GESÙ NELL'EUCARESTIA
Ho fatto le vacanze al mare in campeggio e lì ci hanno
raggiunto per una settimana gli zii che sono molto lontani da
Dio. Subito li ho affidati a Gesù, essendo questa un'occasione
speciale per farlo loro conoscere. Cercavo di fare ogni cosa per
amore e nel pomeriggio, mentre ancora tutti erano sulla spiaggia,
io mi preparavo per andare a messa. Loro si meravigliavano tanto,
anche perché la chiesa era molto lontana. Ogni tanto mi
prendevano in giro e mi dicevano che facevo meglio a rimanere
con loro sulla spiaggia, invece di camminare tanto tempo sotto
il sole per andare alla messa, quando nessun altro lo faceva.
Dopo essermi messo d'accordo con Gesù, quando alla fine
della settimana continuavano ancora a punzecchiarmi, io ho spiegato
loro che per me la messa era il momento più importante
della giornata, era il mio incontro con Gesù che è
l'Ideale della mia vita, colui che mi dà la forza di amare
tutto il giorno. Gli zii hanno ascoltato in silenzio. Il giorno
dopo era domenica e mentre stavo preparandomi per la messa mi
hanno detto: «Sai, anche noi oggi vogliamo venire a messa
con te». Sono stato felicissimo: la sera sarebbero ripartiti,
ma anche loro avevano ritrovato Gesù. Antonio
Alcuni giorni della settimana vado, durante l'intervallo della
scuola, a ricevere Gesù Eucaristia. Un giorno, mentre andavo
in chiesa, mi sono ricordato che c'era un ragazzo della mia stessa
classe con cui avevo litigato e con il quale non parlavo più.
Sentivo che non avrei potuto continuare a ricevere Gesù,
se prima non fossi stato in pace anche con lui. Allora mi è
venuta l'idea di cercarlo per chiedergli scusa. Non era facile
però: prima di tutto perché neppure lui voleva parlare
con me e poi perché avevo un po' di vergogna a farlo. Insomma,
l'uomo vecchio mi faceva trovare tante scuse. Ho pensato allora
di andare dall'assistente gen 3 che lavora nella stessa mia scuola
e con Gesù in mezzo ho capito che avrei dovuto fare ugualmente
questo passo. Così il giorno seguente sono andato da questo
ragazzo e gli ho chiesto scusa. All'inizio lui è rimasto
un po' sorpreso, ma poi era tutto felice. Io così sono
andato a ricevere Gesù Eucaristia pieno di gioia. Airton
[Brasile]
Il mio papà, per ragioni di lavoro, spesso è costretto
a trasferirsi, e con lui tutta la famiglia. Questo mi crea dei
problemi, perché devo abbandonare le mie amicizie e ricominciare
da capo in un ambiente nuovo. Ultimamente ci siamo trasferiti
ancora: nella nuova città mi sentivo molto sola, temevo
che mi sarei lasciata condizionare dalla mentalità sbagliata
che incontravo nelle nuove compagnie. Non sapevo a chi appoggiarmi:
qui non c'è il focolare e la mamma era sempre piena di
pensieri... Temevo proprio di non farcela... Un giorno però
mi resi conto del vero significato dell'Eucaristia e della sua
grande importanza. Io, di fronte a Gesù, non ero niente
eppure potevo riceverlo, avere un colloquio vero e proprio con
Lui, confidarmi con Lui... Ho scoperto l'Eucaristia e finalmente
ho trovato un appoggio. Poi ho pensato che un ministro o qualsiasi
altra persona molto importante, per ricevere qualcuno fa aspettare
a volte anche tanto tempo, e poi non riceve chiunque... Gesù
invece dà udienza a chiunque: poveri, ricchi, buoni e cattivi.
Insomma è una cosa meravigliosa! Chiaretta
Qualche tempo fa, alcune gen 3 della mia città sono venute
a casa mia ed abbiamo passato il pomeriggio insieme. Quando alla
sera sono andate via, la mamma ha cominciato a dire che non era
d'accordo con la mia scelta di essere una gen 3 e di vivere per
Dio, e voleva proprio che io smettessi di vivere l'Ideale. Io
l'ho ascoltata in silenzio, e alla fine le ho detto: «lo
ti voglio molto bene, ma adesso che ho trovato uno scopo per cui
vale la pena di vivere, non voglio più lasciarlo: io ho
scelto Dio». Per lei è stato un grosso dolore, è
diventata ancora più triste e non voleva più parlare
con me. Anch'io soffrivo per questa situazione, sentivo che non
potevamo restare così, ma non sapevo come fare. Subito
mi sono buttata ad amarla ancora di più, ma a volte era
difficile... Così mi sono trovata sola con Dio, e dentro
di me ho sentito la spinta ad andare da Gesù Eucaristia.
Sono corsa da Lui e gli ho chiesto di riportare l'unità
tra me e la mamma, sicura che avrebbe fatto tutto Lui. Arrivata
a casa ho trovato una signora che stava parlando con i miei genitori.
Poco dopo mi sono accorta che stavano parlando dell'Ideale e anche
papà interveniva raccontando di come era cambiato il mio
modo di vivere dopo che ero diventata una gen 3. Poi mi hanno
chiesto cosa era per me Dio, e ho cercato di dirlo ascoltando
'quella voce' che mi suggeriva le parole, però senza interesse,
senza cercare di convincerli, ma solo per amore. Abbiamo parlato
a lungo, poi quella signora li ha invitati a partecipare ad un
incontro di Famiglie Nuove, e i miei genitori hanno accettato.
Quando lei è uscita la mamma mi ha detto che avevo ragione
ad aver scelto Dio. Ho ringraziato tantissimo Gesù Eucaristia
che mi aveva dato la forza di non mollare. Marisa [Brasile]
Un giorno una signora, amica della mia mamma, è venuta
a casa mia. Io la conoscevo già un po', perché più
volte l'avevo vista venire a messa, però avevo notato che
non andava mai a ricevere Gesù Eucaristia. Io ho un grandissimo
desiderio di ricevere Gesù nel mio cuore, ma non ho ancora
fatto la prima Comunione e ogni volta per me era un dolore vedere
che lei non voleva avere quella grazia. Però quando quella
signora è venuta a casa nostra, le sono andato incontro
e l'ho salutata facendole festa. Poco dopo è venuta un
momento nella mia stanza, e abbiamo cominciato a parlare. Allora
ad un certo punto le ho raccontato che desidero tantissimo ricevere
Gesù Eucaristia, ma devo aspettare perché non ho
ancora l'età. Lei mi ha ascoltato, poi è tornata
dalla mia mamma. Il giorno dopo è venuta a messa e ho visto
che è andata a ricevere Gesù. Adesso lo riceve tutti
i giorni. Rolando [Africa]
Mio zio non credeva più in Dio, non faceva più la
comunione da quando aveva ricevuto Gesù per la prima volta.
Bestemmiava e mi prendeva sempre in giro perché vivo l'Ideale.
Ma io, nonostante questo suo atteggiamento, continuavo a volergli
bene e a manifestargli il mio affetto attraverso tanti piccoli
atti d'amore. Avrei voluto che anche lui scoprisse l'Amore di
Dio e ne fosse conquistato! Poco tempo fa si è ammalato
gravemente e l'hanno portato all'ospedale. Io pregavo sempre per
lui. Adesso ho saputo che ha chiesto la comunione e la riceve
ogni giorno. Questo mi ha dato una grande gioia. Ho ringraziato
tanto Gesù perché mi ha dato il centuplo. Luca
In classe mia c'è una ragazza che vedevo sempre triste:
frequentava cattive compagnie e rubava . I suoi genitori non andavano
d'accordo, anzi stavano per separarsi e non avevano mai voluto
che lei facesse la Prima Comunione. Ho cercato di amarla tanto,
di esserle sempre vicino. Poi ho pensato di darle la Parola di
Vita e l'ho vista trasformarsi. Ha voluto sapere di più
del Vangelo: le ho parlato dei gen. Poi è venuta ad alcuni
incontri. Un mese fa mi ha detto: «Sai Monica, ti devo dire
una cosa, non so con chi confidarmi ed ho pensato a te, alle gen.
Tu sai che io non ho fatto la Prima Comunione, ma varie volte
sono andata lo stesso a ricevere Gesù, perché la
preghiera non mi bastava più. Ora però, dopo aver
conosciuto le gen e aver sentito Chiara parlare della 'fiammella',
voglio confessarmi per poter ricevere Gesù in una stanza
calda e illuminata, ma non so come fare». E così mi
ha chiesto di aiutarla. Insieme alle gen abbiamo visto di prepararla
e di farla confessare da un sacerdote che conosciamo. Quando è
uscita dal confessionale era felicissima e mi ha detto di non
aver mai sentito Gesù così vicino a lei. Monica
Un pomeriggio mi sentivo molto sola e triste, non sapevo quello
che dovevo fare, avevo l'impressione di essere stata abbandonata
da tutti. Poi, però, ho pensato che Gesù è
sempre con noi e che non ci abbandona mai. Mi sono ricordata di
una frase di Chiara: non siamo soli finché c'è un
tabernacolo sulla terra. Così mi sono vestita e sono andata
in chiesa. Quando sono uscita ero cambiata, mi sentivo libera,
felice, e avevo tanta gioia dentro il cuore. Quando sono arrivata
a casa mi son messa ad aiutare la mamma e il mio fratello che
doveva fare i compiti. Allora ho capito che solo Dio ci può
donare tanta gioia. Rita
Quando ho scoperto che potevo incontrarmi ogni giorno con Gesù
nell'Eucaristia, ho sentito che non potevo più fare a meno
di Lui. Ma nel mio paese, durante la settimana, c'è solo
una messa alle 6 del mattino. Allora tutti i giorni mi alzo alle
5 e percorro a piedi un lungo tratto di strada per raggiungere
la chiesina che è abbastanza lontana a casa mia. Ogni volta
è un piccolo sacrificio, ma sono felicissima di poter ricevere
ogni giorno Gesù Eucaristia, perché Lui mi dà
una forza tutta nuova per cominciare la giornata. Sofia [Portogallo]
Un po' di tempo fa ho attraversato un periodo difficile. Non riuscivo
più ad amare, sentivo Gesù sempre più lontano
da me e non riuscivo a superare questo dolore. Perciò mi
isolavo sempre di più, finché un giorno Gesù
mi ha 'messo alle strette'. Mi era stato chiesto di andare a parlare
ad alcune ragazze dell'Ideale. L'avevo fatto già altre
volte, ma ora non me la sentivo: come avrei potuto parlare loro
di Gesù se lui non era in me? Dovevo risolvere la situazione
e sono andata da Gesù Eucaristia. Gli ho ridetto il mio
sì e, tornando nel mio banco dopo averlo ricevuto, sentivo
di essere nuova e pronta ad andare da quelle ragazze, che non
avrebbero visto la solita Antonella, ma Gesù. Antonella
Una mattina c'era lo sciopero dei pullman e un signore del mio
palazzo si è offerto di accompagnarmi a scuola con la sua
macchina. Così sono arrivata un po' in anticipo. Mentre
passeggiavo in attesa di entrare, sono passata di fronte alla
chiesetta che è vicina alla scuola. Dal momento che era
più presto del solito, ho pensato di approfittare per assistere
alla messa: ma ero indecisa, temevo di fare tardi. Poi, però,
ho visto che il tempo c'era e che quella mia indecisione non aveva
senso. Allora sono entrata. Durante la comunione ho chiesto a
Gesù di aiutarmi ad amare i miei compagni. Dopo mi sono
sentita più forte e a scuola sono riuscita ad essere più
paziente e disponibile. Ho capito che quando dentro di noi c'è
Gesù, è molto più facile vivere l'Ideale:
ora cercherò di andare ogni mattina a messa e ricevere
sempre Gesù Eucaristia. Telma [Brasile]
Avevo deciso di trascorrere le vacanze di Pasqua con i miei nonni.
Il giovedì santo siamo tutti andati alla funzione. Quel
giorno però ero un po' triste, sentivo che qualcosa in
me non andava, ma non riuscivo neanche a capire cos'era. Durante
la messa la nonna più volte mi ha chiesto: «Ma che
cos'hai, perché sei così...» e io le rispondevo
di stare tranquilla, che andava tutto bene. Ma quando mi stavo
avvicinando all'altare, al momento della comunione, ho sentito
forte dentro di me: «Ma come posso andare a ricevere Gesù
Eucaristia, che è una cosa così grande, se non mi
preparo a questo incontro con Lui... Devo rimettermi subito ad
amare!». Poi, appena sono tornato a casa, ho pensato subito
a cosa potevo fare per gli altri: ho rimesso a posto la mia camera,
ho lavato, ho aiutato la nonna in tanti piccoli lavori... Mi sono
accorto che dall'incontro con Gesù Eucaristia avevo avuto
la spinta a ricominciare con uno slancio ancora più grande
di prima. Herbert [Germania]
Dopo il congresso di Roma, il mio rapporto con Gesù è
diventato più intimo, più bello. Con Gesù
Eucaristia, che è una ricarica, cresco sempre più
nell'amore. Prima mi sembrava che ricevere Gesù Eucaristia
stesse diventando un'abitudine. Non volevo che fosse così,
allora lo pregavo che mi desse la forza di fare bene la sua volontà
nell'attimo presente. Ho veramente trovato un rapporto personale
con Gesù e mi sono reso conto che Gesù Eucaristia
è un dono grandissimo dell'amore di Dio, è sempre
nuovo e non può diventare un'abitudine. Charles [Francia]
Quest'estate andavo tutti i giorni a messa per avere la forza
di andare controcorrente. Chiedevo a Gesù di aiutarmi a
restare pura e di aiutare i miei amici a scoprirlo. Glieli affidavo
tutti e gli chiedevo di farli rimanere puri. Poi gli dicevo che
io ero pronta, che la mia vita era sua e Lui poteva usarla come
voleva. Dopo pochi giorni, la domenica, una mia amica, che da
tanto tempo non entrava in una chiesa, è venuta con me
a messa. Ora tra noi amici non bisticciamo più e qualche
volta una di loro viene con me a messa anche durante la settimana.
