GESÙ È VENUTO PER AMORE
L'amore di Dio per noi si è manifestato in
questo: Dio ha mandato il suo Figlio Unigenito nel mondo e questi
ha dato la sua vita per noi.
E noi abbiamo conosciuto e creduto all'amore che Dio ha per
noi.
Dio è Amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio
rimane in lui.
Il Natale ci fa presente - in modo da riviverlo - il fatto più sconvolgente della storia: Dio si è fatto uomo per noi, cominciando dall'essere bambino in Maria. Per tutti noi l'amore di Dio si manifesta fondamentalmente in Gesù, nella sua venuta, nel farsi volto visibile ed umano del Dio invisibile ed inaccessibile.
Se è in Gesù, - che comincia il suo cammino di Uomo-Dio a Betlemme - e attraverso di Lui, che noi conosciamo l'amore di Dio, una prima conseguenza che ne deriva è di cancellare dalla nostra mente un'immagine di Dio fiabesca o insufficiente, che spesso ci confonde, anche se l'abbiamo in qualche modo drappeggiata di figure colorate: ed è quella di un vegliardo buono ed onnipotente, di un Essere infinito e lontano, di un Giudice impassibile... Dio che ci ama è in realtà così immenso che supera ogni nostra capacità di contenerlo, e al tempo stesso così vicino che ciascuno può dire di averlo conosciuto. Il suo amore ha tutta l'infinità di Dio e tutte le sfumature di tenerezza del cuore umano.
L'Incarnazione determina il punto essenziale per cui il cristianesimo si differenzia dalle altre religioni: è Dio che viene in persona a manifestarsi alle sue creature, a parlare di sé all'uomo, a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo. Questa è dunque la caratteristica del cristianesimo: in Gesù Cristo, Dio non solo parla all'uomo, ma lo cerca. Lo cerca perchè l'uomo si è allontanato per vivere nel mondo a suo arbitrio. Lo cerca per riempirlo della sua Vita e così sconfiggere il male.
Perchè Dio si è fatto uomo? E' la
domanda che ha attraversato venti secoli di storia e che ci raggiunge
alle soglie del terzo millennio. Qualche volta l'uomo - a parole
o con l'atteggiamento della vita - può aver detto a Dio:
"Non venire, non cercarmi", oppure: "Se vieni la
porta non è aperta, perchè non possiamo abitare insieme,
perchè preferisco gestire la mia vita da solo". Ma sono
stati tanti quelli che hanno riconosciuto la sua presenza di
amore ed hanno scoperto una via sicura, una gioia nuova, i valori
autentici della vita.
Quando il Papa è stato a Torino per
celebrare il centenario di Don Bosco, ai sessantamila giovani
radunati nello stadio ha detto: "Vi parlo di Maria Orsola,
una ragazza delle Valli di Lanzo, che confidava al suo parroco:
"sarei disposta a dare la vita perchè i giovani capiscano quanto
è bello amare Dio". E Dio, a 16 anni, l'ha presa in parola.
Ecco, in questa vostra compagna, c'è la scelta a lasciarsi innamorare
in termini assoluti, facendo riferimento a Dio, accettando di
fare della propria vita un dono. Amare da cristiani è questo
miracolo".
Natale ci chiede che Gesù entri a far parte
della nostra vita in modo stabile. Una parola allora del Nuovo
Testamento ci aiuta a comprendere che la vita di Dio e la nostra
vita di uomini sono indissolubilmente legate e in certo modo si
compenetrano. "Dio è amore; e chi rimane nell'amore
rimane in Dio e Dio rimane in lui".
Che vuol dire dunque "rimanere
nell'amore"?
Può essere sentita come una espressione di
minima che ci fa dire: "Non voglio fare nulla contro
l'amore". E sarebbe già qualcosa. Ma evidentemente questa
espressione della parola di Dio indica qualcosa di più, di
positivo, di dinamico, di attivo: l'amore per Dio e per ogni uomo
ci spinge continuamente, nelle più varie circostanze, a fare del
nostro meglio per chi ci passa accanto.
