prigionieri la liberazione e ai ciechi la
vista; per rimettere in libertà gli oppressi, 19 e predicare un anno di grazia del Signore”. 20 Poi arrotolò il volume, lo consegnò
all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi
sopra di lui. 21 Allora cominciò a dire:“Oggi si è adempiuta
questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
[Lc 1,1-4; 4,14-21]
Il brano di Neemia
(8,2-10: I lettura) descrive un momento - chiave nella storia del popolo
eletto: nella comunità giudaica ricostituita dopo l’esilio lo scriba -
sacerdote Esdra (circa 400 A.C.) promulga la legge di Mosè. L’autore sacro
riferisce tale fatto sul modello della celebrazione che ogni sabato si teneva
nelle sinagoghe. E’ una grande liturgia della Parola: C’è un’assemblea
composta di tante persone diverse (vv.2-3) e uno che la presiede (Esdra). La partecipazione,
attenta e corale, manifesta una profonda venerazione per la Parola di Dio
espressa nella Legge: “Tutto il popolo porgeva l’orecchio a sentire il libro
della Legge...Si alzò in piedi...Rispose: ‘Amen, amen’ alzando le mani; si
inginocchiarono e si prostrarono dinanzi al Signore”. La Parola viene
proclamata: Esdra “lesse il libro...I leviti leggevano il libro della
Legge a brani distinti e con spiegazioni del senso, e così facevano comprendere
la lettura”. Vale a dire, la Legge, per rispetto, era letta in ebraico, ma
poi veniva tradotta in aramaico - cioè nella lingua che l’uditorio poteva più
facilmente capire - e spiegata (cfr. l’omelia). L’effetto della lettura: “Tutto il
popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della Legge”. La parola di Dio
giudica e accusa, provocando la conversione. Questa - se è autentica - non
sprofonda nel pessimismo: “Non fate lutto e non piangete”. La Parola
infatti genera la fiducia nella misericordia di Dio e invita alla gioia
del banchetto e della condivisione fraterna: “Andate, mangiate...e
mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è
consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è
la vostra forza”. Gioire come famiglia riunita davanti al proprio Dio,
ricevere nell’incontro con Lui la sua stessa gioia è sorgente di
forza per riprendere e proseguire ogni volta il proprio cammino. Chi non vede
la corrispondenza puntuale con la prima parte della nostra celebrazione
eucaristica? La qualità e i frutti della nostra partecipazione sono simili?
All’inizio del suo
Vangelo (Lc 1, 1-4) Luca dichiara che il contenuto del suo libro proviene dalla
tradizione. Tradizione che risale a “coloro che furono testimoni fin da
principio e divennero ministri della parola”, cioè gli Apostoli. Tale
tradizione e in particolare le fonti scritte (tra le quali il Vangelo di
Marco), a cui ha attinto, le ha vagliate scrupolosamente e criticamente. E’
evidente l’interesse storico di Luca. La storia di Gesù e della Chiesa è, per
certi aspetti, una storia come le altre, fatta di eventi realmente accaduti e
documentabili. Ma nello stesso tempo è una storia diversa, cioè una storia
visitata da Dio, fatta da Dio in Cristo. E’ la storia della salvezza, che
registra una svolta decisiva nell’episodio riportato nel brano odierno (Lc. 4,
14-21): Gesù inaugura ufficialmente la sua missione con un
discorso programmatico nel quadro di un’assemblea liturgica, che richiama
quella descritta nella I lettura. Prende parte alla celebrazione del Sabato
nella sinagoga del suo paese Nazaret.
Dopo che è stato
proclamato il brano della Legge, a Lui è concesso di leggere un brano dei
Profeti. Nel rotolo di Isaia “trovò” il passo contenuto in 61,
1-2. In questo testo il profeta annuncia il tempo della salvezza,
che sarà caratterizzato dal lieto annuncio ai poveri e dalla liberazione degli
oppressi. L’incaricato di questa missione la svolgerà con la forza dello
Spirito del Signore che agirà su di lui e attraverso di lui. Tale annuncio
profetico non poteva non accendere la speranza dell’uditorio “Gli occhi
di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui”, in attesa che
spiegasse quel passo, incoraggiando ad aspettare con fiducia la salvezza
promessa. L’ “omelia” di Gesù sorprende e spiazza l’assemblea, perché è di una
novità sconvolgente. “Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa
scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. La promessa di
Isaia - che parlava di un personaggio misterioso investito dallo Spirito per
operare la salvezza del popolo - si compie proprio in Lui. E si compie “oggi”.