Luisa
Ultimamente non stavo bene, e dopo avere fatto alcune visite,
i medici mi hanno trovato un tumore alla testa. All'inizio ho
provato un po' di paura, ma poi ho affidato tutto a Gesù
e da allora ho sentito che Lui mi dava coraggio. In questo periodo
poi avevo un grandissimo desiderio: quello di fare la Prima Comunione
e mi stavo preparando a questo, quando un giorno ho ricevuto la
notizia che avrei dovuto essere ricoverato all'ospedale. Così
mi sono trasferito a Bogotà per fare degli esami e questo
era molto difficile per me. Poi però mi sono ricordato
di offrire tutto a Gesù e Lui stesso mi ha aiutato tantissimo
con il suo amore. Una mattina, infatti, mi hanno detto che avrei
potuto fare la prima comunione in ospedale e che con me ci sarebbero
stati gli altri gen 3 e anche le gen 3. È stato un giorno
specialissimo: Gesù era proprio con me, dentro di me e
mi dava la forza di affrontare tutto. Anche quando sono dovuto,
poi, andare in sala operatoria, avevo una grande pace. Mi sono
inventato una canzone che diceva la gioia che provavo, perché
ero sicuro che la Madonna mi accompagnava e che ero nelle mani
di Gesù. Mi sono anche ricordato di offrire tutto per Chiara
e sentivo tanto l'unità di tutti i gen 3. L'operazione
è andata bene ed ora mi sto riprendendo. Anche se ancora
non ci vedo, sento che Gesù mi è vicino. Ogni volta
che lo ricevo nell'Eucaristia sono tanto felice. Juan Gabriel
[Colombia]
Da un po' di tempo ho cominciato ad andare a messa ogni giorno.
Mi alzo prima vincendo il sonno e vedo che Gesù Eucaristia
ogni giorno mi dà una forza grandissima. Da questo rapporto
con Lui e con le altre gen, ho trovato anche il coraggio di rompere
il ghiaccio con mio padre. Con lui infatti non è facile;
sentivo di non avere un rapporto, non parlavamo mai. L'altra sera
invece è stato bellissimo! Da un argomento qualsiasi è
nato un dialogo profondo tra noi e abbiamo parlato per più
di un'ora di tante cose... Mi è sembrato un regalo di Gesù,
in cambio della mia Piccola fedeltà a Lui. Ann [Olanda]
Prima di andare a scuola, vado sempre a messa. In quest'ultimo
periodo, una mia compagna di classe ha cominciato a prendermi
in giro, dicendo che sembravo proprio una vecchietta! Io sono
rimasta un po' male e per qualche giorno non sono andata a messa.
All'inizio del mese è arrivata la Parola di Vita, subito
mi è venuto un dolore: come potevo io diffondere la Parola
di Vita se non avevo il coraggio di andare a ricevere Gesù?
Ho capito allora l'importanza della Messa: Gesù Eucaristia
è proprio la garanzia per rimanere nel 'raggio'. Ho ricominciato
ad andare alla messa, senza paura di quello che la compagna poteva
dire, anzi, ho preso coraggio e l'ho invitata ad accompagnarmi
in chiesa. Leila (Brasile)
Quest'anno ho cominciato le scuole superiori; e sono iniziate le prime difficoltà con i miei nuovi compagni che si professano atei e comunisti. Io ho manifestato subito le mie idee cristiane e naturalmente sono stato preso in giro immediatamente. Qualche giorno fa c'è stata una messa, con la partecipazione obbligatoria per tutta la scuola. Prima che iniziasse è passato un ragazzo con un cestino pieno di ostie e chi voleva fare la comunione poteva prenderne una e metterla nella pisside. Ho avuto un po' di timore a farlo, perché ho pensato alla derisione alla quale sarei andato incontro, però mi sono ricordato di quella frase che ha detto Gesù: chi si vergognerà di me davanti agli uomini anch'io mi vergognerò di lui davanti a Dio. Così ho preso la mia ostia e l'ho messa nella pisside. Un mio compagno, vedendomi, mi disse: «Ma che fai? E dopo devi pure andare a prenderla davanti a tutti...». «Sì, certo!» gli ho risposto. E lui ancora: «Ma non hai vergogna?» «No! - gli dissi Se tu non hai vergogna d'essere comunista, io non ho vergogna d'essere cristiano». Alla comunione poi siamo andati in 30 su 1.600. Al ritorno non la finivano più di prendermi in giro. Il giorno dopo, durante la lezione di tecnica, quello stesso compagno che mi aveva preso in giro è venuto a chiedermi in prestito la lima. Mi è venuta la tentazione di vendicarmi, ma ho subito pensato che in quel momento era Gesù che me la chiedeva e così gliel'ho data. Da quel momento è iniziata tra noi una bella amicizia e tra l'altro ora lui mi sta aiutando anche a diventare amico di tutta la classe. Riccardo
GESÙ IN MEZZO
Emilio è un gen 3 povero che abita nella nostra città
e che ha i denti molto rovinati. Tutti noi gen 3, mettendo Gesù
in mezzo per capire cosa fare per la sua bocca così disastrata,
abbiamo deciso di cercare un dentista che potesse fargli un trattamento.
Così Leo, il nostro assistente, è andato con lui
da una dottoressa. Arrivati da lei si sono subito resi conto che
quel trattamento era troppo costoso e che quella clinica era frequentata
da persone ricche. Però hanno voluto credere alla provvidenza
e dichiarandosi un grandissimo Gesù in mezzo, hanno aspettato
il loro turno. Poi sono entrati nello studio dentistico. Quando
la dentista ha guardato la bocca di Emilio ha subito chiesto:
«Avete i soldi sufficienti per fare un lavoro così
grosso?». Allora Emilio, molto semplicemente, le ha risposto:
«Con i miei amici, i gen 3, abbiamo deciso di fare qualche
attività per trovare i soldi necessari...». Poi, vedendo
che la dottoressa ancora non capiva, le ha spiegato che si trattava
di vendere vestiti usati e robe varie per guadagnare qualcosa.
Dopo aver sentito queste cose, la dottoressa ne ha voluto sapere
di più. Così Emilio e Leo le hanno raccontato tante
cose belle della loro vita e della loro scoperta che Dio è
Amore e sono diventati amici. Alla fine lei, colpita dal loro
Gesù in mezzo, ha detto. «Mi pagherete con quello
che avete!» Emilio e Leo, tutti felici, stavano per uscire
quando però la dottoressa li ha richiamati ancora indietro:
«Ho tanti problemi... - ha detto loro - facciamo così:
io vi faccio il lavoro ai denti e voi in cambio pregate per me».
Era proprio il centuplo. Il trattamento ora è già
cominciato ed è tutta un'enorme provvidenza. Tra l'altro
la dottoressa ogni volta è felice di vedere Emilio nella
sua clinica perché dice che quando lui è lì
porta una nota di gioia e serenità a tutti. I gen 3 di
Recife
Quest'anno al campeggio ho trovato la mia più cara amica
cambiata: voleva sempre stare con i ragazzini e non si comportava
bene con loro. Allora mi sono detta che se volevo essere tutta
di Dio e rimanere pura, dovevo cercare ogni scusa per non stare
con lei anche se per me era un dolore grandissimo perdere la sua
amicizia. Ho cominciato così a guardarmi attorno e mi sono
resa conto che c'erano lì al campeggio tanti bambini piccoli
che sarebbero stati felici se qualcuno avesse inventato dei giochi
per loro. Così, con mia sorella Maria, li abbiamo chiamati
e abbiamo cominciato a stare con loro, a giocare, cantare ...
Con Maria, però, abbiamo fatto il patto di tenere sempre
Gesù in mezzo, in modo che tutti quei piccolini trovassero
solo Dio. Via via che i giorni passavano attorno alla mia tenda
il gruppo dei bambini si faceva sempre più numeroso e anche
il gioco diventava sempre più bello, si vedeva che cercavano
di giocare in modo nuovo, amandosi fra loro. Era spontaneo spesso,
dopo aver giocato, sedersi e parlare di Gesù, della Madonna
e loro erano attentissimi e mi facevano tante domande. Le persone
che passavano davanti alla tenda si fermavano a guardarci, attirate
probabilmente da Gesù in mezzo, e poi si allontanavano
con i volti più distesi. Anche la mia amica non stava più
con i ragazzini, ma mi aiutava a far giocare i bambini ed anche
lei era felice di questa nuova esperienza. E pian piano l'atmosfera
del campeggio cambiava, non era più quella tanto brutta
che avevo trovato appena arrivata. Quando siamo partiti è
stato un dolore per tutti perché sentivamo che avevamo
costruito insieme qualcosa che il campeggio si era trasformato.
Chiara
Appena abbiamo saputo dell'esistenza, nella nostra città,
di una casa che ospita figli di genitori separati, alcolizzati
o drogati, abbiamo pensato di fare qualcosa per loro. La direttrice
in un primo momento era scettica, non voleva darci il permesso
dl visitarli, poi però ci ha telefonato per dirci di andare.
Abbiamo preparato tanti giochi, premi, dolci... arrivando lì,
però, abbiamo sentito ancora tanta sfiducia da parte della
direttrice: «Dodici bambine! l'abbiamo sentita esclamare
- Come se già non ne avessi abbastanza!». Forse sperava
che fossimo di meno e più grandi. Intanto i 25 ragazzi
e ragazze dell'istituto cominciavano a prenderci in giro: «Fate
pure, tanto noi vi rovineremo tutto!» Noi, però, di
fronte a tutto questo abbiamo sentito che dovevamo rispondere
con doppio amore: sapevamo di essere piccole, ma se ci fidavamo
di Gesù in mezzo, avrebbe agito Lui fra noi. Così
abbiamo chiesto: «Sapete perché siamo venute?».
«Sì - ci hanno risposto annoiati - per farci giocare!...»
«No, siamo venute perché voi potete fare felici noi
e noi possiamo fare felici voi». Erano meravigliatissimi...
Subito hanno cambiato espressione e abbiamo cominciato a giocare
insieme. Loro erano proprio molto contenti e alla fine del pomeriggio,
mentre cantavamo, c'era fra tutti un'unità fortissima.
La direttrice e gli altri adulti che ci osservavano hanno detto
che era difficile distinguere le gen 3 dagli altri bambini. «Una
cosa così non l'ho mai vista da quando sono qui - ci diceva
la direttrice commossa -. Ma voi chi siete?» Ora siamo ancora
in contatto con loro. Alcune gen 3 dell'Olanda
A carnevale tutta la mia famiglia sarebbe andata, come sempre,
ad un club per la festa. Immaginavo che non sarebbe stato un ambiente
pulito, allora ho pensato di non andarci anche se questo voleva
dire restare a casa. Era un po' difficile decidere, soprattutto
per le continue insistenze dei miei genitori che volevano portare
lì tutta la famiglia. In ogni modo ho risposto decisamente:
«Non vengo». Questa mia decisione stava portando un
po' di discussioni in famiglia, allora ad un certo punto mi è
venuto da pensare che forse era volontà di Dio andare al
club... Ho sentito però che se vedevo questa cosa con Gesù
in mezzo avrei capito con certezza qual era veramente la Volontà
di Dio. Così ne ho parlato con le gen 3 della mia unità
e ho visto la linea giusta da prendere: vivere come Maria e non
andare alla festa, perché non sarei rimasta da sola, ma
con Lui. È stato un momento un po' duro da superare, ma
con la forza di Gesù in mezzo sono rimasta a casa . Quando
i miei genitori quella sera sono tornati, la mamma è venuta
subito a salutarmi: «Lara, hai fatto benissimo a non venire.
E' stato bruttissimo... un ambiente terribile. Molto diverso dal
club al quale ero abituata ad andare...»Sono stata felice
di non aver ceduto. Lara (Brasile]
Quest'anno Rosanna ed io siamo state insieme in una colonia, organizzata
dal comune. Abbiamo portato con noi tantissime Parole di Vita,
sicure di poterle distribuire a tutti e di vivere anche lì
in modo nuovo. Appena arrivate, ci siamo rese conto che in quell'ambiente
sarebbe stato impossibile parlare di Dio: lì non veniva
mai rammentato, non si andava alla messa e non si dicevano le
preghiere. Allora abbiamo fatto un patto fortissimo: amare intensamente
solo Gesù abbandonato e tenere Gesù in mezzo a noi.
Ci siamo così buttate ad amare le compagne e le 'signorine'.
Era difficile, anche perché si facevano continuamente giochi
contro la purezza e venivamo prese in giro perché ce ne
stavamo in disparte . Dopo alcune sere, due bambine della nostra
camerata ci hanno chiesto perché eravamo sempre pronte
a prestare le nostre cose, perché eravamo sempre contente,
perché volevamo sempre bene a tutti... Ci siamo guardate
e abbiamo spiegato loro che vivevamo per un Ideale grandissimo,
Dio: per questo volevamo amare sempre tutti e non lasciare che
niente prendesse nel nostro cuore il posto di Gesù. Molte
sentivano parlare di Dio per la prima volta ed erano felici di
poterci fare tante domande. Alla fine abbiamo parlato del Vangelo,
della Parola di Vita, e abbiamo spiegato come fare per cominciare
subito insieme. Abbiamo proposto di dire insieme le preghiere
e ci siamo rese conto che alcune bambine non sapevano neppure
l'Ave Maria. Il giorno dopo già il rapporto fra noi era
cambiato, e quando si è trattato di non fare i giochi brutti
non eravamo più le sole a tirarci indietro, ma altre dodici
ci hanno seguito. Le signorine ci hanno punito perché non
volevamo giocare, ma una bambina era felice e ha detto: «Non
mi importa della punizione, perché con Dio nel cuore sono
felice». L'ultimo giorno siamo riuscite ad andare insieme
in Chiesa e davanti a Gesù abbiamo fatto il patto di continuare
ad amarlo e di non smettere mai. Tornate a casa, tutte e dodici
hanno subito iniziato a partecipare ai nostri incontri gen. Laura
C'è stato un periodo nel quale, in casa mia, le cose non
andavano bene: i miei genitori lavorano tutto il giorno e ogni
volta che il papà tornava a casa si lamentava di non trovare
mai il pranzo pronto. Anche con i miei fratelli era molto difficile
e spesso litigavano tra loro, Clarita mia sorella ed io credevamo
di far già la nostra parte, ma vedendo che niente cambiava,
ci siamo messe d'accordo di amare ancora di più, dichiarandoci
un grandissimo Gesù in mezzo. Eravamo sicure che solo con
una forte unità tra noi avremmo potuto trasformare la situazione.
