I DODICI
La scelta dei Dodici
La scelta degli Apostoli è uno dei grandi atti di Gesù nella
sua vita pubblica. «In quei giorni Gesù se ne andò sulla
montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu
giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali
diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro,
Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,
Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,
Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore». Questi
Dodici sono chiamati ad avere con Gesù un rapporto personale.
Egli vuole che siano i suoi «compagni». Essi costituiscono,
attorno a Gesù e con Gesù, una comunità che vive la sua vita, paragonabile
non tanto a un maestro con i suoi discepoli, quanto a un fondatore coi
suoi primi compagni. Vivono con Lui tutta la sua carriera terrestre,
per acquisire la qualità di testimoni diretti delle sue parole e
delle sue azioni e, più tardi, della sua risurrezione.
Le fondamenta della Chiesa
Gli Apostoli sono considerati come il fondamento della Chiesa.
Dice l'Apocalisse: «Le mura della città poggiano su dodici
basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello».
Gregorio Magno scrive che gli Apostoli sono «le fondamenta del
suolo, come prima base di solidità». E Agostino: «Ma perché
sono fondamenta gli Apostoli e i Profeti? Perché la loro
autorità sorregge la nostra debolezza».
I Dodici come «comunione» e Paolo
Gli Apostoli sono stati scelti da Gesù che ha detto: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici?». E ancora: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Egli li ha scelti ad uno ad uno, ma si debbono considerare un «corpo» e come tali sono stati investiti delle loro funzioni.
Marco ha scritto: «Costituì dunque i Dodici». Il numero dovrebbe simboleggiare l'universalità e, come i Patriarchi sono i padri delle 12 tribù del popolo eletto dell'Antico Testamento, così i 12 Apostoli sono i capostipiti del nuovo Popolo di Dio. E gli Apostoli sono consci di essere un gruppo particolarissimo. Lo dimostra il fatto che Pietro ritenne indispensabile mantenere il numero di 12 membri, proponendo, dopo l'ascensione di Gesù, la sostituzione di Giuda.
Il Concilio Vaticano II dichiara formalmente che il Signore
«li costituì a modo di collegio» precisando «o ceto stabile»
perché nessuno possa pensare ad un gruppo di uguali che deleghi uno
di loro alla presidenza. Il ruolo di Pietro è diverso. V'è
dunque nella istituzione del collegio degli Apostoli il timbro
dell'unità, la realtà d'una comunione. Ed è perché questa
unità sia sempre viva e perfetta che, all'ultima cena, Gesù dà
proprio agli Apostoli il comandamento nuovo: «Questo è il mio
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho
amati». Solo con la pratica di questo comandamento gli Apostoli
potranno tenere sempre viva la loro vocazione ad essere un sol
corpo ed avvertire tutti i soprannaturali effetti della presenza
di Cristo, che, da questo comandamento attuato, deriva. I Dodici
possono agire soltanto in stretta comunione. Nel Concilio di
Gerusalemme, le decisioni sono prese in unità: «Abbiamo deciso, lo
Spirito Santo e noi...». Gesù vuole che tutto, nella Gerarchia
della nuova Chiesa, tutto sia fatto in unità. Ed è nell'unità
che Egli può regnare. È Gesù, infatti, il vero Capo della
Chiesa. «Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché
uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli... E non
fatevi chiamare "maestri" ["guide"] perché
uno solo è il vostro Maestro, il Cristo». Ai Dodici si parifica
Paolo quanto a missione ed autorità. Essi erano Apostoli prima di
lui, ma non più di lui.
Autorità dottrinale dei Dodici
I Dodici si distinguevano sempre nettamente dagli altri discepoli ed emergeva soprattutto la loro autorità dottrinale. È scritto infatti che: «[i battezzati] si dimostravano assidui all'insegnamento degli Apostoli...».
