EVANGELIZZAZIONE E TESTIMONIANZA DELLA CARITA'
1. "FARE LA VERITÀ NELLA CARITÀ"
La prima tappa che porta ad avvicinare il testo
che propone gli orientamenti dei vescovi italiani per gli anni
'90 per cogliere il significato di fondo del documento ed il
rapporto fra vangelo e carità può essere sintetizzata nel detto
paolino "fare la verità nella carità" (Ef. 4,15).
L'intero documento - "che conserva intatta, a tre
anni dalla pubblicazione, la sua carica di innovazione e di
profezia" - esprime
un "obiettivo certamente ambizioso, comportante non solo un
rinnovamento, ma una vera e propria riforma della pastorale".
A modo di sintesi alcune espressioni (cfr. i n.
7-9-10-11-25) come prime linee essenziali di riferimento per la
riflessione.
"La verità cristiana non è una teoria astratta.
E' anzitutto la persona vivente del Signore Gesù, che vive
risorto in mezzo ai suoi. Può quindi essere accolta, compresa e
comunicata solo all'interno di una esperienza umana integrale, personale
e comunitaria, concreta e pratica, nella quale la consapevolezza
della verità trovi riscontro nell'autenticità della vita.
Questa esperienza ha un volto preciso, antico e sempre nuovo: il
volto e la fisionomia dell'amore"....
"Sempre e per natura sua la carità sta al centro
del vangelo e costituisce il grande segno che induce a credere al
vangelo".
"Una delle mete pastorali dell'attuale decennio
sarà proprio quello di mettere in più chiara luce, nella
coscienza e nella vita dei credenti, l'intimo nesso che unisce verità
cristiana e la sua realizzazione nella carità".
"E carità ricorda che il centro del vangelo, la
"lieta notizia", è l'amore di Dio per l'uomo e, in
risposta, l'amore dell'uomo per i fratelli. E ricorda, di
conseguenza, che l'evangelizzazione deve passare in modo
privilegiato attraverso la via della carità reciproca, del dono
e del servizio".
Occorre allora "scrutare la verità della carità
per innervarla sempre più nel tessuto del pensiero e della
prassi cristiana".
La spiritualità dell'unità, frutto del
carisma donato dallo Spirito Santo al nostro tempo, ci ha offerto
la strada e l'esperienza per comprendere ed attuare il contenuto
degli orientamenti pastorali dei vescovi italiani che annunciano
nella carità l'evento sintesi del vangelo di Gesù.
La scoperta di Dio Amore generò la scelta di Lui come
unico Ideale: "Noi non avremmo avuto senso nel mondo se non
fossimo state una piccola fiamma di questo infinito braciere:
amore che risponde all'amore".
Ma il Signore stesso si è preso cura di manifestare la
possibilità unica per vivere e concretare questo ideale, come
descrive Chiara stessa: "Ben presto Dio mi ha chiarito, come
Lui solo sa fare, che amarlo implicava un fatto: amarlo nei fratelli,
in tutti i fratelli del mondo" . E di tutto il Movimento
scrive: "la carità è la nostra specifica vocazione",
e le linee della nostra vita "ci avvertono che noi siamo
chiamati anzitutto a dare al mondo uno spettacolo di carità
perfetta, di quella carità che è amore verso Dio e trova la sua
verifica nell'amore verso il prossimo". Ed in altra
occasione: "Mi è parso di capire che alla nostra Opera si poteva
dare un nome, il nome che Agostino dava spesso alla sua Chiesa: Carità. L'Opera
di Maria oggi la direi: carità. Carità è il suo nome, perchè
tutto ciò che non è carità in essa, "carità
organizzata" come direbbe Papa Paolo della Chiesa, "carità
incarnata" come direbbe il Patriarca Atenagora, non è parte
viva di quest'Opera"
Chiara percepisce la vita scaturita dalla
carità come il disegno sull'umanità portato da Gesù sulla
terra. "Quando un emigrante si trasferisce in paesi lontani, specie
se meno civilizzati del suo, vi porta i propri usi e costumi.
