INCONTRARE GESÙ

 

In uno dei tanti sondaggi di opinioni effettuati in questi anni è risultato che per 75 italiani su cento il personaggio più importante della storia è Gesù. Altri come Luther King, Gandhi, Garibaldi, Marx... vengono a molta distanza. Parecchi intervistati però confessano di conoscerlo poco; vorrebbero saperne di più, conoscere meglio la vita di questo affascinante e misterioso personaggio che si chiama Gesù: quello che egli ha fatto, quello che egli ha detto.

Ma chi è questo Gesù? È veramente Figlio di Dio, come più volte egli ha affermato? Perché se questo fosse vero, se Dio è veramente venuto tra noi e si è fatto uomo, l’unica cosa importante quaggiù è quella di incontrarsi con Lui, il Dio con noi.

 

Una cantante americana ha fatto più volte il giro del mondo e ultimamente si è convertita al cristianesimo. Scesa all’aeroporto di Londra, ai giornalisti che la intervistavano sul motivo della sua visita disse: Sono venuta per innamorare i giovani inglesi. Innamorarli? di chi? Sorridendo disse: "Di Dio! Sono certa che molti non lo conoscono". Tutti si guardarono sbalorditi. Essa continuò tranquilla: "Infatti se lo conoscessero non sarebbero così infelici... Io mi sono incontrata con Lui, con Cristo, e ne ho avuto l’anima piena di armonie. E’ stata l’avventura più bella della mia vita. Fu come se un’improvvisa primavera sbocciasse in me!".

 

Cristiani si diventa

Vi siete mai chiesti come si diventa cristiani? "Cristiani non si nasce, si diventa"! Per capire guardiamo all’esperienza dei primi discepoli: è un cammino. C’è una prima conoscenza di Gesù, un avvicinamento che suscita stupore e meraviglia per le parole che egli dice e per i gesti che compie; segue l’accoglienza del suo invito a seguirlo; il tempo in cui stanno con lui per approfondire la conoscenza. I Vangeli ci presentano questo gruppo dove troviamo Gesù che progressivamente svela il suo mistero e manifesta la via del discepolo come un camminare sulle sue stesse orme: un’avventura in cui i cristiani di tutti i tempi scoprono il fascino e il dono di una vita pienamente realizzata.

Poi il gesto della grande amicizia: Gesù dona la vita ai discepoli e stabilisce con loro una unione stabile, li nutre con la sua parola e con l’Eucaristia, perché continuino la sua stessa missione. Così anche oggi si diventa cristiani, cioè discepoli del Signore, percorrendo un cammino che assomiglia a quello dei primi discepoli: si parte dalla "scoperta" di Gesù, si passa a "fare gruppo con lui" nell’esperienza concreta di una parrocchia, per giungere alla vita nuova e continuare con la risposta personale. Questo cammino è segnato dai doni del Signore: il battesimo che rende fratelli e membri della Chiesa, l’Eucaristia che rende capaci di amare a misura di Gesù, la Cresima che dà la forza per continuare quest’opera, il matrimonio che caratterizza la strada su cui incarnare il dono della fede.

 

Disporsi all’incontro

Un incontro può trasformare una vita. I Vangeli sono la testimonianza di persone che nell’incontro con il Signore Gesù hanno visto la loro esistenza rigenerata, riorientata e salvata. Talora sono storie di personaggi che in poche righe ci testimoniano con vivacità il loro incontro con il Signore e la svolta decisiva che esso ha impresso alla loro vita. Poche righe condensano percorsi che sono capaci di illuminare esperienze già fatte o che ci offrono possibilità aperte.

Non accade nessun incontro significativo se liberamente non ci disponiamo e non ci apriamo reciprocamente con fiducia e gratuità. Le storie di incontri evidenziano sempre un momento di ricerca, segnato da disponibilità interiore e dal coraggio delle scelte. Tale ricerca nasce dalle più diverse situazioni di vita: talora può essere il vuoto di una vita frustrata, segnata dalla sofferenza, minacciata dalla morte, moralmente disgregata, che spinge a cercare il senso della vita e la salvezza. Altre volte la ricerca si esprime positivamente nel desiderio di scoprire il mistero della nostra esistenza oppure semplicemente nella preoccupazione dell’educazione dei figli.

La vita che chiede senso, liberazione, salvezza è la molla di questa ricerca. Permanere in questa ricerca non è facile. A volte si orienta in direzioni sbagliate, a volte trova ostacoli. Occorre assumerla responsabilmente, superando pregiudizi e luoghi comuni. E’ importante capire chi può rispondere radicalmente al nostro desiderio di salvezza. Il culmine della ricerca è l’apertura di fede e di speranza, l’amore riconoscente, l’accoglienza di Gesù nella propria casa e nella propria vita.

 

Lasciarsi incontrare

Quando si cerca è straordinario scoprire che si era già cercati da qualcuno (citare l’esperienza di Zaccheo). Nel nostro cercare siamo da sempre preceduti dal cercare di Gesù che offre la sua presenza, la sua Parola, la sua salvezza. Lasciarsi chiamare, lasciarsi guardare con amore, lasciarsi interpellare dalla sua Parola che da senso alla vita, che realizza un rapporto nuovo, che ci impegna, che ci dice: "la tua fede ti ha salvato"!

