PASQUA DEL SIGNORE/C
“Perché cercate tra i
morti colui che è vivo? Non è qui, è
risuscitato” [Lc 24, 5-6]
Uscì allora Simon Pietro
insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro
e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non
entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e
vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non
per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche
l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. [Gv 20, 3-8]
Noi siamo testimoni di
tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi
lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha
risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a
testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo
la sua risurrezione dai morti. [Atti 10, 39-41]
La Pasqua per i credenti
è la festa delle feste. E' la festa della vita.
La vita che non soltanto sfugge temporaneamente alla morte, ma riporta una
vittoria piena e definitiva sul "nemico ultimo" e inesorabile degli
uomini. Questa vita ha un volto, un nome: Gesù risorto, che continua ad
assicurarci "Io sono la risurrezione e la vita" (Gv
11,25). "E' risorto! E' vivo!".
Ecco l'annuncio che la Chiesa da duemila anni fa risuonare senza tregua in ogni
angolo della terra e che nei giorni di Pasqua ripropone
con una gioia incontenibile e un entusiasmo dirompente. Chi non lo avverte
nelle celebrazioni di questo tempo? "Vivo" non solo nel ricordo
amoroso di una comunità che si richiama in qualche modo a Lui. "Vivo"
non solo nei poveri in cui egli disse di identificarsi. Ma
"Vivo" Lui in persona, corporalmente vivo, con un cuore di
carne che palpita per te, per me oggi. "Vivo" in una umanità che, trasformata da Dio, ha raggiunto la
perfezione suprema.
Questo annuncio parla
appunto di Gesù di Nazaret, che passò facendo del bene a tutti, e che i nemici
uccisero appendendolo a una croce, lo strumento di
tortura e di morte inventato dalla crudeltà umana per gli schiavi delinquenti.
Tutto pareva finito e le immense speranze accese da quest'uomo sepolte con lui.
Ma, ecco, l'incredibile è accaduto: "Dio lo ha
risuscitato al terzo giorno!". C'è chi lo ha visto. C'è chi lo
ha incontrato vivo: alcuni testimoni prescelti da Dio, i quali hanno
"mangiato e bevuto con lui dopo la
sua risurrezione dai morti". (At 10,39ss: II
lettura).
Questo annuncio oggi
raggiunge noi con i nostri problemi, con le nostre
angosce e preoccupazioni. Se davanti a tale annuncio noi non ci barrichiamo
dietro le nostre false sicurezze, la nostra superficialità, la nostra
rassegnazione e il solito tran-tran; se riusciamo a non dire: "E' troppo
bello per essere vero", ma riconosciamo che
"tutto è possibile a Dio" e quindi "è bello perché è vero";
insomma, se lasciamo che questa notizia "bomba" faccia breccia dentro
di noi, allora l' "incredibile" accadrà anche nella nostra
vita. Questo annuncio provocherà in noi una trasformazione interiore e nascerà l' "uomo nuovo". L'uomo
che ormai vede tutto con gli occhi nuovi illuminati dalla fede. E' come
se nella notte più buia scoppiasse una luce improvvisa e vedi tutto chiaro.
Come accadde ai due discepoli che il mattino di Pasqua si recavano alla tomba.
Correvano stimolati dall'inquietudine e spinti dall'amore, dalla ricerca. Ma con tanto buio nell'animo, il buio dell'incredulità. Una
volta, però, entrati nel sepolcro, davanti a quelle bende che prima avevano
avvolto il Crocifisso e ora giacevano lì, afflosciate,
nella stessa posizione; davanti al sudario che rimaneva intatto, senza più
fasciare il capo di Gesù, un'intuizione folgorante si accende nel cuore del
discepolo: "Vide e credette".
Potremmo intendere: cominciò a credere. Una fede che diventerà perfetta
la sera di Pasqua, quando il Risorto incontrerà i discepoli, i quali "gioirono
nel vedere il Signore". (Gv 20,20)
Così per noi, se la fede
pasquale nasce e cresce nel nostro cuore, tutto l'orizzonte della nostra vita si illumina. Tu scopri, per esempio, che ha senso fare della
propria esistenza un servizio d'amore ostinato e costante come ha fatto Gesù.
Colui, infatti, che era morto per amore, Dio lo ha
risuscitato. Comprendi anche che, se Cristo è risorto,
il dolore, le lacrime, gli affanni, la pesantezza del lavoro, il fallimento che
costituiscono la trama quotidiana della nostra vita, tutto questo ha un
significato, anche se nascosto, che un giorno sarà svelato. Ma soprattutto
scopri che l'enigma tragico della morte si illumina da
quando Lui, Gesù, l'ha sperimentata nella sua squallida e lacerante realtà e
l'ha trasformata in amore e quindi in via alla vita, alla risurrezione per sé e
anche per noi. Il suo destino è pure il nostro. Ecco dove
riposa la nostra invincibile speranza. Se attraverso Gesù Dio si è fatto
vicino ai peccatori, ai poveri, ai malati, ai falliti della storia; se l’amore
di Dio per noi ha raggiunto una misura inattesa e abissale nel dono che il suo Figlio ha fatto di sé nella morte; ora che Gesù è
risorto, questa vicinanza di Dio, questo amore di Dio possiedono un’efficacia
infinita e un’apertura universale. Nessun uomo, che lo sappia o no, è sottratto
a questa presenza amica, a questo abbraccio d’amore da
parte di Dio Padre e del suo Figlio che Egli ha risuscitato dai morti. “Io
sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20). Così continua a ripetere il
Signore risorto. Lo dice ai credenti che lo incontrano vivo e operante nella
Chiesa. Qui Egli ha la famiglia dei suoi intimi che lo assicurano: “Noi
siamo con te!” “Io sono con voi!” ripete a
ogni uomo e donna, mentre percorre instancabilmente tutte le strade, amico
discreto e silenzioso di quanti cercano un senso alla loro vita e di quanti
hanno smesso di cercarlo o non lo cercano ancora. “Sono con voi” ripete, mentre bussa tenacemente alle porte di tutti
i cuori nella speranza di essere accolto.