S'adatta certamente, per quanto deve, all'ambiente, ma continua
spesso a parlare la sua lingua, a vestire secondo la sua moda, a
costruire edifici simili a quelli della sua madrepatria. Quando
il Verbo di Dio si fece uomo, s'adattò senz'altro al modo di vivere
del mondo e fu bambino e figlio esemplare e uomo e lavoratore, ma
vi portò il modo di vivere della sua patria celeste e volle che
uomini e cose si ricomponessero in un ordine nuovo, secondo la
legge del cielo: l'amore"
Il Movimento dei focolari considera una pietra miliare
della propria storia (dopo aver compreso in maniera nuova il
Comandamento nuovo di Gesù) quel patto che hanno formulato le
prime focolarine: guardandosi in faccia tra loro hanno detto:
"Io sono pronta a morire per te. Io per te. Ognuna per
ciascuna". Quel patto - che ha gettato le fondamenta del
Movimento - è diventato, in seguito, la natura di tutta l'Opera
di Maria . E ne costituisce anche, in mezzo alle altre opere di
Dio, la sua originalità spirituale.
Per rendere stabile, visibile e storica la carità
organizzata ed incarnata nata dall'amore scambievole sono sorte
le Cittadelle: città-testimonianza per dar modo al comandamento
nuovo di attuarsi e città sul monte per mostrare come sarebbe il
mondo guidato dalla legge del vangelo. Visitando la prima di
queste - Loppiano - il 12 giugno 1980, Chiara definiva la
vocazione, il disegno e la funzione di questa cittadella.
"Ogni persona che qui incontri ogni giorno è candidata a
vivere il comandamento nuovo. Ognuna deve essere pronta a dare la vita
per te e ognuna chiede a te di amarla fino alla misura
estrema....Se è così tutto acquista senso, tutto ha valore. Se
non è così la Mariapoli è un assurdo....E allora che dire a
Loppiano? Quello che s. Giovanni ormai anziano ripeteva nelle prime
comunità cristiane quand'era interrogato sull'insegnamento di
Gesù: Questo è il suo comandamento....Quale consiglio dare?
Prima di tutto impegnarci davanti a Dio con un patto:
"Noi vogliamo prometterti di voler fare di quel tuo
comandamento la legge di questa città..." (da
rinnovare periodicamente). Concretando questo proposito, sarà
Cristo che pensa in noi, che progetta e organizza in noi la
venuta del suo regno nel mondo....La nostra opera infatti è la
conversione del mondo, è conquistare a Cristo i cuori degli uomini".
Così si è realizzata dal 1964 ad oggi una esperienza
ecclesiale e sociale, richiamo per migliaia di persone che in
Loppiano trovano la luce e la vita.
Il rapporto fra carità ed evangelizzazione,
anzi la coincidenza fra carità ed evangelizzazione, è tipico
del carisma dell'unità. "La nostra non è una ricetta da leggere
ed applicare, ma una vita. Noi dobbiamo amare Dio; ma se lo
amiamo veramente, amiamo anche il prossimo. E il prossimo così
amato è, presto o tardi, conquistato a Cristo", "poichè il dono di sè
chiama dono ed è la conquista dei cuori a Dio"
L'esperienza ormai di cinquant'anni del Movimento dei
Focolari insegna che con la testimonianza della carità si
"colgono frutti degni di un Dio: la rivoluzione cristiana,
conversioni, fiorire di vocazioni". Per la vita evangelica
trasmessa dal carisma, Dio in noi e fra noi "risveglierà,
illuminerà le coscienze, susciterà pentimento, ridarà
speranza, infiammerà di entusiasmo sì da mettere in molti il desiderio,
da morti che erano, di rivivere con Cristo, di vivere
Cristo" . L'autenticità della vita, che ha il volto e la
fisionomia dell'amore, ci ricorda "che anche noi non siamo
chiamati tanto ad essere perfetti organizzatori, o dirigenti... Dobbiamo
essere perfetti nell'amore...E' questa la forza che aiuterà gli
altri a salire...Poichè questo importa: passare e far passare
tutti dalla morte alla risurrezione" ed essere in questo modo "fontane che irrigano il
deserto del mondo per la rinascita di molti". Di conseguenza anche il parlare
sarà nuovo: "se noi ameremo, daremo testimonianza con la
vita e verrà spontaneo darla anche con la parola". Giovanni Paolo II° dava
conferma di questo profilo di apostolato in un discorso tenuto il
19 agosto 1984 a conclusione della sua visita al Centro Internazionale
del Movimento dei Focolari: "Dio è Amore. Questo vuol dire
che quando si vive l'amore, quando si fa vincere l'amore, allora
si fa vedere Dio"
La carità intesa come "forma" della
chiesa, che definisce sia "l'essere" che "l'agire"
di essa, emerge soprattutto con il Vaticano II°, ma si manifesta
nella tradizione ecclesiale a partire dall'insegnamento dei
Padri.