Non si può incontrare Gesù e rimanere come prima. Nella relazione con lui si aprono e si sentono nuovi orizzonti e progetti di vita. Alla sua presenza nuove decisioni e nuovi impegni non sono impossibili.

 

Chi sei?

Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. (Matteo 16,13-17). 

Anche noi vogliamo porre a Gesù l’eterna domanda: "Chi sei?". E’ un interrogativo in cui lui stesso ci ha preceduti: "Chi dice la gente che io sia?", "E voi, chi dite che io sia?".

Vogliamo rispondere quest’anno a questo interrogativo seguendo l’itinerario del Vangelo. Contemporaneamente però pone a noi un’altra domanda: "Chi siamo noi nei riguardi di Gesù?".

 

¨ Indifferenti, per cui tutto ciò che si può dire su di lui è ormai scontato?

¨ Curiosi, che si fermano a guardarlo attraverso qualche lettura affrettata?

¨ Interessati, che vogliono saperne di più?

¨ Innamorati, che si incantano a contemplarlo?

 

Chi sono io?

A questa domanda spesso rispondiamo: "Io sono un cristiano", oppure: "la mia famiglia è cristiana", oppure "io sono un cattolico praticante"! Domandiamoci: "Praticante che cosa?". Normalmente si intendono le pratiche religiose, la Messa, i sacramenti, qualche elemosina...

Bisogna verificare se, oltre a queste pratiche, si pratica la giustizia, la fraternità, la condivisione dei beni, l’ospitalità, la sincerità, il rispetto degli altri, la pulizia negli affari, la fedeltà, il perdono delle offese, l’amore ai nemici, l’impegno per la pace, il rifiuto della violenza, la tolleranza...

Noi troppo spesso ci illudiamo che il titolo di cristiano lo abbiamo guadagnato una volta per sempre e non possa più venir messo in discussione. Quasi un diploma che sta appeso alla parete, e che attesta che abbiamo superato gli esami (ricevuto i sacramenti...). Invece no. Il titolo di cristiano dobbiamo guadagnarcelo, meritarlo giorno per giorno. Osservando i nostri comportamenti dobbiamo poter mettere in collegamento la nostra vita e la nostra condotta con la persona e il messaggio di Gesù Cristo.

L’appartenenza a Cristo non può essere documentata semplicemente attraverso i registri di battesimo, di cresima, di matrimonio. Va documentata mediante una vita vissuta secondo lo stile evangelico.

 

Il seminatore, il seme e noi

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda" (Matteo 13, 3-9). 

Oggi potremmo rileggere questa parabola di Gesù incontrando queste persone:

o Gli uomini-asfalto. La strada è l’asfalto, l’impenetrabile. Sono tutti quei contemporanei che non percepiscono affatto o rigettano esplicitamente il legame intimo con Dio e con la sua Parola. In essi sembra scomparsa ogni inquietudine e ogni domanda.

o Gli uomini-terra sassosa. Sono gli incostanti, gli incoerenti, i superficiali, gli individualisti. Forse con termine riassuntivo potremmo parlare di battezzati che non accettano le conseguenze per la vita.

o Gli uomini-terra cespugliosa piena di spine. E’ la gente soffocata dalla mentalità consumistica, è la gente che cerca Gesù Cristo, cerca la Chiesa e tuttavia conduce una vita molto pagana, rimanendo indifferente di fronte alle verità di fede e morali del cristianesimo.

o La terra buona è suddivisa da Gesù in trenta, sessanta e cento. Si tratta di differenze grandi. Potremmo forse tradurlo in questo modo: il trenta sono i credenti tradizionalisti, molto ligi alle pratiche, anzi rigidi e però incapaci di aprirsi alle nuove proposte. Producono frutto trenta perché non accolgono né l’evangelizzazione né gli stimoli che escano dagli schemi a cui sono abituati. Il sessanta sono tante persone di grande zelo, capaci di fare molte cose, ma poco legati alla chiesa locale. Il cento è la meta cui dobbiamo tendere.

Uomini-asfalto, uomini-terra sassosa, uomini-terra cespugliosa, uomini-terra buona, chiunque noi siamo, se vogliamo, abbiamo la possibilità di conoscere Gesù. E, se andremo fino in fondo, conoscendo meglio il Cristo, conosceremo meglio noi stessi.

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 Questi incontri potrebbero procedere così: dall’esperienza nostra o altrui che provoca la riflessione, ci porta al Cristo del Vangelo, per riportarci a noi e alle nostre scelte, viste in un’ottica nuova.

Anche noi forse sappiamo qualcosa di Cristo, ma non osiamo conoscerlo fino in fondo. Anche noi vorremmo essere dei suoi... ma non ci sentiamo di esserlo. Oppure constatiamo ogni giorno che essere cristiani è difficile.

Per questo abbiamo bisogno di una vera evangelizzazione, che inizi proprio con la presentazione della persona viva di Cristo. Se non si comincia ad evangelizzare in questo modo, tutto il resto sarà costruito sulla sabbia.