I Dodici sono mandati a predicare dapprima ai figli d'Israele
che il Regno di Dio è vicino, a guarire gli infermi, i lebbrosi,
a cacciare i demoni, a risuscitare i morti. Se la loro parola è accolta,
porta la pace. Se non lo è, debbono scuotere la polvere dei
calzari. Gregorio Magno a questo proposito dirà: «E - siccome i
santi dottori... nella loro predicazione sono aperti verso coloro
che accolgono [la parola] ma, con la loro autorità, sono chiusi
verso coloro che resistono - giustamente [gli Apostoli] vengono
chiamati porte... La porta della Chiesa è Pietro, il quale ha
ricevuto [Cornelio], che era alla ricerca della fede, e ha
respinto Simone [mago] il quale voleva comprare il potere dei
miracoli. A Cornelio disse: "In verità mi rendo conto che Dio
non fa differenza di persone" e gli ha aperto benevolmente i
segreti del regno. A questo [Simone mago], con le parole
"Va' alla malora tu e il tuo denaro" ha chiuso
l'entrata alla dimora celeste».
I Dodici agiscono come Gesù
I Dodici agiscono in certo modo come Gesù. Essi debbono
predicare come Lui. Egli è il pastore e così Pietro e gli
altri. Cristo dovrà patire e pure i suoi discepoli saranno perseguitati.
Cristo morirà per i suoi e a identica sorte debbono essere
pronti i discepoli. Essere un altro Cristo è il loro compito.
Come vedere la gerarchia
Il mondo critica e giudica la Gerarchia della Chiesa (di cui
gli Apostoli sono la prima espressione) come un organo di governo
con potere autoritario, rigido, che sovrasta i fedeli, imponendo
di rinunciare alla ragione per credere solo quello che essa - la
Gerarchia - pensa, e fare ciò che essa stabilisce. Questa è la
peggior caricatura di quella meravigliosa realtà che è il
disegno di Dio sulla Gerarchia. È vero che vari uomini nella storia,
investiti da Cristo come suoi ministri, non hanno espletato degnamente
la loro missione ed hanno anche tradito il Vangelo, considerando
più l'onore di cui erano arricchiti che l'onere della loro responsabilità, e
intendendo il loro compito più come potere che come servizio. Ma
se pensiamo che siamo tutti peccatori e dobbiamo giudicare prima
di tutto noi stessi, saremo più sereni nel considerare che gli Apostoli e
poi i Vescovi hanno avuto una vocazione sola in cui rispecchiarsi, Cristo; e
a questo modello sicuramente hanno teso la maggior parte dei ministri che Dio
ha scelto in venti secoli. Se un certo numero ha errato nel seguire l'esempio
di Cristo, occorre ricordare che Gesù, nonostante fosse ancora
in terra, non potè evitare il tradimento di Giuda per la
libertà di cui ogni uomo è dotato. Dobbiamo adoperare tutte le
nostre forze per sradicare dal mondo l'idea deforme della
Gerarchia della Chiesa, affinché esso la veda qual è: rivestita
d'una dignità altissima, con poteri che potremmo dire divini, per servire
gli uomini e salvarli, altro Cristo.
Presenza di Cristo negli Apostoli
Agli Apostoli Gesù ha detto: «Chi accoglie voi accoglie
me...». Chi accoglie gli Apostoli accoglie Cristo. E ciò basta
per dire che Gesù è negli Apostoli. E ai settantadue: «Chi
ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me». Chi
ascolta gli inviati da Cristo ascolta lui. Nella Chiesa primitiva
tutti erano convinti di ciò. Gesù dà dei poteri agli Apostoli dicendo: «In
verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato
anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra
sarà sciolto anche in cielo». Nella decisione della Chiesa si
adempie quella di Dio. Come per Pietro, se non fosse Cristo che
agisce negli Apostoli, nello sciogliere e nel legare, il Cielo
non potrebbe sanzionare. Altra dimostrazione che Cristo è
presente negli Apostoli. Dice André Lemaire: «I ministri di
Cristo, dunque, sono i suoi rappresentanti, "investiti"
di potere da lui; accoglierli significa accogliere Cristo...».
«Se si prende coscienza della realtà dell'autorità del
ministro ce n'è a sufficienza per essere presi da timore e da
ammirazione davanti a "un tale potere dato agli uomini".
In realtà, grande è la tentazione di farne dei semidèi. Non
ci sarebbe nulla di più contrario al Vangelo».
I poteri
Dopo la risurrezione, Gesù confermerà la missione già
consegnata e la universalizzerà.
Matteo conclude il suo Vangelo con queste parole di Gesù: «Mi
è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare
tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo».
Marco parla di ulteriori segni che accompagneranno la loro
predicazione: «... scacceranno i demoni, parleranno lingue
nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno,
non recherà loro danno...».