La risurrezione non è
soltanto un avvenimento futuro che i cristiani attendono con fiducia. Essi
sanno di essere risorti con Cristo nel Battesimo e di vivere già in
comunione con Lui una vita nuova che attraverso gli altri Sacramenti pasquali- la Riconciliazione e l'Eucaristia- viene
riversata e alimentata in loro. Sanno di essere la comunità di coloro che
"Dio è andato a cercare tra i morti per farne dei viventi"
(San Cirillo di Gerusalemme).
Il nostro cammino
quaresimale ci portava qui, a incontrare il Risorto,
a sentirci scoppiare in cuore la gioia di essere risorti con Lui. Ognuno può
dire: io oggi "incomincio". Non importa se la vita prosegue con le
sue sorprese e difficoltà. Io però mi sento nuovo. Sento che il
Risorto cammina al mio fianco e io posso dialogare con Lui. E' il Cristo
giovane- duemila anni di storia non lo hanno invecchiato-,
giovane come il mattino di Pasqua, l'amico di ogni momento. Una
presenza che non ci verrà mai più tolta. E
siamo sicuri che la mia vita, la nostra vita, non finirà in un naufragio
totale. Un'esperienza che attende di essere testimoniata
con coraggio, con entusiasmo. E' il dono più grande che possiamo offrire
a ogni persona e all'intera società.
Proviamo a ricuperare il
senso dell'augurio che ci scambiamo in questo giorno: "Buona
Pasqua!". Pasqua significa "passaggio" dalla morte alla vita.
Quando dei cristiani, incontrandosi, si salutano con queste parole, intendono
dirsi quanto sono felici perché l'imprevedibile è accaduto: cioè
per Gesù si è attuato il passaggio dalla morte alla vita. Si comunicano la
gioia di una indicibile sorpresa, la gioia dei primi
discepoli i quali non si stancavano di dirsi l'un l'altro col cuore gonfio di
emozione : "E' risorto! Vive! Lo abbiamo visto! Io l'ho visto! Tu l'hai
visto!". In Oriente in modo più personalizzato, quando i cristiani si incontrano, uno dichiara: "Cristo è risorto!". E l'altro risponde: "Sì, è veramente risorto!".
Ma dicendo "Buona
Pasqua" comunico anche al fratello, e lui a me, la gioia di sentirci
risorti con Cristo: Io sono risorto! Tu sei risorto! Io sono passato dal
torpore e dalla grettezza a un dinamismo nuovo, dalla
sfiducia al gusto e alla gioia di vivere, dalla morte alla vita. Questa gioia
ce la partecipa il Risorto. Chi più felice di Lui? Dopo l'angoscia e l'abisso
del dolore, sentirsi risvegliare alla vita e quale vita!
Quale felicità! E' commovente pensare alla gioia di Gesù, alla gioia di suo
Padre che lo ha risuscitato, alla gioia dello Spirito
Santo "che dà la vita". Una gioia a cui i Tre non
potranno mai fare l'abitudine. Anche noi siamo
chiamati a condividere tale felicità. Il segreto? Incontrare Gesù e crescere
nel rapporto con Lui. E testimoniarlo a tutti con la nostra
vita nuova, piena di gesti d'amore e quindi di gioia. La gioia, infatti,
è "amore in azione" ( Madre Teresa).
Narrano di San Serafino,
un santo russo assai popolare, che molte persone si recavano al monastero per
confidargli le proprie pene. Il santo usciva dalla sua cella, andava loro
incontro sorridendo e ripeteva semplicemente queste parole: "Gioia mia,
Cristo è risorto!". La gente tornava via risolta e felice.
Perché non essere così anch'io?
Talvolta forse ti domandi chi può essere la persona più felice nella tua
parrocchia, nella tua famiglia, tra i tuoi amici... E
a te cosa manca per essere il più felice? Il segreto ormai lo sai.
"E' a Cristo che la
Chiesa guarda...Nel volto di Cristo essa, la Sposa contempla il suo tesoro, la sua gioia " (NMI 28). Gesù ci doni di vivere un
rapporto sempre più profondo e personale con Lui. Così, molti vedano brillare
sul nostro volto la luce, la bellezza, la gioia del
Risorto e si lascino catturare da Lui.