DOMENICA V DI QUARESIMA/C
1 In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte
degli Ulivi. 2 Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto
il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una
donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: “Maestro, questa donna è stata
sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge,
ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? ”. 6 Questo dicevano per
metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma
Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il
capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra
contro di lei”. 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono
uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con
la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove
sono? Nessuno ti ha condannata? ”. 11 Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi
non peccare più”.
[Gv 8,1-11]
Nel profeta Isaia (43, 16-21: I
lettura) il Signore ci invita ad aprire gli occhi per riconoscere con stupore
gioioso e viva gratitudine ciò che Egli ha operato, sta operando e opererà in
nostro favore: “Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve
ne accorgete?”. Questa novità assoluta è Gesù e il suo mistero
pasquale (cfr. 2Cor. 5,17; Apc. 21,5...).Dio ci ha liberati
e fatti suoi, plasmandoci come suo popolo, che celebra le sue lodi e ripete con
l’esultanza di Maria: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi” (Sal
resp.).
Di novità trabocca l’esperienza di Paolo (Fil.
3, 8-14: II lettura). L’Apostolo evoca la svolta decisiva della
sua vita, quando ha incontrato Gesù risorto ed è stato afferrato,
“sequestrato”, da Lui. Da quel momento tutto si è come capovolto per Paolo e la
scala dei valori si è completamente rovesciata. Ormai ciò che lo interessa, lo
affascina e riempie di significato la sua vita è Cristo e il suo
rapporto totalizzante con Lui. “Dimentico del passato e proteso verso il
futuro, corro verso la meta”, che è raggiungere Cristo nella pienezza della
sua risurrezione. C’è qui anche tutto il programma della nostra vita.
La novità caratterizza il comportamento di Gesù
e il dono che offre alla donna peccatrice. Tutto il brano evangelico evidenzia
la misericordia di Dio che si fa visibile in Gesù. La domanda che gli avversari
gli pongono è estremamente insidiosa e tale da non
lasciare apparentemente nessuna via d’uscita. Se dichiara che la donna adultera
deve essere rilasciata, si mette contro la legge di Mosè che puniva con la
morte il peccato di adulterio (cfr. Dt. 22, 22-24).
Poteva essere accusato di violare la Legge. Se invece
dice di lapidarla, smentisce e rinnega tutto il suo comportamento improntato al
perdono e all’accoglienza dei peccatori. Gesù come reagisce? Col gesto di
chinarsi a scrivere per terra vuol fare intendere che si rifiuta di giudicare.
Si dissocia dagli accusatori della donna: non punta il dito con loro contro di
lei e già in qualche modo prende le sue difese. Inoltre,
evitando di guardarla negli occhi, desidera non confonderla e non umiliarla
ulteriormente. Col suo silenzio, che imbarazza gli accusatori, li invita a
riflettere. Poi, nella risposta che dà, si richiama alla Legge stessa, la quale
ordina che il testimone sia il primo a lapidare il colpevole (cfr. Dt. 17,7). Ma, invitando a cogliere lo spirito della Legge, sposta il
problema per portarlo sul piano della coscienza degli ascoltatori: prima di
esprimere un giudizio sulla donna, ciascuno deve esprimerlo su se stesso (“Chi
di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”).