Ma seguiamo Matteo: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in
terra». Per questo Gesù può conferire dei poteri ai suoi
uomini. Gli Apostoli dovranno «ammaestrare», far discepoli, e s'intravede
il potere di governo; «battezzare» e c'è un potere si
santificazione; e «insegnare» tutto quanto hanno appreso, e c'è
un potere di profezia. Gli Apostoli conoscevano la verità. Gesù
l'aveva loro rivelata.
Dice Tertulliano: «Poté rimaner nascosta alcuna verità a un
Pietro, chiamato pietra da edificarvi sopra la Chiesa, e
provvisto delle chiavi del regno dei cieli con la potestà di sciogliere
e legare in cielo e in terra? «Potè rimaner nascosta alcuna
verità a un Giovanni, che fu così caro al Signore, da riposare sopra
il suo petto, e che fu il solo ad avere dal Signore la rivelazione
del tradimento di Giuda e poi a esser dato, in sua vece, come figlio
a Maria? «Che cosa avrebbe potuto nascondere a persone, a cui mostrò
la sua gloria, con la visione di Mosè ed Elia, e a cui fece
udire la voce del Padre che scende dall'alto?». Tertulliano
scrive ancora:
«... se il Signore Gesù Cristo mandò gli apostoli a predicare,
è evidente che non si debbono accogliere altri predicatori... E
questo perché nessun altro conosce il Padre all'infuori del Figlio
e di quelli a cui lo rivelò il Figlio. Ma si sa che il Figlio...
lo rivelò agli apostoli...
«... Si... [deve] considerar vera solo quella dottrina la quale
concordi con la dottrina delle Chiese apostoliche, madri e
sorgenti della fede...».
Dice Massimo di Torino: «Il Cristo Signore può essere conosciuto soltanto attraverso la bocca degli Apostoli e la dottrina dei discepoli; gli Apostoli... dopo l'amaro della legge, con sapienza abbondante, stillano dalle loro vene la dolcezza come calici del sacramento... gli Apostoli sono fonti che hanno irrigato con la loro dottrina la faccia di tutta la terra...». «Ecco - conclude Gesù - io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».
Forse mai Gesù parla così esplicitamente della sua presenza
con e negli Apostoli. Dice il teologo L. Bouyer: «[è] il Cristo
storico... che agisce attraverso i "ministeri" da lui
donati personalmente alla Chiesa, cominciando da quello degli
Apostoli... In forza del legame vivente che costituiscono con lui
(la comunione con lui), questi ministeri garantiscono che sia sempre
lui, mediante il suo Spirito, a nutrire, mantenere, sviluppare in
ogni tempo la Chiesa stessa, come suo corpo».
Missione degli Apostoli: continuare Gesù
Agli Apostoli poi sono rivolte da Gesù parole che dicono
l'altissima dignità della loro elezione. Sentiamo: «Come il
Padre ha mandato me, anch'io mando voi». «Come» è uno dei famosi
«come» che rendono attraente il Vangelo perché prolungano
sulla terra realtà di Cielo: «Ama il prossimo tuo come te stesso».
Questa è legge celeste; è il modo di amarsi delle Persone della Trinità,
modo a cui l'uomo non è abituato per natura, ma a cui deve sempre adeguarsi
per grazia.
«Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro
celeste». In quegli attimi in cui Gesù vive nel cristiano, il
cristiano è perfetto come il Padre. Ora, a proposito degli
Apostoli, Gesù dice: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando
voi». Ma nel mandare Gesù, il Padre aveva tutto un programma,
uno scopo da raggiungere. Ebbene, un fine uguale è destinato agli Apostoli.
«... Io mando voi». Gesù manda gli Apostoli. «Dopo aver detto
questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito
Santo"». Gesù, alitando sugli Apostoli, trasmette ad essi
la sua Vita: gli Apostoli vengono ri-creati in vista della loro funzione:
continuare il disegno del Padre espresso nell'invio del Figlio:
la riconciliazione degli uomini con Dio.
«A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li
rimetterete resteranno non rimessi».
Essi potranno ora rimettere i peccati, cosa che finora era
prerogativa diretta di Dio. È l'istituzione del
Sacramento della Penitenza. Gesù vuole dunque che agli uomini
siano rimessi i peccati attraverso altri uomini, i suoi ministri.