Abbiamo cominciato a far trovare il pranzo pronto quando papà
tornava a casa, cercando di portare avanti anche gli altri lavori
di casa, che prima si accumulavano in assenza della mamma. Ho
cominciato anche ad alzarmi prima al mattino per fare tutti i
letti e aiutare i fratellini a prepararsi. Pian piano qualcosa
è cominciato a cambiare, anche i fratellini sono rimasti
coinvolti in questa gara d'amore e spesso si offrivano di fare
le spese. Quando la mamma tornava dal lavoro, certe volte avrei
voluto riposarmi, ma con Clarita sentivamo di dover continuare
ad amare, aiutandola. Abbiamo sperimentato che la forza di Gesù
in mezzo a noi ha riportato l'armonia nella nostra famiglia. Marisa
(Uruguay)
Per circa due mesi, abbiamo ospitato nella nostra famiglia una
ragazza che si trovava in un istituto: era orfana di padre e aveva
tante difficoltà. Prima che lei venisse, noi di casa abbiamo
fatto un patto: fare di tutto perché lei trovasse in noi
la 'sua famiglia', e soprattutto perché lei potesse sperimentare
la presenza di Gesù fra noi. A volte il rapporto con lei
non era facile. Ad esempio voleva giocare sempre a carte. Un giorno,
per farla contenta, ho giocato con lei per quattro ore consecutive!
Altre volte mi chiedeva di ascoltare la musica e tante altre cose.
Nel mio cuore sentivo che la stanchezza non doveva impedirmi di
amarla: la forza mi veniva da quel patto fatto coi miei. È
stata un'esperienza che ci ha riempito il cuore di tanta gioia!
Marco
Con altri gen 2 siamo partiti, armati di tenda, zaino e sacco
a pelo, alla volta della Spagna. Non sapevamo dove ci saremmo
fermati, non conoscevamo la lingua... ci importava solo di seguire
Gesù, quello che lui voleva da noi in quei giorni. Per
questo cercavamo di stare il più possibile con Lui che
ricevevamo ogni giorno nell'Eucaristia, che volevamo sempre in
mezzo a noi, che cercavamo di amare in ogni fratello e in ogni
momento. In quei giorni abbiamo conosciuto due ragazzi napoletani
che non credevano in Dio. Una sera ci siamo trovati a parlare
a lungo con loro e così è nata l'occasione di dire
anche qualcosa di noi, della nostra vita, abbiamo potuto spiegare
loro il motivo di certi nostri atteggiamenti che risultavano insoliti
ai loro occhi. Così l'ultimo giorno ci siamo sentiti liberi
di dir loro che andavamo a messa. Quei due ragazzi hanno voluto
accompagnarci fino alla chiesa e per quasi un'ora ci hanno aspettato
fuori. Subito dopo, alla stazione, salutandoci ci hanno detto:
«Sarebbe bello rimanere amici, vederci ancora. Perché
non venite a Napoli? Noi verremo a trovarvi a Firenze, promesso!».
Marco e Fabio
Abbiamo fatto un campeggio di 15 giorni ad Einsiedeln. Eravamo
25 gen 3 e tutti, anche i più piccoli di 9 anni, abbiamo...
viaggiato fin lì in bicicletta. Avevamo deciso di fare
una vacanza che avesse una sola caratteristica: la presenza continua
di Gesù in mezzo a noi. Per questo, dopo aver fatto solennemente
un patto di unità con Chiara e fra noi, abbiamo issato
la bandiera del campeggio, bandiera che [come eravamo d'accordo],
avremmo subito ammainato se fosse venuto a mancare Gesù
in mezzo. Il primo giorno di campeggio era domenica e siamo andati
a visitare l'abbazia della città e quindi a pregare davanti
alla Madonna. Tutti i giorni successivi, poi, siamo tornati all'abbazia
per la messa e il solo fatto di essere lì, in quella chiesa,
meta di continui pellegrinaggi (sapevamo che anche Chiara si è
recata lì molto spesso), faceva crescere il nostro rapporto
con Maria. Abbiamo conosciuto i monaci che ci hanno fatto visitare
l'abbazia, tutti i loro lavori, la famosa biblioteca e un museo
molto noto di scienze naturali... Che tutti i 12 giorni siano
stati bellissimi lo dicono i fatti: la bandiera non è mai
stata abbassata e inoltre le impressioni di tutti ce lo confermano:
«Gesù in mezzo ci dava una fiamma così forte
da vincere l'uomo vecchio: il campeggio è stato un rifornimento
che ha riempito il mio serbatoio...». I gen 3 della Svizzera
La mia classe è sempre molto disunita, fra noi non è
mai nata un'amicizia profonda. Le feste che organizzavamo fuori
dalla scuola, invece di essere un'occasione per conoscerci meglio,
si risolvevano sempre in un clima di superficialità e mi
lasciavano dentro un po' di amarezza, perché vedevo che
alcuni non vivevano la purezza. Quest'anno abbiamo organizzato
una gita scolastica di tre giorni: era un'occasione per amare
i miei compagni. Prima di partire ho telefonato alle gen 3: volevo
ridichiarare con loro Gesù in mezzo, solo così sarei
partita serena e certa di vivere bene la volontà di Dio.
Sin dall'inizio del viaggio mi sono messa ad amare: cercavo di
essere allegra con tutti, incoraggiavo e aiutavo i ragazzi che
avevano organizzato la gita, ascoltavo il professore di filosofia
che ci parlava dei libri che aveva scritto, mi avvicinavo ai compagni
più isolati. A volte si è trattato di vivere il
'controcorrente', soprattutto quando si proponevano dei giochi
poco belli. In queste occasioni ho sempre cercato di essere me
stessa e ho detto con semplicità le mie idee: una sera
proprio l'amico di un ragazzo che aveva proposto uno di questi
giochi, mi ha appoggiato, dicendo che lui non ci stava... e così
uno alla volta anche gli altri! Per rimanere in unità con
le gen, ho cercato di ricevere sempre Gesù Eucaristia.
Con mio stupore, il sabato sera, Silvia mi ha fermata: «Domani
andiamo a messa?». Gli altri, venuti a sapere la cosa, sono
rimasti quasi 'senza parole'... però non ci hanno preso
in giro. È nato un dialogo con tanti della mia classe:
un compagno ripetente, che non riusciva a inserirsi nella nostra
classe, mi ha confidato che per la prima volta, dopo tanto tempo,
si trovava bene con noi! E così con tanti altri. Una mattina
presto, mentre ero ancora in camera, è venuta una delle
amiche che si erano tenute al di fuori del nuovo clima che si
era creato fra noi. Aveva il volto stanco, era molto triste e
voleva parlarmi dei suoi problemi. La sera prima, con dei ragazzi,
si era ubriacata. Mi racconta tutto. Io l'ascolto e le offro la
colazione in un bar: era un'occasione per amare Gesù abbandonato,
certa che anche quel dolore avrebbe portato frutto. La mattina
della partenza, andando verso la stazione, ho aiutato una compagna
a portare la sua borsa. È bastato quel piccolo gesto per
farla aprire. Mi ha parlato del suo carattere scontroso, della
sua difficoltà nei rapporti con gli altri, della sua paura
di essere continuamente giudicata. Mi ha raccontato di aver frequentato
vari gruppi, ma di essersi sentita emarginata, anche fra ragazzi
delle sue stesse idee. Io le ho detto: «Ma guarda, già
il fatto che tu sia riuscita a parlarmi, è una cosa importante...
è solo il primo passo, ma certamente riuscirai a trovarti
bene con gli altri». E lei: «Se non mi avessi aiutato
a portare la borsa, non sarei stata capace di confidarmi... Grazie
di avere fatto tu il primo passo». Silvia
Emanuela ed io abbiamo la fortuna di frequentare la stessa scuola
e così sentiamo di poter tenere sempre Gesù in mezzo.
Spesso quando una di noi ha un problema o una preoccupazione,
durante la ricreazione corre dall'altra per consultarsi e decidere
in unità cosa fare. Però sentiamo che anche questo
Gesù in mezzo non ci appartiene e che dobbiamo continuamente
essere aperte agli altri compagni. Così accade che mentre
parliamo insieme, magari viene qualcuno a chiederci qualcosa e
dobbiamo subito essere pronte ad ascoltare, a perdere quei cinque
minuti per stare insieme e anche quello che volevamo dirci...
Alcune delle nostre compagne si sono accorte di questa particolare
unità che c'è fra noi e ci hanno chiesto cosa c'era
sotto... Allora le abbiamo invitate alla giornata della ragazza.
E due in particolare, Paola e Roberta, che sono venute, sono rimaste
colpite ed ora vogliono mettersi a vivere anche loro così.
Lina
Davide ed io abbiamo imparato ad usare apparecchi elettronici
e luci professionali per gli spettacoli. Così sfruttiamo
questo nostro talento tutte le volte che negli incontri dei gen
1 o dei gen 2 ce n'è bisogno. Quest'estate, poi, abbiamo
costruito una nuova centralina-luci che sostituisce la nostra
ormai vecchia. L'impresa non è stata facile: prima di tutto
dovevamo tendere alla presenza continua di Gesù in mezzo
a noi per vedere bene il lavoro da fare, i soldi da spendere,
il modo di procurarceli. Pensavamo di cominciare con i nostri
risparmi: 25.000 lire. Sono andato, quindi, con mio padre a fare
le prime spese. Ho portato a Davide, però, materiale per
50.000 lire: mio padre ha voluto comperare lui il resto e ci ha
anche procurato i pezzi mancanti. L'inaugurazione del nostro nuovo
impianto è avvenuta ad uno spettacolo delle gen 2: un successo.
Per me e Davide gli spettacoli sono sempre momenti di impegno
fortissimo: ogni volta sperimentiamo che, tenendo Gesù
in mezzo, riusciamo a capire come risolvere le varie difficoltà
tecniche che ci si presentano e ad amare tutti quelli che preparano
lo spettacolo; spesso chi deve parlare è teso o stanco
e noi, con qualche battuta, rompiamo il ghiaccio e cerchiamo di
farlo riposare un po'. Piero
L'unità con le altre gen mi ha aiutato a superare un momento
molto difficile della mia vita. Sono affetta da nanismo da quando
sono nata. Sino allo scorso anno questo difetto non si vedeva
molto, ma ora che le mie coetanee cominciano ad essere parecchio
più alte di me e io non cresco più, mi sono improvvisamente
trovata davanti al fatto che tutta la vita io sarei stata diversa
dagli altri. Un po' alla volta ho cominciato a notare che la gente
per strada mi additava, che i bambini dietro di me chiedevano
se appartenevo ad un circo e tante altre cose dolorose, come il
fatto di non potermi sedere normalmente, di non poter telefonare
da una cabina, e così via. Un po' alla volta ho cominciato
a chiudermi nel mio mondo, a convincermi che neanche Dio se ne
faceva niente di me... mi sentivo come emarginata, anche da Lui.
Ma ultimamente l'unità con le altre gen 3 è stata
così forte che ho sentito di non poter vivere pensando
solo al mio problema, ma che dovevo mettercela tutta per amare
con più totalitarietà. Così, superando il
dolore che avevo dentro, l'amore di Dio mi ha fatto riscoprire
che dono grande fosse l'Ideale. Mi sono detta: «Se è
solo l'amore che vale nella vita, non occorre avere le gambe lunghe
o essere sani». È stata una cosa fortissima, e con
le altre gen ho capito che Dio mi ha creata proprio per poter
testimoniare a tutti il suo amore E questo, a scuola per esempio,
voleva dire che anziché adeguarmi agli altri dovevo andare
controcorrente. Infatti nella mia classe i ragazzi e diversi professori
non credono in Dio. Un giorno l'insegnante di matematica non aveva
proprio voglia di fare lezione ed ha cominciato a parlare di tante
cose . Per esempio, diceva che secondo lui l'uomo è un
farabutto per natura. Io ho preso il coraggio a quattro mani e
gli ho detto che non la pensavo così perché l'uomo
è stato creato da Dio. Poi si è arrivati a parlare
dell'amicizia e ancora il professore diceva idee sbagliate che
i miei compagni 'bevevano'. Io gli ho ripetuto che non era vero
ed ho cominciato a dirgli qualcosa della nostra vita . Poi abbiamo
parlato di Dio, della messa domenicale, dei sacerdoti. Mi sentivo,
per così dire, come un elastico che rimbalza: appena lui
finiva il discorso io mi alzavo per controbattere e dire il mio
pensiero. Ad un certo punto anche i miei compagni hanno cominciato
a farmi delle domande per mettermi in difficoltà. Ero davvero
sola contro tutti. Ma sicura dell'unità con le altre gen
ho continuato a sostenere la situazione. Alla fine non sapevano
più cosa dirmi. Il professore con gli occhi lucidi si è
avvicinato e mi ha detto: «Grazie, mi hai fatto capire molte
cose». Adesso anche diversi miei compagni mi chiedono aiuto
e senza volerlo sono diventata il centro di tutta la classe. Un
professore un giorno mi ha detto: «Sì, tu sei diversa
da tutte le altre, ma perché hai qualcosa in più
che gli altri non hanno». Ora non ho più paura della
mia statura e di tutte le difficoltà che potrò incontrare,
perché ho scoperto che forse proprio attraverso di me.
Tanti potranno capire che l'unica cosa che conta e che veramente
rimane nella vita è Dio. Silvia
Quando ho conosciuto l'Ideale, ho sentito che se volevo veramente
cambiare la mia vita e vivere per Gesù, dovevo cominciare
dal mio rapporto col papà. Per me è sempre stato
difficile accettare il fatto di vederlo sempre esageratamente
impegnato col suo 'football'. Non stava mai con noi e quando c'era
ci rimproverava soltanto. D'accordo con la mamma e i miei fratelli
(che sono gen), abbiamo deciso, però, di far di tutto per
avere Gesù in mezzo a noi e amare il papà ancora
di più. Qualche volta era un po' difficile, perché
lui non condivideva il nostro Ideale e ce lo dimostrava in tanti
modi, ma adesso che è passato un po' di tempo, vediamo
che lui sta cambiando e che Gesù tra noi è veramente
la 'forza' della nostra famiglia. Susanne
In quest'ultima settimana siamo andati a scuola solo due ore al
giorno. Ieri, ritornando, ho visto che la mia casa era un vero
disastro e disordine dappertutto. Stavo per mettermi a fare i
compiti, dicendo a me stesso che era la cosa più importante
da fare, quando ho capito che Gesù in quel momento mi chiedeva
di mettere in ordine la casa. Sapevo infatti che la mamma sarebbe
tornata verso le 12 e avrebbe cominciato lei, stanca già
dal lavoro, a pulire, lavare, riordinare. Senza esitazione mi
sono messo al lavoro e dopo 10 minuti è suonato il campanello:
erano Francesco e Luigi, due miei amici, che vedendomi lavorare
hanno subito deciso di aiutarmi. Di buona lena siamo andati avanti
e fra di noi era bellissimo, c'era proprio Gesù in mezzo.