La definizione di Chiesa-Carità risale a S. Ignazio di
Antiochia. S. Agostino mette in rilievo la carità come essenza e
compendio del vangelo: "Chiunque crede di aver capito le
divine Scritture o una qualsiasi parte delle medesime, se mediante
tale comprensione non riesce ad innalzare l'edificio di questa
duplice carità, di Dio e del prossimo, non le ha ancora
capite". E nel
Commento alla prima lettera di san Giovanni afferma che né devozioni né liturgia né sacramenti costituiscono
l'autenticità della chiesa, ma la carità: "Se tutti si
segnassero con la croce, se rispondessero amen e cantassero
l'alleluja; se tutti ricevessero il battesimo e entrassero nelle
chiese, se facessero costruire i muri delle basiliche, resta il
fatto che soltanto la carità fa distinguere i figli di Dio dai
figli di Satana. Quelli che hanno la carità sono nati da Dio,
quelli che non l'hanno non sono nati da Dio. E' questo il grande
criterio di discernimento. Se tu avessi tutto, ma ti mancasse
quest'unica cosa, a nulla ti gioverebbe ciò che hai; se non hai
le altre cose, ma possiedi questa, tu hai adempiuto la
legge".
La carità è per noi cristiani ciò che conta e ciò
che resta: lo troviamo in una pagina di S. Girolamo: "Ti
domando: tu hai la percezione del passaggio dall'infanzia alla
fanciullezza, alla giovinezza, alla maturità, alla vecchiaia?
Ogni giorno si muore un pò', ogni giorno subiamo trasformazioni
e, malgrado ciò, viviamo con l'illusione di essere eterni.
Queste cose che sto dettando, che vengono scritte e che poi
rileggo e correggo, son tutti momenti che mi restano in meno da
vivere...L'unico vero guadagno che resta è la nostra unità
nell'amore di Cristo".
Significativa l'espressione di s. Gregorio di Nissa:
"Dio è Amore e fonte di amore. Il Creatore ha impresso in
noi anche questo carattere. 'Da questo tutti sapranno che siete
miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri'. Dunque, se questo
non c'è, tutta l'immagine viene sfigurata".
In un discorso tenuto, durante un viaggio in
Asia, nella cattedrale di Tokyo a circa trecento sacerdoti
riuniti con l'arcivescovo mons. Peter Seiichi, Chiara - dopo aver
esposto una breve illustrazione del Movimento dei focolari e
della sua spiritualità - si soffermava sull'importanza che i
sacerdoti testimonino l'amore reciproco per dare credibilità
all'annuncio del Vangelo nel mondo di oggi nella conclusione del
suo intervento.
"Che cosa può dire di particolare il messaggio,
che il Movimento annuncia, ai sacerdoti oggi?
Quando Gesù ha parlato con i suoi futuri preti,
ha detto loro parole che illustravano la loro missione e davano
loro straordinari poteri. 'Come il Padre ha mandato me, così' io
mando voi'. 'Ciò che voi scioglierete sulla terra sarà sciolto anche
nel Cielo'. 'Fate questo in memoria di me..' Ed ha plasmato
creature di fronte alle quali gli angeli si inchinano e i santi
baciano dove passano.