I ministri rappresentano Gesù ed in essi è Lui che assolve:
presenza di Gesù negli Apostoli. Paolo dirà: «Noi fungiamo
quindi da ambasciatori per Cristo come se Dio esortasse per mezzo
nostro».
Missione degli Apostoli come servizio
E tutto quanto gli Apostoli fanno sarà un servizio, come fu
per Gesù. «Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà
vostro servo...; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto
per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto
per molti». Dice Ambrogio: «Agli Apostoli viene comandato di
non portare il bastone... segno esterno di autorità e strumento doloroso
di punizione... [Il Maestro] li ha mandati a seminare la fede non mediante
la costrizione ma attraverso l'insegnamento; non ostentando l'autorità, ma
mettendo in luce la dottrina dell'umiltà».
Lo Spirito Santo e gli Apostoli
Alla Pentecoste, lo Spirito Santo ha comunicato agli Apostoli
la forza quando, sotto forma di lingue di fuoco ha acceso nei
loro cuori la fiamma dell'amore divino. E - come si vede negli Atti
- ricevuto lo Spirito Santo, essi hanno la facoltà di
trasmetterlo: «Frattanto gli Apostoli, a Gerusalemme, seppero
che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono
Pietro e Giovanni. «Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero
lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro,
ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.
Allora imponevano le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo».
E, predicando, comunicavano la vita che vivevano: «Quello che
abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché
anche voi siate in comunione con noi...». Inoltre gli Apostoli agivano come
ministri del Sacramento dell'Eucaristia. Gesù li aveva fatti
tali, dicendo: «Fate questo in memoria di me».
Preghiera di Gesù per gli Apostoli
Gesù sta per avviarsi alla morte e risurrezione. Si sta
compiendo in questo momento non solo il disegno di Dio su di Lui,
ma anche sul piccolo gruppo degli Apostoli. La tragedia della sua morte
potrebbe disgregare quel pugno di uomini che Egli era riuscito a
strappare dal mondo per farli «Regno dei cieli», «Chiesa»,
«Corpo mistico». Ma sarà proprio la sua morte la causa della
loro nascita. È agli Apostoli che Gesù dedica particolarmente
l'inno della sua ultima preghiera al Padre, anche se l'allarga
poi a tutti quelli che per essi crederanno. «Come tu, Padre, sei
in me ed io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola». Gesù
prega il Padre (ed è Dio che prega Dio e quindi ottiene) che come
il Padre è in Lui e Lui nel Padre, anche gli Apostoli siano una
cosa sola in Loro. Ma se gli Apostoli sono nell'unità del Padre
e del Figlio, la Trinità, Dio, è negli Apostoli. «E la gloria
che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi
una cosa sola».
Gesù ha trasmesso agli Apostoli tutta la sua realtà, ha svelato
loro la luce del suo esser Verbo, li ha fatti partecipi della
vita divina, che il Padre gli ha dato, e con ciò possono essere
uno: uno con Lui, col Padre e fra loro. «Io in loro e tu in me,
perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato
e li hai amati come hai amato me».
«Io in loro». Gesù domanda d'esser presente negli Apostoli.
«E tu in me». E il Padre in Gesù. Ma l'unità del Padre con
Gesù è perfetta, per cui se gli Apostoli saranno in
quell'unità, ne conosceranno la perfezione. «E il mondo sappia
che tu mi hai mandato». Il mondo saprà che il Padre ha mandato Gesù, perché
lo vedrà vivo negli Apostoli. «E li hai amati come hai amato me»:
è un altro «come» evangelico che porta la maniera e la misura
del vivere in Cielo, sulla terra. Ed è giusto. Con Gesù è
arrivato sulla terra il Regno dei cieli. «E io ho fatto
conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore
con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». «E lo
farò conoscere». Gesù continuerà a svelare il Padre agli
Apostoli con la sua presenza in loro, e per lo Spirito Santo che
manderà. «Perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi».
Gesù ama il prossimo come sé e richiede al Padre di amare gli
Apostoli come è stato amato Lui. È vertiginoso, è solamente
divino. «E io in loro». Gesù conclude la sua stupenda
preghiera non chiedendo altro che la sua presenza negli Apostoli.