Così, prima delle 12, era tutto a posto. La mamma tenendo
ancora la chiave nella toppa, si è guardata intorno sorpresa,
poi ha esclamato: «Mi sembra di essere in Paradiso!»
Io non so... eppure non credo che l'abbia detto solo per la casa
in ordine, ma soprattutto per l'unità fortissima che c'era
fra di noi. Emanuele
Il mio insegnante di religione un giorno ci ha dato spazio libero
per proporre delle iniziative da attuare durante le sue ore di
insegnamento. Io ho subito pensato di proporre la Parola di Vita
e il professore, molto contento, mi ha lasciato 'carta bianca'.
Stavo scoppiando dalla gioia per questa possibilità che
mi si presentava di dare Dio ai miei compagni; l'appuntamento
era quindi per la settimana dopo. Ma man mano che si avvicinava
il giorno prestabilito mi veniva una paura sempre più grande.
«E se non la capiscono? E se la sciupano? E se mi prendono
in giro?» Ma poi ho sentito nel cuore che se non facevo la
mia parte avrei tradito Gesù. Così mi son detta:
Basta! Sono tutte storie. Io voglio credere non a me, ma alla
potenza di Gesù in mezzo con le altre gen 3». La mattina
in cui dovevo parlare, ho telefonato alle gen 3 per dichiarare
Gesù In mezzo, e poi sono andata a messa per dare il mio
cuore a Gesù . In classe, quando ho letto il commento di
Chiara, c'era un grande silenzio. Poi ho parlato del Movimento
Gen 3. I miei compagni e il professore erano talmente felici che
ho capito che in quel momento, non io, ma Gesù stesso aveva
parlato al loro cuore. Tante di queste compagne ora vogliono essere
gen 3. Maria
Sono andata con Inés a fare visita ad una famiglia molto
povera. Il papà torna a casa sempre ubriaco e proprio mentre
noi eravamo lì lui è arrivato. Ho avuto paura vedendolo
entrare e soprattutto dopo, quando ha incominciato a parlarmi.
Gesù in mezzo a noi, però, mi ha dato la forza di
amare Gesù in lui. Quel papà mi ha chiesto di leggergli
un libro e l'ho fatto per Gesù. Quando sono andata via,
ho visto che l'amore era rimasto. Ora chiedo sempre a Gesù
che quest'uomo perda quel vizio e possa scoprire l'amore di Dio
per lui. Mauricèa (Brasile)
Quest'anno è stato l'anno del 'verde' - dice Roberto -
ed anche noi gen 3 della zona di Trento ci siamo voluti trovare
per viverlo con Gesù in mezzo a noi, così abbiamo
scelto questo periodo delle vacanze natalizie...». «In
50 gen 3 - aggiunge Franco - siamo venuti sull'altopiano di Asiago
per vivere insieme cinque giorni sulla neve. Proveniamo dalle
tre Venezie e con noi sono venuti anche dieci gen 2 e con nostra
grande sorpresa e gioia anche undici gen 1. Le prime ore di vacanza
sono servite per conoscerci, poi abbiamo iniziato lo sci: discesa
libera, sci di fondo, oppure alcuni giocano con gli slittini.
Alcuni gen 2 e gen 1 insegnano il fondo a chi mette per la prima
volta gli sci; chi sa già destreggiarsi insegna invece
agli altri». «Sciare è molto bello - continua
Giacomo -, ma i due momenti più importanti sono l'incontro
con Gesù Eucaristia nella messa e quando ci troviamo assieme
al mattino, prima di cominciare la nostra giornata sugli sci».
Sì - aggiunge Giampiero -, abbiamo così riascoltato
il tema su Gesù in mezzo e varie risposte date ai gen da
Chiara in questi anni». «Oggi per esempio - dice Marco
- è stata una giornata bellissima perché ho sentito
che c'era Gesù in mezzo a noi, e Lui mi ha infiammato il
cuore. Questa mattina, quando ci siamo incontrati in sala, avevo
una grandissima voglia di portare Gesù agli altri. Ho anche
capito che se io non sono il primo a cercare di tenere Gesù
in mezzo, non posso e non devo aspettare che siano gli altri ad
amare. E così ho cercato di offrire ogni cosa per Lui:
sui campi da sci, a casa, a pranzo, mentre studiavo, e ho sentito
una grandissima gioia dentro, una gioia che veniva dall'amore».
«Oggi volevo andare a sciare con gli sci da fondo dice Lino
- ma non c'erano sci per tutti. Allora sono rimasto a casa a giocare
con lo slittino, sperando che nel pomeriggio sarei potuto andare
a sciare, ma anche nel pomeriggio non c'erano sci. Mi è
dispiaciuto molto, però mi è venuto in mente che
anche con la slitta potevo fare la volontà di Dio. Da questa
esperienza ho capito che senza Gesù in mezzo ci si può
anche divertire, ma questo non basta. Invece con lui la gioia
si moltiplica». I gen 3 di Trento
Siamo sei sorelle di Siviglia e viviamo tutte l'Ideale; cerchiamo
perciò di tenere sempre Gesù in mezzo. Ce lo dichiariamo
la mattina appena alzate e con Lui riusciamo a fare tutto: aiutiamo
la mamma nelle faccende domestiche, diamo la colazione alle più
piccole e poi, prima di andare a scuola, 'scappiamo' da Gesù
Eucaristia. È importante riceverlo tutte unite, perché
così acquistiamo la forza per vivere bene la giornata che
ci attende. Vi raccontiamo due piccoli episodi. Quest'anno il
nostro fratello maggiore aveva deciso di festeggiare con i suoi
amici il capodanno: di solito lo trascorrevamo sempre insieme
in famiglia ed eravamo un po' dispiaciuti per la sua decisione.
Però, con mamma e papà (anche loro vivono l'Ideale),
abbiamo pensato di amarlo fino in fondo e di accontentarlo: gli
abbiamo proposto di portare i suoi amici in casa e che noi avremmo
preparato tutto! Così è stato. Abbiamo adornato
la casa, cucinato i dolci... ed eravamo contente di fare ogni
cosa per lui. Quando la festa è iniziata, noi ci siamo
ritirate in camera per non disturbare: infine nostro fratello
è stato così colpito e commosso dall'amore ricevuto
e dalle nostre attenzioni, che anche lui si è messo ad
amare. Un giorno, poi, abbiamo pensato di fare una sorpresa alla
mamma cucinandole un piatto tipico del nostro paese, che a lei
piace molto. Mentre eravamo tutte in cucina, una di noi ha notato:
«Che strano, in genere quando si è in tanti in cucina
non si riesce a combinare niente, c'è confusione... come
mai oggi non succede così?» La più piccola
ha risposto: «Perché abbiamo un segreto... Gesù
in mezzo a noi!» Lourdes
Michele è stato con noi a Roma per il Congresso gen 3 del
luglio scorso: «È stato un congresso bellissimo! Chiara
ci ha dato quest'anno una consegna formidabile: vivere l'unità
perché si realizzi quello che Gesù dice nel Vangelo:
"Che tutti siano una cosa sola". Quando alla fine del
congresso si è pensato di incidere per Chiara alcune nostre
impressioni, io le ho detto che ero pronto ad amare Gesù
abbandonato sempre, subito, con gioia, per raggiungere l'unità
insieme a tutti gli altri gen. Era proprio felice, eppure mai
avrebbe immaginato di essere preso così sul serio da Gesù
che solo 2 o 3 giorni dopo gli ha chiesto di dimostrare a fatti
il suo amore per Lui Abbandonato. Era domenica pomeriggio e Michele
guidava il suo motorino. Ad un certo punto gli passa accanto una
macchina, Michele sbanda si accosta al marciapiede, la ruota lo
tocca e lui cade battendo fortemente la testa su uno spigolo.
Subito accorrono i passanti, il colpo ha rotto la calotta cranica
e non è difficile capire la gravità della situazione.
Qualcuno rapidamente lo solleva da terra e lo carica in macchina.
Michele non reagisce a nulla, ha perso la conoscenza, è
in coma. «E' un brutto colpo... - ci dicono - sono pochissime
le speranze di salvarlo... avvertite i parenti». Ma al pronto
soccorso si accorgono presto di non essere in grado di far nulla
per lui. Da Siracusa, così, Michele viene trasportato a
Catania . Lì ci troviamo col padre, un volontario, ed altri
parenti. La mamma di Michele è andata in paradiso un anno
fa. Preghiamo insieme mentre i medici fanno delle radiografie.
Il papà chiede alla mamma di aiutare Michele dal cielo.
I medici decidono di operare anche se Michele potrebbe uscire
senza vita dalla camera operatoria, ma è l'unica speranza.
Insieme ancora preghiamo chiedendo all'Eterno Padre, in nome di
Gesù, di salvarlo, di farlo tornare come prima, ma soprattutto
gli chiediamo quello che Gesù pensa sia bene per lui, anche
se per noi questo volesse dire perderlo. Subito dopo mandiamo
un telegramma a Chiara perché sappia quanto sta succedendo
e possa pregare per noi. Poi telefoniamo al Centro gen. Michele
esce dalla camera operatoria. È ancora in coma, ma vivo.
I medici dicono che, una volta fuori pericolo, potrebbe rimanere
paralizzato nella parte sinistra del corpo, o perdere l'uso della
parola. In quei giorni si svolge la Mariapoli della nostra zona,
così raccontiamo di Michele anche ai ragazzi nuovi che
si uniscono alle nostre preghiere e che gli fanno sentire di tanto
in tanto la loro unità attraverso dei doni. Noi, appena
possibile, andiamo a trovarlo, ormai è fuori pericolo.
Pian piano Michele comincia ad aprire gli occhi, ma non si sa
se sente e capisce quanto gli si dice. Un giorno arriva un telegramma
di Chiara in risposta al nostro: «Vicina a voi nell'amore
particolare a Gesù abbandonato, prego per carissimo gen
Michele. Chiediamo mamma paradiso di mandargli tutte grazie. Unitissima
Chiara». Per tutti noi è una grande gioia, ma non
riusciamo a capire se Michele è cosciente mentre glielo
leggiamo. Un giorno mentre con lui c'era Dennis, il nostro gen
1, succede un fatto sorprendente, che ci ha dato una grande gioia.
«Entrando nella sua stanza gli sono andato vicino - racconta
Dennis - e gli ho sussurrato: "Ciao Michele, sono Dennis"
Lui mi ha guardato e sembrava che abbozzasse un sorriso, ma con
molta fatica. Gli ho raccontato della Mariapoli e l'ho assicurato
dell'unità di Chiara, di Domenico (il responsabile della
nostra zona), di tutti i gen. "Siamo tutti qui con te, in
ogni momento". Lui mi guardava fisso. Ad un certo punto mi
sembrava stanco, anche perché c'erano tanti parenti intorno
a lui, allora l'ho salutato promettendogli di tornare ancora a
trovarlo. In quel momento una zia gli ha preso la mano per aiutarlo
a fare un gesto di saluto, ma lui ha fatto forza e l'ha stretta:
stendendo l'indice e il pollice ha ripetuto il gesto che Chiaretta
Bigoni e Paolo Conci facevano quando prima di morire non riuscivano
più a dire: "Sempre avanti, sempre su" La zia
era sorpresa: "Michele, cosa fai, la pistola?" "Non
si preoccupi signora - le ho detto - noi due ci capiamo".
Michele aveva capito tutto e viveva più che mai l'Ideale.
Per me è stato un momento fortissimo. Schiacciandogli l'occhio
l'ho salutato un'ultima volta e sono uscito. Il giorno dopo arriva
una notizia fantastica: suo cugino, un volontario, ha parlato
per un'ora con Michele, lui gli ha chiesto di portargli la Formula
gen 3 e la lettera che Chiara gli ha scritto. Torniamo a trovarlo,
è impressionante la velocità con la quale sta riprendendosi.
Parlando con lui ci accorgiamo che ricorda perfettamente tutto,
la Mariapoli, i messaggi dei gen, tutti i nomi... Quando stiamo
per uscire chiama ancora Dennis: «Di' ai gen 3 che stiano
sempre uniti a Chiara! » Poi mi ha detto: "Quest'anno
verrai a Catania, vero?" "Sì", gli ho risposto.
"Sono proprio felice, così potremo vederci più.
"Sai, alla Mariapoli c'erano tanti ragazzi del tuo paese".
"Lo so, li ho invitati io!" Poi mi guarda e sussurra
"Quel sorriso mi fa felice". "Anche il tuo fa felice
me". L'unità è così forte che anche
se ci sono degli estranei gli racconto di quella frase di S. Teresina:
"Tu lo sai mio Dio che per amarti non ho che adesso".
Lui la ripete per impararla a memoria. Ci salutiamo col 'nostro'
gesto, poi mi allontano». Pochi giorni dopo Michele ha addirittura
potuto tornare a casa. Ormai anche la parte sinistra del corpo
reagisce agli stimoli e con la fisioterapia sta ritornando tutto
a posto. Ora a qualche mese di distanza gli abbiamo chiesto come
ha vissuto tutta questa esperienza, cosa è stata per lui.
Ci ha detto: «Ho imparato ad amare Gesù abbandonato
in ogni attimo. Per esempio all'ospedale, quando sono uscito dal
coma, cercavo di superare il mio dolore per tenere Gesù
in mezzo con i gen che venivano a trovarmi, per riuscire ad essere
sereno e a scherzare con gli infermieri. Ora a casa tengo Gesù
in mezzo con papà e con i miei fratelli. Tante volte mi
fa soffrire il fatto di dovermi far aiutare per vestirmi, per
esempio, ma poi mi butto ad amare anche questo dolore e a vedere
Gesù in chi mi sta attorno. Facendo fisioterapia cerco
di far bene la mia parte, di impegnarmi al massimo per recuperare
l'uso del braccio e della gamba sinistra proprio per vivere bene
il verde». «Che cosa ti ha sostenuto e ti ha dato la
forza di andare avanti?» «Gesù, Gesù Eucaristia
e la preghiera, e poi Gesù in mezzo». «Cosa c'è
ora nel più profondo del tuo cuore?» «Solo un
immenso senso di gratitudine verso Dio che mi ha ridato la vita.