All'inizio, magari, riusciamo a ricordarci
e rimanere in questa realtà solo per brevi attimi, due o tre
volte al giorno. Ma già questo è importante, perchè è come se
dovessimo tracciare con la nostra vita una scia di luce. Ogni
atto di amore che facciamo è un punto luminoso che mettiamo; poi
la misericordia di Dio riempie i vuoti e unisce i vari punti in
una linea continua. Intanto noi cresciamo, e i punti che mettiamo
si moltiplicano, e la nostra vita diventa un fascio luiminoso
sempre più grosso ed intenso, capace di diffondere attorno molta
luce e calore. E l'insieme dei "punti luminosi" ci
permette di "rimanere in Dio che è Amore". E questo
non è un bel modo di dire, né restare in qualche modo in
contatto con Lui, come qualcuno cui si pensa e cui si vuole bene;
ma è una comunione ed una partecipazione con la Vita di Dio che
si trasferisce in modo reale nella nostra esistenza.
Può essere difficile talvolta "rimanere nell'amore", in quell'amore che ha spinto Gesù a nascere a Betlemme per noi. Ad esempio, quando ci avviciniamo a qualcuno pieni di buona volontà, è sempre una ferita dura se ne riceviamo risposta non adeguata, antipatia o anche solo indifferenza. Oppure può succedere che venga mal interpretato quello che facciamo; e nascono malintesi, incomprensioni. Si possono conoscere nella vita prese in giro, imbrogli, maldicenze. Non è facile allora, indipendentemente da ogni necessaria iniziativa o possibile chiarimento, possedere quell'amore forte che non odia e che è più grande del male ricevuto.
A volte capita che, quando meno ce lo aspettiamo, ci sentiamo ringraziare per degli atti di amore o per un modo di comportarci di cui nemmeno ci siamo accorti. E molte volte, se restiamo nell'amore, ci sembra di constatare che Dio ha potuto agire direttamente, attorno a noi; e a noi non resta che essergli grati per i risultati che si producono.
La grazia del Natale di Cristo è una proposta
ed un invito. Non impediamogli di abitare tra di noi. Non
pensiamo che Dio debba rimanere solo, rivestito di ineffabile
maestà. Si è fatto bambino per essere vicino e nostro. Il mondo
gli appartiene e nel mondo l'uomo è l'essere che è più suo,
essendo stato creato a sua imagine e somiglianza. L'amore è il
nome che maggiormente si addice alla divina maestà.
L'amore può rimanere sé stesso solo
quando si fa dono, dono per gli altri. Può forse l'uomo realizzare
pienamente sé stesso senza l'amore che Gesù ha mostrato e
insegnato a cominciare da Betlemme? Cos'altro lo può salvare al
di fuori dell'amore onnipotente? Chi altri può svelare
pienamente l'uomo a Sè stesso se non Lui?
Il suo nome è Gesù, che vuol dire
"Dio che salva ".
P R E G H I E R E
Apri il mio cuore, Signore
perchè impari ad amare gli altri
come Tu hai amato me.
Apri i miei occhi, Signore,
perchè possa vedere Te
in tutti i fratelli e le sorelle.
Apri le mie orecchie, Signore,
perchè possa udire le invocazioni
di chi soffre nella solitudine,
di chi ha fame di pane e di affetto.
Effondi il tuo Spirito, Signore
su tutti coloro che si professano
cristiani,
perchè diventino, come Tu vuoi,
un cuore solo ed un'anima sola.
* * * * *
Aiutami, Signore Gesù,
a diffondere il tuo amore, dovunque io
vada.
Inonda la mia anima
del tuo Spirito e della tua vita.
Diventa padrone del mio cuore
in modo così vivo
che tutta la mia vita
sia una irradiazione della tua.
Fa', o Signore Gesù,
che ogni persona che avvicino
possa sentire la tua presenza dentro di me
perchè lì c'è il tuo amore:
e, guardandomi, non veda me,
ma veda Te in me.