Gesù afferma decisamente, e anche in maniera
provocatoria, che il comportamento dell’uomo complice (e quante sono le forme
di complicità!) è altrettanto colpevole di quello della donna. Non ci sono
sconti, anche se la mentalità del tempo (e di ogni
tempo) era propensa a fare questi “sconti” all’uomo. Non ci sono
discriminazioni: sia l’uomo che la donna sono persone
con pari dignità e responsabilità. Gesù non va contro la Legge, ma fa scoprire
in essa una nuova dimensione: l’obbligo di amare il
prossimo come se stesso non impedisce di vedere la gravità delle colpe altrui,
ma esige che si tratti il prossimo con giustizia. Ora ogni vera giustizia
consiste in primo luogo nel mettere ordine nella propria coscienza. Uno dopo
l’altro gli uomini si allontanano. Rimangono loro due soli: la donna e Gesù, “la
misera e la misericordia” (s. Agostino). La donna, tutta sorpresa di
ritrovarsi libera, non pensa a fuggire. Resta inchiodata
davanti a Gesù, l’unico che con la sua innocenza sarebbe in grado di
condannarla e scagliare la pietra contro di lei. “Donna, dove
sono? Nessuno ti ha condannata?” Gesù la interpella col titolo di “donna”
(=signora). La tratta quindi con grande rispetto, non
come un oggetto ma come una persona di cui riconosce la dignità, nonostante si
sia infangata col peccato. E lei: “Nessuno,
Signore”. In questa risposta si colgono i suoi umili sentimenti di
gratitudine e abbandono a Gesù. E Lui: “Neanch’io
ti condanno” (=ti perdono). Gesù non minimizza, non sottovaluta il
comportamento peccaminoso della donna, che conserva tutta la sua gravità. Non è
permissivo verso il male dell’adulterio: “Non peccare più!”.Semplicemente
perdona. E perdono - chi lo ha provato lo sa - è riabilitazione, è rinascita a
vita nuova, è aria fresca di primavera, è possibilità di essere
diversi per ricominciare, per iniziare un cammino nuovo. E’ “perdono” cioè “super-dono”, dono per eccellenza, dono
superlativo, che può venire solo da Dio e da Colui che di Dio è il Figlio. Gesù
libera definitivamente la donna. La libera da ogni condizionamento del suo
passato e le apre un futuro impensabilmente nuovo. Se dicendole “Non ti
condanno” l’assicura che le concede il perdono di Dio e cioè la pace e la comunione piena con Lui, quando aggiunge “Va’
e d’ora in poi non peccare più!” non le rivolge una semplice esortazione,
ma le fa il dono di un nuovo modo di vivere, nella fedeltà e nell’amore. Se Gesù prima non guardava la donna, ed era questa
un’attenzione d’amore verso di lei, ora la guarda. Il suo sguardo, che si posa
limpido e rassicurante su di lei, le trasmette l’amore del Padre, che non ama
condannare ,ma ricuperare i suoi figli e rilanciarli
nel bene.
“Chi di voi è senza peccato...”. Gesù mette a nudo l’ipocrisia di quanti sanno vedere nel fratello
soltanto le zone d’ombra e i lati negativi, senza intuire la sua capacità di
ricupero e le sue immense risorse, che potrebbero essere attivate da una
maggiore misericordia nei suoi confronti. A differenza degli accusatori che
giudicano la donna irrecuperabile, Gesù le dimostra fiducia e con ciò l’aiuta a
ricuperare fiducia in
se stessa. “Neanch’io ti condanno”. Glielo dice dopo che nessuno
l’ha condannata: Egli è felice di associarsi agli altri nel risparmiare la
donna. Vuole che tutti gli altri si uniscano a Lui nell’usare misericordia.
“Neanch’io ti condanno. Va’ e d’ora in poi non
peccare più!”.
Queste parole Gesù desidera
ripeterle anche a me. Soprattutto
quando lo incontro nel Sacramento della Riconciliazione. Qui Egli mi assicura:
“Non ti condanno”, cioè ti assolvo, ti perdono. Ciò
che ti pesa del tuo passato è sommerso nella mia misericordia. “Va’”, cioè rimettiti in cammino insieme ai tuoi fratelli anch’essi
perdonati e rinnovati come te. Io sono con voi e vi sostengo con la mia forza.
Ma queste parole Gesù vuole ripeterle attraverso di te a
molte altre persone. Ciò accade
ogni volta che nei rapporti familiari e sociali, davanti all’ennesimo
fallimento dell’altro, attivi nel tuo cuore la misericordia e sai dire più con
l’atteggiamento che con le parole: “Non ti condanno. Non ti tolgo la mia stima
e la mia fiducia. Guardo con speranza al tuo futuro.
Scommetto sulle tue risorse, sulle tue possibilità e
soprattutto sull’amore che Dio ti porta”. In questo modo aiuteremo il fratello
a rialzarsi e a riprendere con nuovo slancio il cammino.
Questa scena evangelica si realizza ogni volta che si
celebra il Sacramento della Riconciliazione. Ci abbiamo
mai pensato? La sappiamo rivivere in prima persona?
Quante volte nei rapporti quotidiani avverto che Gesù
mi sta chiedendo di esercitare la misericordia?
La festa dell’Annunciazione del Signore, che ricorre
oggi, ma per ragioni liturgiche è trasferita a domani,
ci richiama
l’immensa “novità” che è entrata nel mondo – il Figlio di Dio fatto uomo, morto
e risorto –
grazie
all’accoglienza di Maria. Rivivendo anche noi il “sì” della Vergine Madre,
permetteremo alla
novità infinita
che è Cristo di dilagare nella nostra vita e in quella degli altri.