Sono felice di poter ancora continuare ad amare». «Cosa
diresti a tutti i gen 3 ora, dopo questa esperienza?» «Direi
loro di vegliare, di essere sempre pronti!». I gen 3 della
Sicilia
Due mesi fa è morto mio nonno, e la nonna è venuta
per alcuni giorni a casa nostra, a Milano. Sapevamo che era molto
giù di morale e prima che arrivasse io, il papà
e i miei fratellini abbiamo fatto un patto: tenere viva fra noi
la presenza di Gesù, affinché lei trovasse un ambiente
sereno e si sentisse circondata dall'amore. Durante il periodo
della sua permanenza, abbiamo cercato di essere allegri per distrarla
dal suo dolore: ho notato che di giorno in giorno il suo stato
migliorava e che diventava sempre più serena. Ricordo che
la sera del suo arrivo, le abbiamo preparato per la notte il divano.
Prima di andare a dormire mi sono coricato lì per vedere
come si stava. Ho capito subito che quel posto era un po' scomodo
e che la nonna vi avrebbe riposato male. Allora le ho ceduto il
mio letto, ma lei non voleva accettare. Io ho insistito e alla
fine si è convinta! Sul divano ho dormito male, ma sono
stato contento di aver amato la nonna.
Andrea
GESÙ NEL FRATELLO
Una domenica mattina stavo andando in chiesa di corsa perché
ero in ritardo. Ad un certo punto ho visto un anziano cieco che
faceva molti sforzi per camminare e per trovare la strada. Prima
ho pensato che ci vedesse almeno un poco da un occhio, ma poi
mi sono accorto che spesso andava a sbattere contro qualche cosa.
Ho pensato che in lui c'era Gesù e che era il momento di
dimostrargli il mio amore. Mi sono avvicinato a lui e gli ho chiesto
dove stesse andando. Mi ha risposto che voleva andare a comprare
pane e latte. Ho preso il suo braccio e piano piano siamo andati
verso il negozio. Arrivati lì, mi son fatto dare da lui
i soldi per fare quella spesa e sono entrato dentro il negozio.
Una volta uscito però mi son detto: «Ma non posso
lasciarlo di nuovo solo, farà troppa fatica per tornare
a casa! Devo amarlo fino alla fine!» Così l'ho riaccompagnato
a casa sua. Lui mi ha ringraziato tanto. Mentre correvo verso
la chiesa sentivo dentro di me una grande gioia perché
avevo amato Gesù in quel signore cieco. David [Nairobi]
In classe c'è una compagna che viene da una famiglia povera
e numerosa. Ho notato che a scuola non aveva mai l'astuccio e
le matite, allora ho pensato che i suoi genitori non potevano
acquistarglieli: sicuramente per lei questo era un dolore, così
ho deciso di regalargliene uno. Tornata a casa, ho cercato tra
i miei astucci quello più nuovo e bello, poi ho preso delle
matite nuove, le ho appuntite e il mattino dopo le ho portate
a scuola. Marta era sorpresa e felice, ma io ancora di più,
perché sapevo di aver fatto felice Gesù! Chiara
Domenica mattina, quando mi sono alzato, non ho visto né
la mamma, né il papà, né il fratellino. Non
sapevo che fare, allora mi è 'frullata' nella mente un'idea
che certamente sarebbe piaciuta molto alla mamma. In fretta e
furia ho riassettato i letti, pulito i portacenere, lavato le
tazzine e scopato: la casa era pulita. Quando i miei genitori
sono tornati, sono stati molto contenti e mi hanno dato 1000 lire.
Le ho accettate e me ne sono servito per fare altri due atti d'amore:
quando sono andato a messa ho dato 500 lire ad un mendicante,
e il lunedì, con le altre 500 lire, ho comperato una macchinetta
a mio fratello. Aldo
Durante l'estate avevamo deciso di lavorare: così avremmo
trovato i soldi per pagare la scuola, senza chiedere niente alle
nostre famiglie che sono povere. Dovevamo tagliare alberi per
costruire una casetta per i lebbrosi. Era un lavoro molto duro,
ma eravamo felici di farlo. Alla fine dei lavori, abbiamo saputo
che c'era un signore anziano che era solo, anche i suoi figli
non si curavano più di lui. Aveva bisogno di venti alberi
per la sua casa, ma non aveva le forze per tagliarli. Noi avevamo
le spalle tutte ferite, ma se lo aiutavamo, lo avremmo fatto a
Gesù. Così abbiamo tagliato tutti quegli alberi,
aiutandolo anche a costruire la capanna, senza nessuna ricompensa.
Mark, Albert e Paul [Africa]
Qualche giorno fa a scuola, durante la ricreazione, un mio compagno
ha chiesto se qualcuno poteva accompagnarlo a fare una telefonata,
perché avendo un piede slogato, non riusciva a camminare
da solo Tutti gli altri compagni, per un motivo o per un altro,
si sono tirati indietro: per accompagnarlo al telefono (che era
abbastanza lontano dalla nostra classe), avrebbero impiegato tutto
il tempo della ricreazione! Subito mi sono offerto e sono rimasto
con lui. Non mi è dispiaciuto affatto aver perso l'intervallo,
perché era molto più grande la gioia di aver amato
Gesù in lui. Cristoforo
A scuola spesso cambiamo posto. Giorni fa abbiamo 'traslocato'
di nuovo e questa volta il mio banco era un po' vecchio e rovinato
chissà perché, mi faceva grattare le braccia! Parlando
con le compagne ho saputo che anche a loro capitava la stessa
cosa su quel banco. Un giorno mi sono accorta di un particolare
che mi ha fatto capire: nel legno del banco si erano conficcati
tanti piccoli insetti. In un primo momento ho pensato: «Basta
sopportare per un po', poi si cambierà un'altra volta,
quindi...». Poi però mi sono detta: «Questo,
certo, non è amore per gli altri: la compagna che prenderà
il mio posto soffrirà anche lei...». Così ho
deciso di cambiare il banco, però per far questo sarei
dovuta scendere nel sotterraneo della scuola e il banco era pesante
da trasportare da sola. Allora ho chiesto ad una compagna di aiutarmi.
Lei mi ha risposto la stessa identica cosa che avevo pensato io
in un primo momento: «Lascia perdere, tanto... ». Così
ho cominciato a portare il banco da sola, piano piano. Dopo qualche
istante, alcune sono venute ad aiutarmi. Poi mi sono sentita contenta,
perché le altre compagne, qualora avessero preso il mio
posto, non avrebbero avuto difficoltà! Luce [Corea]
Un giorno stavo tornando da scuola e per la strada ho visto un
mendicante anziano, che chiedeva l'elemosina. In quel momento,
pensando a Gesù in lui, gli ho dato tutto quello che avevo.
Subito dopo, però, mi sono accorta che non avevo più
neanche i soldi per prendere l'autobus che mi avrebbe portata
a casa. Non sapevo bene come fare perché dovevo percorrere
un tratto di strada molto lungo. In quel momento mi sono sentita
chiamare: era una mia amica che voleva restituirmi un biglietto
dell'autobus che le avevo prestato il giorno prima. Ho capito
ancora una volta che quando amo Gesù, Lui subito mi risponde
con un amore centuplicato. Elisabetta [Corea]
Alla fine dell'anno scolastico avevamo l'esame. Nella mia classe
c'era una ragazza che era rimasta molto indietro e che non avrebbe
avuto modo di ripetere l'anno perché la sua famiglia era
molto povera e aveva quindi bisogno che lei andasse subito a lavorare.
Ho pensato di studiare insieme a lei. Era molto difficile, non
sempre capiva le mie spiegazioni e dovevo ripetere le cose tante
volte. Alla fine anche lei ce l'ha fatta e mentre tornavamo a
casa dopo aver visto i risultati dell'esame, passando davanti
a una chiesa lei mi ha chiesto: «Andiamo a ringraziare Gesù
per avermi aiutata». Per me è stato il centuplo, perché
lei non andava mai in chiesa. Helga
Con i gen 3 spesso siamo andati a far visita ai vecchietti di
un ricovero e un giorno abbiamo organizzato una festa per loro.
In questa occasione mi sono avvicinato ad uno degli anziani, e
dopo essermi presentato, gli ho chiesto se era contento della
nostra visita. Abbiamo parlato tanto e alla fine del nostro incontro
ci siamo abbracciati. Mi ha colpito tanto una frase che lui ha
detto: «Quello che conta è la fede in Dio e l'amore...».
Un'altra esperienza l'ho fatta con un handicappato di nome Angelo.
Assistevamo ad uno spettacolo di scenette, lui si divertiva molto
ed io, in segno d'affetto, gli ho messo un braccio attorno alle
spalle: mi ha guardato, sorridendomi in un modo stupendo. Io gli
voglio proprio bene e sentivo che anche lui voleva manifestarmi
il suo amore. Paolo
Con noi in famiglia, abita da sette anni circa, la nonna Adele.
Ha la bella età di 86 anni e quindi ha una certa difficoltà
nei movimenti. Dobbiamo aiutarla in tutto, anche a pettinarsi
la mattina. La mamma, quando ha degli impegni, si sente libera
di uscire perché sa che la nonna è assistita da
me. Ogni mattina la pettino: sono tre anni che ho imparato a compiere
questa 'operazione'. Quando sto per iniziare, lei mi ripete da
capo come devo fare ogni passaggio, e vuole sempre farmi vedere
come si fa. Ha i capelli fini che si annodano tutti, quindi risulta
difficile pettinarli. Mi verrebbe da brontolare, ma io so che
in lei c'è Gesù e che io devo amare la nonna fino
in fondo, così com'è. Anne [Germania]
Nella mia scuola, durante l'intervallo, c'è la possibilità
di comprare panini o brioches. Un giorno avevo giusto i soldi
per comprarmi un cornetto e siccome non avevo fatto colazione...
ero molto affamato. Mentre andavo verso il bar, ho incontrato
un mio compagno. Non aveva soldi e si capiva chiaramente che avrebbe
desiderato comprare qualcosa. Allora ho preso i miei 'averi' e
glieli ho dati, così ha potuto comprare subito un panino.
Mi è rimasta sì un po' di fame... ma anche tanta
gioia per aver dato quei soldi a Gesù. Poco dopo un altro
compagno, vedendomi da lontano, mi ha chiamato: «Paolo, ti
va se ti offro un cornetto?». Paolo
Un giorno mio padre mi ha chiesto di andare a visitare uno dei
miei parenti, che abita in un altro paese. Il viaggio dura un
giorno di cammino. Lungo il tragitto avevo molta sete e sono entrato
in una casa per chiedere da bere. Vi ho trovato una vecchia donna
ammalata che viveva da sola. La camera dove dormiva era molto
sporca e in disordine. Prima di continuare il viaggio ho deciso
di aiutarla: le ho preparato da mangiare, ho pulito la casa, lavato
tutte le tazze e i piatti. Sono uscito per cercare dell'acqua
e ho fatto anche il bucato... Quando ho finito, era già
buio. Così mi sono fermato per la notte e ho assistito
quella vecchia donna che non si sentiva bene. L'indomani, prima
di partire, le ho preparato il pranzo. Lei era molto contenta
e io spero che si rimetta velocemente dalla sua malattia! Martin
[Africa]
Un giorno i miei compagni ed io, abbiamo organizzato una partita
di calcio. Nel bel mezzo della partita (era un momento un po'
critico per la nostra squadra!) ho visto con la coda dell'occhio
un vecchietto che cercava di attraversare la strada: era in difficoltà
perché le macchine non lo lasciavano passare. Allora ho
lasciato il campo per correre in suo aiuto, mentre i miei compagni,
urlando, mi richiamavano per continuare la partita. Ho fermato
le macchine e attraversato la strada con quel vecchietto. Quando
poi ho ripreso a giocare, sentivo tanta gioia per quel piccolo
atto d'amore che avevo fatto a Gesù in quella persona .
Fabio
Giorni fa Gesù è venuto a casa mia in veste di un
povero. Pioveva, e questi era accucciato sotto il tettuccio del
portone di ingresso. Il papà mi ha mandato da lui per chiedergli
se aveva bisogno di mangiare. All'inizio ho esitato per un attimo,
ma dentro di me Qualcuno mi diceva ripetutamente: «Ama il
prossimo tuo come te stesso». Sono sceso da lui con disinvoltura,
solo per amarlo, e incontrandolo ho provato una grande gioia.
L'ho accompagnato in casa e l'ho fatto accomodare nello studio,
al piano di sotto. Poi gli ho preparato qualcosa da mangiare e
sono rimasto un po' a parlare con lui. Prima di salutarlo, gli
ho detto che Dio c'è ancora. Lui mi ha risposto: «Sì,
è vero». Più tardi ho saputo che altri gen,
nei giorni precedenti, avevano fatto qualcosa per quel povero.
Spero che, anche attraverso di noi, quel signore abbia sentito
l'amore di Dio per lui. Marco
Circa un mese fa, con i miei genitori siamo andati a trovare una
cugina della mia mamma, che si trovava in necessità perché
il marito l'ha abbandonata. Questa signora ci ha raccontato i
suoi problemi, di come stava vivendo con le sue quattro figlie
senza risorse economiche. Ci ha detto che erano quasi disperate,
e che avevano bisogno di tante cose. L'abbiamo ascoltata cercando
di fare nostre le sue difficoltà. Poi abbiamo deciso di
fare qualcosa per aiutarla. Il papà le ha offerto un piccolo
lavoro e questa cugina lo ha accettato di buon grado. Poi, siccome
viveva in un piccolo appartamento di un quartiere difficile e
senza il minimo comfort, abbiamo cominciato a cercare tutti un
nuovo appartamento per lei. Glielo abbiamo trovato e così
si sono trasferite in una casa più decorosa e in un quartiere
migliore. Il giorno del trasloco è stato qualcosa di incredibile:
tutti ci siamo messi a fare qualcosa secondo la nostra età.