Resta in me, Signore Gesù,
così splenderò del tuo stesso splendor
e potrò essere luce agli altri.
(Le preghiere sono di Madre
Teresa di Calcutta)
T E S T I M O N I A N Z E
In una famiglia come la mia, abituata ad avere
e a comperare, "dare" è una cosa strana. Da sempre
mi bastava dire che qualcosa mi piaceva e subito mi veniva regalata.
Frequentavo la scuola privata migliore della città, andavo a
cavallo, avevo tante possibilità di divertimento. Le mie
compagne mi dicevano: "A te non manca nulla".
Eppure dentro di me c'era il vuoto ed un senso di scontento.
La mia mamma ora non capisce perchè ho tirato fuori dall'armadio
i vestiti più belli, ne ho fatto un gran pacco e li ho messi in
comune con chi non era nelle mie condizioni. E' che ho incontrato
persone in cui ho visto vivere il Vangelo con radicalità e ho
voluto farlo anch'io; ho voluto provare ad amare così, come i primi
cristiani. Sento forte la necessità di vivere anche concretamente,
e non solo a parole, la fraternità universale. Mi aveva colpito
un'espressione che era detta - ma soprattutto vissuta - da questi
nuovi amici: "Se Cristo è la ricchezza dei poveri,
perchè non è la povertà dei ricchi, per essere la fratellanza
di tutti?".
E per la prima volta provo dentro di me una grande gioia, la
libertà di non essere condizionata da nulla di mio, di non
essere attaccata - come fossero idoli - alle cose.
Decido di amare mia madre senza aspettarmi nulla. Sento che
l'amore è vero quando è gratuito. A mia madre non piace
cucinare: spesso andiamo al ristorante. Incomincio da qui: imparo
un po' di ricette, quelle che i miei genitori preferiscono, e le
cucino per loro. Contribuisco così ad un nuovo clima di famiglia.
Un giorno la domestica si ammala. E' una nuova occasione per
amare: in concreto significa spazzare, pulire, mettere in ordine
la casa... soprattutto imparare a stirare, perchè c'è un sacco enorme
di roba da stirare.
Soprattutto le faccende domestiche mi danno occasione di mettermi
in ascolto dei miei familiari e di prendere a cuore le loro
situazioni: nel dialogo posso anche comunicare loro come nel mio
cuore è nato un nuovo modo di vivere.
Qualche mese dopo mia madre è "contagiata": anche lei
apre i suoi armadi per mettere le sue cose a disposizione degli
altri. Così, a poco a poco, l'amore penetra nella mia famiglia e diventa
una realtà di tutti i giorni.
Il figlio dell'impiegata del nostro negozio è tossicodipendente
e un giorno viene aggredito violentemente.
Mia madre, che prima decideva sempre tutto per conto suo, ora mi
telefona per vedere insieme a me come aiutare questa famiglia.
Per far sì che questa impiegata possa andare in ferie, vado io a
lavorare al suo posto e durante tutto il mese vedo i miei
genitori interessarsi ogni giorno di lei e di suo figlio, li vedo
mettersi a disposizione per tutte le loro necessità.
L'avere ed il possesso sono stati soppiantati dalla cultura
del "dare".... e Dio si è fatto strada nella
nostra famiglia.
(esperienza di Quicas, portoghese, presentata al convegno internazionale dei giovani nell'estate '93)
* * * * *
Carla e Nino Maruelli risiedono a Montalto
Dora. Sposati da 21 anni, hanno due figli. Conducono una impresa
commerciale che impiega 18 persone. La loro esperienza è stata presentata
ad una giornata comunitaria per parrocchie a Vallo Torinese ed è
riferita qui con lo stile della conversazione a due, come è avvenuta
durante l'incontro.
Nino. Vengo da una famiglia di piccoli commercianti,
abituati a lavorare molto e a risparmiare per assicurarsi il
futuro: non c'era molto spazio per altro.
A trent'anni mi innamoro di Carla e poco dopo ci sposiamo.