Ma quando Gesù, prima di lasciare questa terra, ha
parlato al Padre dei suoi sacerdoti, ha detto così: 'Come
tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch'essi in noi una cosa
sola...'
Certamente questa preghiera - detta anche sacerdotale -
è per tutti i cristiani. Ma innanzitutto è uscita dal cuore di
Cristo per i sacerdoti.
E come allora Gesù li vuole? Senz'altro ministri di
Dio, ma perfettamente inseriti, per l'amore in Lui e, per Lui,
con il Padre, così come li vuole uno fra loro. Nell'epoca in cui
viviamo è reclamata più d'ogni altra cosa questa unità....
In questi tempi il sacerdote può dire la sua parola,
che deve dire al mondo,, se sarà prima un testimone. E si sa
qual'è la testimonianza che Gesù vuole: 'Da questo tutti
sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per
gli altri', perchè dove è l'amore reciproco lì è Cristo. Il
Risorto, che ha promesso d'essere con la sua Chiesa fino alla
fine del mondo, ha scelto quale mezzo per manifestarsi agli
uomini principalmente l'unità che è effetto dell'amore".
Questo è anche "l'oggi" della chiesa
italiana. Il Convegno ecclesiale di Palermo programmato per
l'autunno '95 può diventare "una tappa storica del cammino delle
nostre chiese". Lo afferma il Card. Ruini nella prolusione
alla sessione autunnale '94 del Consiglio Permanente C.E.I.
"Il Convegno ecclesiale di Palermo offre uno spazio e uno
stimolo a tutta la chiesa italiana per approfondire la
riflessione e maturare orientamenti e progetti anzitutto su
questo versante della inculturazione della fede. Il suo tema,
"Il Vangelo della carità per una nuova società in
Italia", può suonare certamente molto ambizioso. Ha però
il merito di non nascondere né la transizione che stiamo vivendo
né la necessità di affrontarla facendo leva sulla novità e
sulla forza misteriosa dell'amore cristiano. E' necessario un
impegno comune di largo respiro, perchè esso diventi un fatto di
base delle nostre chiese e possibilmente di tutte le energie vive
del cattolicesimo italiano".
ALCUNE PISTE PER LA RIFLESSIONE E LA RICERCA
1. Per alcuni il termine "Nuova Evangelizzazione" ha un significato forte che indica "rifondazione della chiesa". Riteniamo prioritario e fondamentale porre a base del progetto pastorale l'amore scambievole, capace di un nuovo tessuto di chiesa e di comunità, per mettere vino nuovo in otri nuovi e riportare le nostre chiese al modello delle prime comunità cristiane?
2 Molte volte si rilevano scarsi risultati e pochi frutti di fronte al rilevante e spesso faticoso impegno pastorale: c'è bisogno di ricercare nuovi metodi e nuove impostazioni sulla base delle indicazioni teologiche e pastorali del documento dei vescovi ETC? Il carisma dell'unità e l'esperienza che ne deriva ha incidenza nella nostra pastorale?
3. Un'idea, un annuncio restano infecondi se non si incarnano in una realtà visibile che abbia il compito di 'gruppo-campione', cioè di comunità che dimostri la vali- dità e la superiorità nei confronti di altri modelli: qual'è il fascino e l'attrattiva delle nostre comunità di fronte alle suggestioni del mondo? C'è qualche aspetto di vita nelle nostre comunità che convinca il mondo della propria alienazione?
4. La comunione genera comunione: crediamo che la comunione fra sacerdoti è la prima fonte per poter essere, per esperienza compiuta, costruttori di comunità e di essere così portatori della civiltà dell'amore? La nostra testimonianza di unità sacerdotale è sufficiente per offrire un criterio di credibilità all'annuncio evangelico che compiamo?
5. Il prossimo Sinodo della diocesi di Torino richiede come metodo la "sinodalità": è il metodo che ha radici nel Vaticano II°. Quale esperienza e quale contributo riteniamo sia possibile dare alla chiesa torinese in questo senso?
DON GUIDO BONINO
3 OTTOBRE 1994
PRIMO LUNEDI'