Il mio papà, la mamma e questa signora si sono occupati
del trasporto delle cose nella nuova casa, la figlia maggiore
ed io ci siamo messi a sistemare tutto, a pulire, a montare i
letti, ad appendere le tende, ecc. I miei fratelli più
piccoli hanno aiutato facendo la guardia alle cose della casa
da cui si stava traslocando. Alla fine del giorno, tutto era in
ordine: gli armadi, il soggiorno, ecc. ... Inoltre si è
stabilita una grande unità con le figlie di questa signora,
che hanno l'età mia e dei miei fratelli. Loro non avevano
niente delle molte cose che invece avevamo noi, come per esempio
i vestiti. Così io, con i miei fratelli e le mie sorelle,
abbiamo messo loro a disposizione quello che avevamo. Poi ho anche
cercato di parlare con queste ragazze, di aiutarle ad avere un
rapporto più bello fra loro. Ora questa famiglia è
completamente trasformata. Da qualche giorno inoltre sono stato
informato che il loro padre, avendo saputo della bella esperienza
che la sua famiglia aveva fatto con la nostra, ha mandato una
lettera, chiedendo perdono ai suoi familiari per tutto quanto
era successo. Questo per me è stato come un 'regalo' da
parte di Gesù, perché avevo cercato di amarlo in
quei fratelli. Pablo (Argentina]
Non penso che la mia classe sia molto diversa dalle altre, anche
se a volte sembra difficilissimo farsi uno con tutti, tanto sono
numerosi e diversi l'uno dall'altro i miei compagni. Fra di loro
ce n'è uno che ha perso la vista e che per questo viene
messo da parte e preso in giro da tutti. Appena mi sono accorto
di questo, ho deciso di impegnarmi a volergli bene per non farlo
sentire solo di fronte agli altri. Pian piano, così, siamo
diventati molto amici. Ora alcuni deridono anche me, ma questo
non mi preoccupa perché io prendo questa difficoltà
come un'occasione in più per amare Gesù abbandonato.
Un altro mio compagno ha la passione di stuzzicare e dar fastidio
agli altri e ultimamente aveva preso di mira anche me. All'inizio
lo ignoravo, poi ho capito che dovevo fare qualcosa per lui: cercare
di aiutarlo a scuola, giocare insieme, fare quello che mi chiedeva...
Un giorno, per esempio, voleva che io andassi a giocare a pallacanestro
con lui. Non ne avevo voglia, ma ci sono andato lo stesso. Alla
fine era molto contento e anch'io lo ero, perché in quell'intervallo
mi aveva insegnato a fare canestro. Adesso non prende più
in giro gli altri, anzi anche lui è diventato amico del
nostro compagno non vedente. Piero
Nella mia famiglia ci sono tante difficoltà, ad esempio
quella di carattere economico; i miei genitori non vanno d'accordo
e mio padre soffre di una grave forma di alcolismo. Ho sempre
amato Gesù abbandonato in questa situazione, ma sentivo
che se lo facevo fino in fondo, Gesù avrebbe cambiato qualche
cosa e riportato l'unità che si era rotta. Ho cominciato
a vivere la tensione alla santità senza mai arrendermi,
anche quando avrei avuto voglia di scappare. A volte, per ore
intere, mettendo da parte compiti e impegni, mi fermavo ad ascoltare
gli sfoghi della mamma, che si lamentava dicendo che Dio non esiste,
ecc. In quei momenti stavo in silenzio, anche se avrei voluto
dirle qualche cosa. Un giorno mi ha detto: «Paola, forse
sto sbagliando, man mano che ti parlo mi accorgo che Dio c'è.
Penserà Lui a tutti noi!» Ho cercato di aiutare il
mio fratellino che ha molte difficoltà a scuola. Lo seguivo
nei compiti anche se non me lo chiedeva e spesso giocavo con lui.
In quei momenti, mia madre mi rimproverava di comportarmi ancora
come una bambina... Allora avevo la tentazione di smettere, ma
l'importante era ascoltare Gesù e Lui mi chiedeva di vivere
per l'unità. Mia sorella, che ha 18 anni, è fidanzata,
questo crea continue liti in famiglia. A causa di questi contrasti,
ho notato che si era ritirata in se stessa e non parlava più
con noi. Mi sono interessata ai suoi problemi e ora si sfoga sempre
con me, anche la sera tardi a letto, quando io crollo dal sonno.
Infine c'è mio padre. È molto difficile trovare
qualche cosa attraverso la quale 'farmi uno' con lui. Così
ho cominciato a pregare, a fare dei piccoli atti d'amore concreti.
Una sera, tornata a casa, non c'era nessuno che mi aprisse. Stavo
aspettando qualcuno seduta sulle scale, quando è arrivato
mio padre che, vedendomi fuori, ha cominciato a urlare e a dirne
di tutti i colori contro mia madre. Non diceva cose giuste e avrei
voluto controbattere e dirgli la verità... invece ho risposto
con amore e dolcezza, perché quello che dicevo non apparisse
come un rimprovero. Quando la mamma è tornata, lui non
ha detto più niente. Da quel giorno le cose con lui sono
cambiate. Ho cercato di fargli sentire che noi abbiamo bisogno
di lui. Così ho visto che ha cominciato a fare dei piccoli
lavori in casa anziché andare al bar, vuol sapere di noi
e inizia a fare una vita più regolare. Paola
Un pomeriggio mi stavo preparando per una partita di calcio molto
importante: sarebbe stata decisiva per il campionato. Proprio
in quel momento la nonna mi ha chiesto di andare dal medico per
ritirare alcune ricette... Non potevo 'saltare' quella partita!
Ma una voce dentro mi ripeteva che la salute della nonna era più
importante del mio incontro di calcio, e per amore a Gesù
in lei ho deciso di andare dal medico. Alla sera poi, parlando
con i miei compagni di squadra, ho saputo che la partita era stata
rimandata. Quello era il centuplo! Demetrio
Giorni fa la maestra ci ha dato delle ricerche da svolgere in
classe; noi ci siamo divisi in gruppetti e ognuno sceglieva i
compagni più bravi e simpatici. Nel mio gruppo mancava
un compagno e tutti volevano che venisse Andrea, che è
il più bravo della classe: eravamo sicuri che la nostra
ricerca sarebbe stata la più bella. In classe con noi c'è
anche Elena, una bambina che vive in collegio e che non ha la
mamma. Non riesce molto bene nelle materie e per questo nessuno
la voleva nel suo gruppo. Ho proposto allora ai miei compagni
di sceglierla, ma loro subito mi hanno risposto di no. «Eppure
io la inviterei! - ho detto - Anche in lei c'è Gesù,
e se gli altri la mettono da parte, noi dovremmo proprio volerle
bene in modo particolare...». Sono rimasti un po' stupiti
da quel discorso, ma alla fine si erano tutti convinti: Elena
sarebbe venuta nella nostra 'équipe'. Mentre stavamo lavorando,
una compagna di un altro gruppo ci ripeteva che la nostra ricerca
sarebbe stata la più brutta, perché Elena non era
brava. Io ho ribattuto che più importante della ricerca
era volerci bene tra noi. Quando alla fine la maestra ci ha restituito
le ricerche, la nostra era una delle migliori. Chiara
Qualche tempo fa a scuola, abbiamo fatto una specie di prova pratica
di 'cucina'. In genere si fa questo esame solo due volte all'anno,
per cui eravamo tutte un po' agitate. Poco dopo aver cominciato
la prova, mi sono accorta che una compagna della mia 'équipe'
cominciava a mangiare qua e là dai piatti che stavo preparando.
La prima reazione è stata quella di farla smettere, ma
per amare Gesù in lei le ho fatto assaggiare anche le altre
pietanze. Quando abbiamo finito di cucinare e ormai la prova era
superata, tutte abbiamo cominciato a mangiare quello che avevamo
preparato. Mi sono però ricordata di due compagne che erano
rimaste in classe perché non avevano fatto quell'esame
e ho pensato che sarebbero state felici se avessi portato loro
un po' di quelle 'specialità'. Le compagne della mia 'équipe',
però, non erano d'accordo e hanno iniziato a brontolare.
Nonostante tutto ho deciso di portare un po' della mia porzione
alle compagne che erano a 'digiuno'. Sono state proprio felici
di quella sorpresa che non si aspettavano. Quando poi sono tornata
nel gruppo, ho visto che le altre compagne avevano tolto ognuna
un po' della loro porzione, per fare un nuovo piatto per me. È
stato proprio il centuplo, ma la gioia più grande era vedere
che nel nostro gruppo c'era davvero l'amore scambievole. Sofia
[Corea]
Un mio compagno che abita in un quartiere periferico, mi ha chiesto
di studiare storia con lui, perché da solo trovava parecchie
difficoltà, essendo molto indietro nel programma. Ho accettato
per volergli bene, ma anche perché mi sarebbe servito come
ripasso. Sono andato da lui e abbiamo studiato molto a fondo.
Durante la lezione successiva, la professoressa mi ha interrogato.
È andata bene e mi sono tolto il pensiero della storia,
per il primo quadrimestre. Però il mio compagno non è
stato interrogato, e mi ha chiesto di studiare ancora insieme.
A dir la verità mi ero già fatto il programma di
studiare altre materie, dato che eravamo 'sotto interrogazioni'...
Ma ho capito che facendo così avrei pensato solo a me stesso
e avrei rifiutato di aiutare Gesù in quel compagno in difficoltà.
Allora non mi sono tirato indietro e abbiamo studiato altre volte
insieme. Poi anche lui è stato interrogato ed è
andato abbastanza bene. Angelo
E' venuta per la prima volta ad un nostro incontro di più
giorni, una ragazza di 13 anni, molto balbuziente e, forse per
questo, timidissima. All'inizio era chiusa in se stessa, poi ad
un certo punto è scoppiata a piangere. In due o tre gen
siamo rimaste con lei, anche se non voleva dirci nulla di quel
che stava passando. Noi abbiamo capito che non era il caso di
star lì a farle domande o a dirle cose che potevano suonarle
come una 'bella storia'. Allora siamo rimaste in silenzio accanto
a lei e piano piano Elisabeth si è calmata, ha cominciato
a sorridere e a venirci incontro spontaneamente. Soprattutto,
con nostra grande sorpresa, vedevamo che nei giorni seguenti riusciva
a parlare sempre meglio, finché non balbettava più.
Ad un certo punto ha fatto ad una gen 3 tante domande sulla confessione.
Nessuno gliene aveva mai spiegato il valore, ma quel giorno, capendo
che attraverso di essa ricevevamo tutta la misericordia e l'amore
di Dio, le è sembrata una cosa così bella che, quasi
senza accorgersi, si è trovata davanti al microfono a raccontare
la sua esperienza insieme a tutti quelli che comunicavano le {oro
impressioni perché, diceva, voleva donarci la sua gioia.
Oltre tutto ha parlato così bene che non ci si accorgeva
più del difetto che aveva. Le gen 3 di Colonia
Un giorno a scuola, un mio compagno è venuto a dirmi che
un ragazzo mi voleva picchiare. Io sono rimasto un po' stupito,
perché non sapevo il motivo di questa cosa. Ho cercato
però di non pensarci per potere seguire bene le lezioni.
Al termine dell'ultima ora sono andato a prendere la metropolitana
per tornare a casa. Sono salito, mi sono seduto e in quel momento
mi sono accorto che quel ragazzo che mi voleva picchiare stava
proprio di fronte a me. Per un po' ci siamo guardati, poi lui
si è alzato, si è avvicinato e mi ha dato una sberla
molto forte sulla faccia. Anch'io sono scattato in piedi e l'ho
fissato negli occhi... Dentro di me sentivo una grande rabbia,
anche perché lui mi aveva picchiato senza motivo. La tentazione
di restituirgli la sberla era fortissima. Intanto altri miei amici
ci si erano messi intorno e mi guardavano come per dire: «Dai!
Fagli vedere che non hai paura di lui». In loro c'era come
un incitamento, perché ci picchiassimo. È stato
un momento molto critico, perché se non avessi reagito,
miei compagni mi avrebbero deriso e quel ragazzo ne avrebbe preso
spunto per continuare a fare il prepotente. In quel momento però
ho pensato che quella era la mia occasione per vivere fino in
fondo l'amare il nemico, essendo sicuro che il perdono non equivale
alla sottomissione. Così mentre tutti si aspettavano che
io mi scagliassi contro di lui, con calma mi sono riseduto al
mio posto e nel mio cuore ho detto: «Ti perdono!». Per
quel ragazzo è stata come una doccia fredda, perché
pure lui s'aspettava una reazione violenta da parte mia, così
anche lui ha ripreso il suo posto, mentre gli altri miei amici
mi guardavano allibiti. Scendendo dalla metropolitana uno di loro
mi ha chiesto il perché di quel mio comportamento e così
gli ho potuto spiegare che cerco di vivere il Vangelo, che dice
di amare tutti e di perdonare. Egli è rimasto molto colpito.
Il Vangelo - ho pensato - è più forte ed efficace
di qualsiasi sberla! Davide [Milano]
Nella mia classe c'è una ragazza proveniente da una famiglia
povera, che è testimone di Geova. Spesso la vedevo triste
e allora rimanevo con lei a giocare, le parlavo, la accompagnavo
a casa, cercando di farle arrivare tutto il mio amore. Una volta
mi ha detto che non era contenta della sua religione. Ho sentito
che era arrivato il momento di confidarle il segreto della mia
vita e le ho parlato di Chiara, della Parola di Vita, delle gen
3. Lei è rimasta colpitissima e ha voluto venire ad un
incontro. Così è maturata in lei la decisione di
cominciare una vita nuova e di diventare cattolica. La mamma,
colpita dal suo cambiamento, ha iniziato anche lei a vivere la
Parola di Vita. Ora i suoi genitori sono tornati alla Chiesa cattolica
che avevano lasciato alcuni anni fa: hanno detto di aver ritrovato
la vera vita. Questa compagna ora è una gen 3 e anche la
mamma la aiuta a distribuire la Parola di Vita. Gerlinde {Austria]
In classe, 'qualcuno' l'aveva combinata proprio grossa: aveva
strappato una nota dal registro! Subito è successo un vero
caos. I professori hanno cominciato a far domande per scoprire
il colpevole, e ci hanno minacciato: «Sospenderemo tutta
la classe!» Io non sapevo chi fosse il colpevole, anche se
l'immaginavo: vedevo infatti un mio compagno tutto impaurito,
immobile. Allora ho ricordato le parole di S. Paolo: «Farsi
debole coi deboli...». Sono andata dal preside e gli ho detto:
«Senta, io non sono stata, ma la prego, punisca me invece
di tutta la classe, mi assumo io la responsabilità».
Il preside è rimasto un po' stupito e mi ha invitato a
ritornare in classe. Io ero pronta a tutto e mi aspettavo di essere
sospesa, invece non è successo nulla e la classe non è
stata più punita. Monica
Un giorno sono uscita per andare alla lezione di inglese e in
un angolo della strada ho visto un ragazzo povero che piangeva.
Ho proseguito senza fermarmi, perché ero un po' in ritardo.