Gesù si identifica col personaggio che si esprime in prima persona nell’
oracolo di Is. 61. Il tempo della
salvezza è oggi, perché Lui, Gesù, è qui. La salvezza, attesa per lunghi
secoli, oggi è qui, è presente nella sua persona. E’ Lui che ha ricevuto lo
Spirito, è stato consacrato e inviato da Dio. In effetti, è “pieno di Spirito
Santo” (Lc. 4,1), che è disceso su di Lui al battesimo (3, 22; cfr.
At.10,38) e che lo sostiene con la sua “potenza” (4,14). “Lo Spirito del Signore è sopra di me”:
Gesù esprime la consapevolezza che tutto nel suo essere e operare è sotto la
presa, sotto l’influsso dello Spirito Santo. Non dovrebbe essere così anche di
noi? Inoltre, riferendosi a questo passo di Isaia, dichiara che la sua missione
messianica e profetica consiste nell’ “evangelizzare i poveri”.
E’ questa l’attività centrale nel programma che il Signore ha fissato al suo
messaggero in Is.61. Le altre opere che seguono (la liberazione dei
prigionieri, dei ciechi e degli oppressi) sono esempi e forme concrete del
lieto annuncio ai poveri. Opere che nella presentazione di Luca riguardano
soprattutto la liberazione dalle malattie. Infatti subito dopo il nostro
episodio riporta diverse guarigioni di infermi (Lc. 4, 31-43; cfr. 7, 21-22;
At. 10,38). Con Gesù che predica e opera guarigioni ha inizio l’
“oggi” della salvezza. L’ultima opera della serie: “predicare
un anno di grazia del Signore”. E’ l’anno del Giubileo, in cui venivano
cancellati i debiti e gli schiavi erano rimessi in libertà. Viene in questo
modo evocata la salvezza messianica come il grande condono e la liberazione
definitiva. L’attività di Gesù è un’attività “giubilare”.
Applicandosi il
programma di Is.61, 1-2, Gesù manifesta la scelta che ha fatto dei poveri,
sofferenti, emarginati. L’ “oggi” non indica soltanto il tempo di
Gesù, ma anche il tempo della Chiesa. Essa con l’evangelizzazione dei poveri
(annuncio e servizio concreto a quanti soffrono) manifesta l’“oggi”
della salvezza messianica. Consente a Gesù di continuare a proclamare
storicamente la buone notizia ai poveri. “Quando i cristiani compiono le
opere di misericordia, ‘è Cristo stesso che fa queste opere per mezzo della sua
Chiesa, soccorrendo con divina carità gli uomini’ (Paolo VI). Se dunque
evangelizzare è fare incontrare gli uomini con l’amore di Cristo, appare
evidente che il servizio ai poveri è parte integrante dell’evangelizzazione e
non solo frutto di essa” (Col dono della carità dentro la storia 34, CEI).
Per questo, è essenziale “misurare il
proprio sguardo sullo sguardo di Cristo: è importante dunque l’azione pratica,
ma conta ancora di più la nostra partecipazione personale ai bisogni e alle
sofferenze del prossimo. Così la carità della Chiesa rende visibile l’amore di
Dio nel mondo e rende così convincente la nostra fede nel Dio incarnato,
crocifisso e risorto” (Ben. XVI al Convegno di Verona 19-10-06)
- “Gli occhi di tutti
stavano fissi sopra di lui”. Cureremo la qualità della nostra attenzione a
Gesù, soprattutto nell’ascolto della Parola.
- “Oggi si è compiuta
questa Scrittura”. Siamo in grado di cogliere la certezza gioiosa e
straripante che traspare da questa dichiarazione di Gesù? La ripete anche a noi
durante ogni celebrazione.Come reagiamo?
Nell’attenzione a Gesù e
alla sua Parola i suoi discepoli, cioè i battezzati, pur ancora divisi tra
loro, troveranno il segreto per un cammino più deciso sulla via dell’unità
voluta da Lui. Lo richiama con forza il tema della presente settimana di
preghiere per l’unità dei cristiani: Gesù
“fa sentire i sordi e fa parlare i
muti”. È la professione di fede provocata dal miracolo da Lui compiuto in
favore del sordomuto (Mc 7, 31-37). Egli ci rende capaci di ascoltare la Parola
di Dio e di ascoltarci gli uni gli altri. Egli ci rende capaci di dialogare con
Dio e di comunicare gli uni con gli altri.
- “Mi ha mandato per
annunziare ai poveri un lieto messaggio”
Gesù oggi desidera
ripetere questa affermazione attraverso di me, di te. Davanti a ogni povero
(cioè ogni persona bisognosa d’amore. Chi non lo è? Non si trova anche in casa
mia?) mi chiederò: cosa fare perché Gesù
sia per lui una buona notizia e lo liberi facendolo felice? Che cosa mi
suggerisce l’amore in questo momento? Forse di incominciare ad ascoltarlo...e
poi..e poi...Se qualche volta ci riesce, proviamo a raccontarcelo!