L'azienda commerciale, di cui ero diventato titolare, si
ingrandiva; finito di pagare il debito per un investimento ne
facevo subito un altro, così ero sempre più impegnato. A casa
non c'ero quasi mai e quando c'ero ero troppo stanco o troppo
nervoso per parlare con Carla o intrattenermi con i figli.
Costruiamo un nuovo capannone con annessa villetta: tutti ci
fanno i complimenti, ma io mi sono trovato a sperare che
bruciasse tutto, che si rompesse questo ingranaggio che mi coinvolgeva
e schiavizzava sempre di più, impedendomi di realizzarmi come
persona, marito e padre.
Carla. E' in questo periodo che mi viene consegnato un
foglietto che recava una frase del Vangelo proposta, con un
commento, alla riflessione ed alla vita quotidiana. Diceva le
parole di Gesù: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi
rimane in me porta molto frutto, perchè senza di Me non potete
fare nulla" In un lampo vedo tutta la nostra situazione
e ne capisco il perchè. Eravamo troppo poco radicati in Dio e
nel suo amore per condurre una vita che desse pace ed armonia alla
nostra casa.
Siamo invitati ad un convegno di qualche giorno dove vengono
proposti temi ed esperienze spirituali che scaturiscono dal
Vangelo. Le parole ascoltate, ma più ancora l'amore che c'è tra le
persone convenute, ci toccano.
Diciamo a Dio che siamo contenti di averlo incontrato in modo
nuovo, Gli diciamo che crediamo al suo amore. Decidiamo di
lasciarci guidare da Lui, e impostiamo in modo rinnovato la
nostra vita familiare cercando di uniformarla alle parole del
Vangelo. Diciamo il nostro "sì" a Dio - anche se con
paura - ed al suo disegno su di noi, per rimanere in Lui.
Nino. Gesù, che ora cerchiamo di tenere vivo in noi e fra
noi, ci aiuta a superare barriere personali di carattere, di
educazione, di mentalità... Impariamo a dirci ogni cosa,
soprattutto quelle realtà interiori che, non comunicate, ci
facevano sentire estranei. L'amore ci guidava a non stupirci di
nulla, a condividere ed aiutarci in tutto. Il nostro rapporto
diventa più profondo e liberante e scopriamo via via i tesori
che Dio ha nascosto in esso. Ed il più grande tesoro è stato scoprire
che Dio operava attraverso il nostro amore.
I primi a beneficiarne sono i nostri figli. Sono coinvolti da un
clima di dialogo stabile; e noi guardiamo a loro senza egoismo,
cercando insieme il disegno preparato da Dio per loro.
In ditta Carla segue il lavoro di ufficio, ma soprattutto mi
aiuta condividendo ogni cosa. In questa unità tra di noi trovo
la forza di portare avanti tutto un cambiamento di mentalità nei rapporti
con i collaboratori, cominciando ad esempio col concordare gli
orari, le ferie, i permessi tenendo conto delle loro esigenze
familiari.
Carla. Quando ci viene chiesto di assumere un ragazzo
caratteriale, non esitiamo. Sarà un'esperienza dura: ma la
fatica non è stata vana.
Il "cercare prima il Regno di Dio" ci fa sperimentare
la Provvidenza, perchè, nonostante la crisi del nostro settore,
la ditta continua a crescere; questo lascia molto stupiti i
nostri fornitori e ci permette di inserire nei colloqui qualche accenno
al centuplo promesso dal Vangelo. La fede in Dio libera la
fantasia e la potenzialità.
Le iniziative personali di cui abbiamo parlato, si stanno ora
concretizzando anche a livello comunitario. Con altre persone di
buona volontà abbiamo fondato una cooperativa con l'obiettivo di
dare lavoro o comunque un modo alternativo di inserimento nella
società a persone con difficoltà, portatori di handicap ed ex
carcerati. Ora siamo già 80 soci e con altre forze si sta
creando una corrente di partecipazione e di condivisione.