Però mi sono ricordata che in lui c'era Gesù, così
sono ritornata indietro e gli ho chiesto cos'era successo. Lui
ha detto che lo avevano derubato e che non aveva nemmeno i soldi
per prendere l'autobus e tornarsene a casa. Aveva paura di raccontare
alla madre l'accaduto e temeva i suoi rimproveri. Avevo ancora
qualche spicciolo per acquistarmi la merenda: ho subito sentito
che quei soldi non mi appartenevano, li dovevo dare a quel ragazzo,
perché potesse andare a casa sua. Ma lui non voleva ancora
andarsene. Allora mi sono fermata a parlare con lui, interessandomi
della sua famiglia. Però si stava facendo tardi ed io dovevo
andare a scuola. Ho chiesto a Gesù di mostrarmi cosa dovevo
fare, se lasciarlo o perdere la lezione. In quel momento è
arrivata una signora, anche lei povera, con un bambino. Ha voluto
sapere cosa succedeva e si è offerta di accompagnare il
ragazzo a casa, perché abitavano nel medesimo quartiere.
Per me è stato il centuplo. L'ho ringraziata e sono andata
alla lezione con tanta gioia nel cuore. Virginia [Brasile]
In quei giorni avevo tanto da studiare, perché dovevo sostenere
gli ultimi esami a scuola. Inoltre una gen 3 mi aveva invitata
alla messa di conclusione del suo corso di chitarra e dopo ci
sarebbe stata anche una piccola festa. Ho accettato il suo invito
per farla contenta, anche se avevo tante lezioni da ripassare.
Dopo la messa, mentre mi dirigevo verso la sala dove si teneva
la festa, ho incontrato una signora, mi ha fermato e ha incominciato
a parlarmi. In quel momento ho dovuto fare proprio una ginnastica
per ascoltarla fino in fondo, perché mi venivano in mente
tutte le cose che dovevo fare e anche la festa, che alla fine
ho perso. Ricordandomi che in lei c'era Gesù ho cercato
di mettere da parte tutti i miei impegni e l'ho ascoltata con
amore. Lei mi ha raccontato tutte le difficoltà della sua
vita... e alla fine, senza che io avessi detto una sola parola,
mi ha detto: «Vorrei proprio ringraziarti, perché
mi hai ascoltato. Ho capito che dovrei confessarmi. Sono quindici
anni che non lo faccio. Sarà come la mia Prima Comunione».
Poi ci siamo lasciate e lei se n'è andata felice, ringraziandomi
tanto. Perge (Brasile)
Stiamo percorrendo una corsia di un ospedale e ci troviamo lì
per essere fedeli alla consegna di Chiara del 'morire per la nostra
gente'. Ci intratteniamo con un signore in carrozzella quando
un'esile voce proveniente dalla corsia accanto ci chiama: «Venite,
venite ragazzi!». È un vecchietto che ci chiede di
cantare, e noi, rincuorati da quell'invito cosi 'ufficiale', entriamo
in corsia e ci buttiamo con tutta la voce possibile. «Ora
voglio cantarvi io qualcosa» conclude il nonnino. Maurizio
subito gli mette la chitarra fra le mani e rimaniamo li in silenzio.
Veramente la completa infermità del nonnino non gli consente
che di toccare le corde, come se fosse un mandolino... Vedendoci
poi li, zitti zitti ad ascoltarlo, ci dice: «Vedete ragazzi,
ho appena superato una forte crisi; anche se il mio corpo è
morto, io sono vivo con voi - e intanto gli scendono due lacrimoni
-, io stavo per morire triste, ma ora che vi ho visti, posso morire
contento!» Partiamo da quel letto felici e un po' tutti commossi,
ma altri ci aspettano ed allora cantiamo tutti insieme alcuni
canti di montagna... «Con voi ritorno a quando avevo vent'anni
- ci dice uno di loro -. Me lo regali quel libretto?» La
domanda è di un anziano militare e mette un po' d'indecisione
negli occhi di Maurizio che sta da pochi mesi imparando le canzoni
e che ha solo quel libretto a disposizione per poter suonare...
Ci guardiamo e poi: «Ecco signore, lo tenga pure!».
Il centuplo è che Maurizio continua a suonare senza bisogno
del libretto, ricordandosi per la prima volta le canzoni a memoria.
Andandosene l'anziano militare ci lascia felice una sua 'dedica'!
Intanto Andrea (un gen 4 che era venuto con noi), si era avvicinato
ad un letto dove un signore stava ansimando: con un asciugamano
gli terge il sudore e poi si siede accanto a lui. L'uomo dopo
qualche minuto lo guarda e dice. «Sono vecchio, ma con te
vicino mi sento un giovincello!» e si salutano con un abbraccio.
Stiamo per uscire quando incontriamo nel corridoio una suora che
tiene nella mano un canarino rosso e giallo; è molto anziana
e cantiamo anche a lei una canzone: 'Maria'. Alla fine ci dice:
«Si, Maria è proprio la nostra mamma, vogliatele sempre
bene !»: è per noi un regalo bellissimo. I gen
3 di Brescia
Due anni fa abbiamo accolto in casa nostra un ragazzo di 14 anni
che fino a quel momento aveva vissuto sempre in collegi vari.
La convivenza, all'inizio, non è stata facile. Io lasciavo
vivere in me l'uomo vecchio e perciò non avevo la carità
verso di lui. Ma ad un certo punto ho capito che dovevo stargli
più vicino . Ho cominciato così a dividere con lui
la mia camera, che è la più grande. Questo voleva
dire aiutarlo ad essere ordinato. Gli ho presentato i miei amici
perché diventassero anche i suoi: lui, avendo cambiato
città, non ne aveva. Questo mi costava, perché appena
essi arrivavano a casa correvano subito da me; ora invece li porto
anche da lui. Spesso, quando studio, viene a chiedermi qualcosa;
cerco di spiegargli tutto fino a quando sono sicuro che ha capito
e che, soprattutto, si sente amato. Un giorno lui stava studiando
ed io ero già pronto per andare a dormire. Il suo letto,
però, siccome quel giorno avevamo cambiato le lenzuola,
era ancora da riassettare. Così gliel'ho messo a posto.
A lui è venuto un colpo: «Questo non me l'aspettavo!»
La mattina dopo sono andato a lavarmi; quando sono tornato in
camera lui mi aveva già rifatto il letto. Così ho
visto che quando si sente amato, ama. Ora la sera, prima di addormentarci,
mi racconta tante cose della sua vita. «Se non fosse per
questo rapporto - mi ha confidato una sera - me ne sarei già
andato via da qui». Halbert (Austria]
Dopo che Chiara ci ha parlato del 'morire per la propria gente',
siamo andate in un quartiere povero della città dove già
lavoravano le gen 2, per preparare il Natale dei bambini poveri.
Ormai erano diventati i nostri prediletti. Siamo passate casa
per casa, parlando con le diverse mamme. per sapere quanti bambini
avevano e i loro bisogni. Bussando alla porta di una casa, ci
siamo trovate di fronte a dieci bambini. La loro mamma era andata
a lavorare ed il bambino più piccolo piangeva perché
era tutto sporco ed aveva fame. Subito gli abbiamo fatto un bagno
e siamo andate a comprargli la farina speciale per fargli la pappa,
gliela abbiamo data e l'abbiamo lasciato tranquillo. Finite le
visite, avevamo in mano una lista di 300 bambini dai 10 anni in
giù. Volevamo trovare i regali per tutti. Abbiamo capito
allora, di dover fare la comunione dei beni prima fra noi. Ma
non bastava, e allora ci è venuta l'idea di andare negli
uffici della città e chiedere qualcosa per quei bambini,
così pure nei negozi. Siamo riuscite ad avere dei doni
per tutti! Nei giorni di Natale, dopo aver preparato dei pacchettini,
siamo andate nelle case a portare questi doni insieme a dei dolci.
Era bellissimo vedere la gioia di tutti i bambini nel ricevere
il regalo. E anche noi eravamo felici, perché avevamo fatto
contento Gesù in tanti bambini. Le gen 3 di Belém
(Brasile}
Nella mia classe c'è una compagna sordomuta. Tutti la lasciano
in disparte, perché ogni volta che noi le rivolgiamo la
parola o che lei ci chiede qualcosa, si deve star lì un'ora,
a spiegarle cose anche semplicissime. Ho capito che non potevamo
più fare così, perché stavamo trattando male
Gesù. Così ho iniziato subito ad amarla, e ho notato
che anche altre due compagne cominciavano a fare come me, così
eravamo in tre ad amare Maura. Gli altri compagni, accortisi del
nostro comportamento, hanno cominciato a prenderci in giro e a
giudicarci. Le due compagne che erano con me, vedendo questo atteggiamento
degli altri, volevano smettere di stare con Maura, ma io ho detto
loro che se Gesù fosse stato al loro posto, sicuramente
avrebbe amato con una misura maggiore Maura, perché Lui
predilige gli ultimi, gli scartati... Vedevo però che i
giorni passavano e la classe non cambiava atteggiamento nei nostri
confronti e in quelli della nostra compagna: quasi pensavo che
la situazione non sarebbe più cambiata. Invece una mattina,
durante le due ore di italiano, parlando di alcuni problemi della
classe, si è arrivati al nostro rapporto con Maura: tutti
dicevano di non avere niente contro di lei, ma presto si sono
accorti che in realtà non facevano niente per volerle bene
e hanno promesso di aiutarla. Quella mattina si sentiva che tra
tutti c'era l'amore scambievole e che ci volevamo veramente bene.
Adesso con Maura è molto diverso: i miei compagni sono
i primi a voler stare con lei e ad aiutarla quando è in
difficoltà . Ho visto che l'amore sta trasformando anche
Maura, che ora si sente libera di stare con noi e di farsi conoscere
più a fondo. Silvia
Un giorno tornando da scuola, ho incontrato sull'autobus un ubriaco.
Parlava continuamente da solo e tutti cercavano di evitarlo. Ad
un certo punto si è rivolto a me ed io mi son detto: «Ecco,
è Gesù da amare» e ho cominciato ad ascoltarlo.
Lui, vedendo che non mi allontanavo come gli altri, ha cominciato
a dialogare con me, parlando di tutto quello che gli passava per
la mente. A volte non lo capivo, diceva parole a metà,
senza senso, ma questo non mi interessava: l'importante era amarlo
così com'era, come avrei amato Gesù. I miei compagni
e le altre persone sull'autobus mi guardavano meravigliati. Giunti
alla fermata dove dovevo scendere, l'uomo continuava a parlare.
Mi è tornata allora in mente la frase del Vangelo: «...
avendo amato i suoi, li amò sino alla fine» e sono
rimasto sull'autobus, per scendere con lui alla fermata successiva.
Questo piccolo atto d'amore mi ha dato una gioia immensa, quella
gioia che sento ogni volta che amo Gesù nei fratelli. Andrea
Un giorno sono arrivata a scuola e c'era una mia compagna che piangeva disperatamente. Ho cercato di starle vicino senza chiederle niente. Poi dopo un po', si è aperta spontaneamente e mi ha confidato che una sua amica si era suicidata. Non sapeva darsi pace e continuava a piangere. Io ho cercato di dimenticare tutto il resto in quel momento per ascoltarla fino in fondo, per sentire quel dolore anche mio. Ho pregato subito per l'anima di quella ragazza e ho ascoltato la mia compagna che si sfogava. Alla fine della mattina, sentivo che dovevo darle qualcosa di più, ma avevo paura che lei non capisse, date le sue idee tanto diverse dalle mie. Volevo comunicarle la speranza. Allora le ho scritto un bigliettino in cui le assicuravo tutto il mio affetto e le dicevo che sicuramente Dio, nella sua misericordia, avrebbe accolto in cielo la sua amica. Il giorno dopo, appena sono arrivata in classe, mi è venuta incontro serena e felice e mi ha ringraziato per la mia letterina, che l'aveva molto colpita. Con lei adesso ho un rapporto molto bello, profondo, che solo l'amore di Dio ha fatto nascere e crescere. Monica [Milano]
GESÙ NEL VANGELO
In questo mese avevo bisogno di alcuni vestiti, e ad un certo
punto mi sono venute in mente le parole di Gesù: «Cercate
prima il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in
sovrappiù». Così mi son messa a vivere bene
l'attimo presente, facendo fino in fondo ogni piccola cosa, essendo
Parola viva. Un giorno la mamma ha ricevuto una somma e mi ha
comperato dei vestiti. Per me è stato il centuplo e ho
constatato che, vivendo la Parola, possiamo ottenere anche le
cose materiali. Isabel (Colombia)
Durante questo ultimo periodo mio fratello è partito per
il servizio militare e mio padre, che fa l'imbianchino e aveva
molti impegni di lavoro, è rimasto senza aiuto. Ho cercato
di aiutarlo un po' ma lo facevo malvolentieri. Leggendo quella
frase che ha detto Gesù: «Fai agli altri ciò
che vorresti fosse fatto a te», ho capito però che
dovevo aiutare mio padre, dando tutto me stesso. Così da
quel momento gli sto vicino e cerco di non fargli sentire la mancanza
di mio fratello e lui è molto contento. Daniel
Quando ho saputo i risultati degli esami a scuola, ho visto che
ero andata abbastanza bene: potevo anche pensare di essere più
brava di quei miei compagni che avrebbero dovuto sostenere esami
di recupero. Subito mi sono ricordata della frase del Vangelo
che avevo letto quella mattina: «Chi si innalza sarà
abbassato e chi si abbassa sarà innalzato». Così
ho capito che dovevo mettermi a disposizione dei miei compagni
e aiutarli nelle loro difficoltà. Sono andata in cappella
e ho ringraziato Gesù di avermi dato quegli amici da amare
e gli ho chiesto perdono per tutto quello che non ho fatto per
annunciarlo agli altri. Susan (U. S. A )
Siccome sono straniero nella città dove studio, i miei
compagni di scuola mi prendono in giro. Un giorno non avevo la
riga per disegnare e ho preso quella del mio compagno. Lui me
l'ha strappata di mano dicendomi: «Gli stranieri non devono
toccare la mia riga!» Io non ho detto nulla ed ho preso la
penna per tracciare le righe a mano... Dopo un po' ho tirato fuori
dalla borsa un bel libro e l'ho messo sul banco. Lo stesso compagno
voleva guardarlo. Allora mi sono venute in mente le sue parole
e ho rifiutato di farglielo leggere. Poi però ho pensato
al Vangelo, dove Gesù dice di amare anche i propri nemici,
e gli ho dato il libro. Il mio compagno è rimasto molto
contento, e da quel giorno siamo diventati dei veri amici. Julien
(Africa)
Un lunedì di Pasqua, mentre mi recavo al cimitero col papà,
siamo stati investiti da una macchina. Sono entrata subito in
coma. Proprio quel giorno la mamma aveva ricevuto n dono un libro
di Chiara Lubich: 'Meditazioni'. Appena uscita dalla rianimazione,
anche se non ero ancora cosciente, la mamma mi ha letto dei brani
del libro e ogni volta che mi svegliavo di soprassalto, mi prendeva
la mano e mi leggeva di nuovo qualcosa, finché non mi riaddormentavo.
Dopo quattro giorni mi sono ripresa, ma avevo la schiena bloccata
e il dolore era forte. Mi consolavano tanto quelle parole di Chiara:
(Se soffri e il tuo soffrire è tale da non poter parlare,
da non poter capire, allora ripensa al sacrificio di Cristo sull'altare».
Sentivo che Gesù mi univa alla sua sofferenza ed eravamo
una cosa sola. Ho cominciato ad offrire ogni giorno il mio dolore
perché non andasse perso e pregavo per i miei compagni
di reparto, soprattutto per due bambini che erano molto gravi.
Ho provato una grande gioia nel vedere uno di loro uscire dall'ospedale
ormai guarito. La mia degenza è stata lunga, c'erano dei
momenti in cui mi scoraggiavo, pensavo con rancore alla persona
che mi aveva investito, ma poi ricordavo: «Ama i tuoi nemici».
Cominciavo a sperimentare quelle parole di Gesù: «Non
la mia, ma la tua volontà» e ne sentivo tutta la bellezza.
Così, attraverso questa esperienza dolorosa, ho imparato
ad amare Gesù più profondamente e ho potuto conoscere
Chiara. La mia famiglia ha vissuto nell'amore quei momenti difficili,
perché cercavamo dl portare insieme tutte le difficoltà.
Io, per esempio, evitavo di lamentarmi quando mi sentivo male.
A luglio poi ho potuto partecipare per due giorni alla Mariapoli
e lì ho trovato tante persone che vivevano per lo stesso
Ideale. Dio Amore. Cristina
Quest'estate i miei genitori si sono accorti che avevo una scapola
più sporgente dell'altra. Mi hanno portata da un dottore
che ha detto che avrebbero dovuto subito operarmi alla schiena,
perché avevo una forte scoliosi. Successivamente siamo
andati da un altro dottore, che invece mi ha consigliato di portare
un busto per molto tempo: avrei dovuto metterlo subito, altrimenti
la situazione sarebbe peggiorata . I miei genitori volevano acquistare
subito il busto, ma come primo istinto mi sono opposta, dicendo
che in fondo non era neanche sicuro che portandolo sarei guarita.
Qualche giorno dopo, mi sono incontrata con alcune gen 3 e, leggendo
insieme la Parola di Vita: «Beati gli afflitti», sono
rimasta colpita da quella frase di Chiara che dice che la croce
pesa se uno la trascina, ma se si porta con amore, diventa più
leggera. Ho capito che Dio mi chiedeva quello che volevano i miei
genitori, e mi sono detta che ce l'avrei messa tutta per fare
la Volontà di Dio. Sono tornata a casa e l'ho detto alla
mamma, ma lei mi ha risposto che non era più necessario
il busto, avrei potuto guarire facendo molta ginnastica. Ancora
una volta ho sperimentato che, nel Vangelo, Gesù mi dà
la chiave per superare ogni difficoltà. Patrizia
L'altro mese abbiamo vissuto la Parola di Vita. «Chiunque
beve di quest'acqua avrà ancora sete, ma chi beve dell'acqua
che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi...
diventerà in lui sorgente di acqua zampillante per la vita
eterna». Io ho cercato di viverla molto intensamente, mettendomi
a fare bene tutte le cose e cercando di essere a servizio degli
altri. Ma desideravo una 'occasione forte' per viverla più
a fondo e far posto a Gesù che vedevo tutti i giorni nell'immagine
della gente che mi attorniava. Faccio la Scuola Alberghiera ed
ora lavoro in un albergo con tanti disagi di orari, difficoltà
con gli altri che lavorano con me o con gli ospiti di passaggio.
Molte volte mi sento stanco e quindi con poca voglia di alzarmi
presto la mattina e incominciare il lavoro spesso faticoso che
mi snerva. Una mattina avevo deciso di dare tutto, di essere 'completo'
nell'amare, per diventare anch'io una fonte di 'acqua viva e zampillante'.
Era la notte del 24 marzo e aprendo il Vangelo prima di andare
a letto (lo tengo sempre sul comodino), mi capitò l'episodio
delle nozze di Cana e riflettendoci, mi accorsi che era proprio
Gesù che mi offriva quella 'occasione forte', che tanto
desideravo: mi ricordai infatti che il giorno dopo avevo come
ospiti in albergo un numeroso gruppo di turisti francesi da servire
ed amare. La mattina mi alzai presto, mi armai di entusiasmo e
pieno di disponibilità, mi ricordai di ciò che avevano
fatto Gesù e Maria alle nozze di Cana. Li attesi e servii
la colazione a tutti con grande diligenza e amore, tanto che rimasero
meravigliati del mio atteggiamento. Dentro mi scoppiava il cuore
di gioia: mi sentivo felice perché cercavo di dare tutto
me stesso. Giunto il momento della partenza mi affrettai a preparare
i cestini da viaggio, pensando di prepararli per Gesù (e
Gesù merita di essere servito bene!); poi preparai di nuovo
il caffè per tutti, cominciando dal lavare bene le tazze,
tenendo tutto pulito e la zuccheriera pronta. Arrivò il
momento della partenza e siccome volevo ancora dare qualcos'altro,
facendo bene tutto con amore, mi precipitai a caricare i bagagli,
perché era Gesù che partiva con loro. Più
amavo, più sentivo nel cuore sorgere una fonte veramente
viva, piena di acqua zampillante e fresca, fatta solo di amore
che non si esaurisce mai. Quando poi all'ultimo momento il capogruppo
volle offrirmi qualcosa, ho capito che l'amore li aveva toccati.
Alfredo
Volevo vivere bene la Parola di Vita, quindi ho deciso di scrivermela
sulla mano. Sono andata a scuola e poco dopo una mia compagna
mi ha chiesto: «Cosa hai scritto lì?». Io volevo
rispondere che era una formula di matematica, ma ho pensato che
se avessi risposto così avrei tradito Gesù; allora
ho detto che era una frase del Vangelo. Questa mia amica ha cominciato
a ridere: «Ma perché non ci scrivi piuttosto il nome
di un ragazzo?». L'ha detto anche alle altre compagne e così
anche loro mi hanno preso in giro. A me però non importava
perché ricordavo le parole di Gesù: «Hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi» e questo al confronto
non era niente. Così ho continuato ad amarle. La mattina
dopo, una di queste ragazze mi ha confidato che con me non si
poteva parlar male perché diceva che non mi aveva mai sentito
dire una parolaccia. Nei giorni seguenti, durante l'intervallo,
le mie compagne si radunavano per raccontarsi barzellette piuttosto
brutte, ma io facevo finta di niente e me ne andavo. Era per loro
un motivo in più per prendermi in giro, ma io non mollavo,
continuavo ad amarle. Pian piano però qualcosa è
cambiato, infatti ora mi rispettano. Comunque a me basta dare
la vita per loro momento per momento, sicura che tutto il resto
lo farà Gesù. Sandra
Mio padre è ateo e anche la mamma. Sono tutti e due molto
impegnati politicamente e tutti i loro amici condividono le loro
idee... Così, spesso a casa mia si tengono delle riunioni.
Praticamente sono la sola a credere in Gesù e nel Vangelo,
e quando mi trovo a parlare con loro capisco di dover andare controcorrente.
Così ogni volta, con amore, provo a dire come la penso.
L'unità con le altre gen 3 per me è fondamentale
e mi aiuta sempre ad andare avanti. In particolare con la mamma
sento che il rapporto comincia a cambiare: spesso mi trovo a dirle
tutto di me e non mi chiudo, come facevo prima, pensando che lei
non può capire. Vedo che Gesù ogni volta mi fa trovare
le parole adatte. Antonella
A scuola, durante un intervallo, frugando nelle tasche del giubbotto,
mi è capitata fra le mani la Parola di Vita che avevo appena
ricevuto quella mattina e, approfittando dell'intervallo, mi sono
ritirato in un angolo per meditarci sopra. Ad un certo punto un
mio compagno si è avvicinato incuriosito e mi ha domandato
cosa stavo leggendo. Lì per lì avrei voluto nascondergli
la verità, temendo una possibile sua derisione, anche perché
lo ritenevo incapace di comprendere certe cose, a causa del suo
comportamento e del suo linguaggio. Ma, ripensandoci, mi sono
fatto coraggio, l'ho invitato a sedersi a fianco a me e gli ho
spiegato che la Parola di Vita è una frase del Vangelo,
che può servire da guida pratica nella vita quotidiana.
Abbiamo cominciato a leggerla insieme. Alla fine, dopo un breve
momento di riflessione, gli ho chiesto se aveva capito, se gli
era piaciuta. Con mia grande sorpresa Sergio ha cominciato a parlarmi
di sé, dicendo delle cose molto profonde . Parlando insieme
degli sbagli che finora avevamo commesso, gli ho chiesto se era
pronto a cambiare, a pensare solo all'attimo presente e a ricominciare
insieme. Subito mi ha risposto: «Sì!». Da allora
ci troviamo molto bene insieme, e sento che fra di noi c'è
unità. Corrado
Una sera, facendo una breve passeggiata, prima di tornare a casa
mi trovai a passare davanti alla chiesa e mi venne il desiderio
di fermarmi. Entrando notai tre giovani che sembrava volessero
rubare in chiesa. Io intervenni, e nacque un forte battibecco
fra di noi. Alla fine ebbi la peggio perché mi aggredirono
e mi picchiarono usando una sbarra di ferro. Non capii più
nulla e svenni. Mi risvegliai dopo due ore in sala di rianimazione
all'ospedale con varie fratture in faccia e al polso. Mi misi
a piangere disperatamente e non riuscivo a frenarmi. Provavo dei
sentimenti di odio verso quei tali, ma ad un certo punto mi calmai
perché avvertii una luce che veniva dal di dentro. Mi ricordai
della Parola di Vita: «Sarete odiati da tutti a causa del
mio nome, ma nemmeno un capello del vostro capo perirà».
Mi avevano ridotto ad uno straccio, era vero, ma che cristiano
ero se non sapevo perdonare, se non mi sforzavo di amare quelli
che mi avevano fatto del male? Per tutto il tempo della degenza
in ospedale ho cercato di superare i momenti di difficoltà
tenendo sempre presente quella parola di Gesù. Ettore
Sono stata in vacanza in campagna. Lì ho ritrovato Roberta,
un'amica alla quale l'anno scorso avevo dato la Parola di Vita.
Allora avevamo parlato dell'Ideale e dopo un anno l'ho trovata
molto cambiata, mi ha raccontato tante esperienze che aveva fatto
e come aveva cercato di vivere il Vangelo. Poi ha voluto sapere
delle gen, di Chiara. Insieme abbiamo fatto il patto di amare
subito dolori e gioie e di non sprecare neanche un attimo per
farci sante. Per lei Gesù abbandonato è subito arrivato.
Sua zia, che stava male, è stata portata d'urgenza in ospedale.
Le ho dichiarato la mia unità e lei mi ha risposto: «Vedrai,
non perderò questa occasione che Gesù mi dà,
di poterlo amare anche in una situazione simile...». Due
giorni dopo mi ha chiesto se potevo andare con lei a trovare sua
zia in ospedale. Arrivando abbiamo visto che era molto migliorata.
Stavamo per venire via quando nell'accompagnare al bagno una vecchietta
che ce lo aveva chiesto, abbiamo constatato che il locale era
molto sporco. Allora Roberta mi ha detto: «Ma se c'è
Gesù in ciascuna di queste persone, non possiamo permettere
che il bagno di questo ospedale sia così sporco!»
In quattro e quattr'otto abbiamo deciso e siamo andate a parlare
con le infermiere per dir loro che volevamo pulire i bagni. Un'infermiera
si è messa a ridere e mi ha chiesto: «Ma chi sei?
Il buon samaritano? Dai retta a me, in questo ospedalino di campagna
a chi vuoi che importi se il bagno non è lustro?»
Ci siamo guardate e con tutto l'amore possibile abbiamo risposto
che a noi importava moltissimo. Ci hanno dato tutto il materiale
necessario, guardandoci sempre più stupite. All'inizio
la pulizia è stata un po' difficile, non sapevamo da che
parte cominciare e poi c'era un odore terribile, ma... «Tutto
vince l'amore» abbiamo pensato. Alla fine eravamo stanche,
ma felici. L'infermiera, quando siamo ritornate da lei, ci ha
ringraziato, poi ci ha accompagnato fino alla porta e ci ha detto
di ritornare presto lì, perché voleva conoscerci
meglio. Con Roberta ci siamo guardate e poi io ho tirato fuori
dalla borsetta un foglietto della Parola di Vita e gliel'ho dato,
dicendole che lì avrebbe capito come mai avevamo voluto
fare una cosa così insolita. Federica
Appena ho conosciuto la Parola di Vita, ho subito pensato di parlarne
a tutte le mie compagne. Così, arrivata in classe, ho cominciato
a spiegare loro tutto quello che avevo capito. Mi sono accorta.
però, che nessuna mi ascoltava e che tutte stavano annoiandosi.
Allora mi sono ricordata che Gesù ha detto che bisogna
prima fare e poi insegnare. Così ho lasciato perdere il
mio discorso e ho cercato di amare le mie compagne in tante piccole
cose. Per esempio, quando una di loro mi ha chiesto di aiutarla
in un lavoretto, anche se dovevo fare il mio, sono andata da lei.
Ora ha voluto sapere della Parola di Vita e nei momenti di intervallo
ci raccontiamo sempre le esperienze. Laura
Quando ho letto il commento di Chiara alla frase: «È
beato colui che non si scandalizza di me», mi sembrava che
Chiara l'avesse scritta proprio per me. Da tempo infatti non sapevo
come comportarmi con delle mie amiche spesso volgari, così
le evitavo. Ma quando ho letto: «Incomincia ad amare persona
per persona che incontri nella tua giornata e... riempi il tuo
cuore di quelle preferenze che sono state le sue quando camminava
come te sulla terra», allora ho capito cosa dovevo fare ed
ho cominciato a vivere così. Loro si sono accorte di un
mio cambiamento nei loro riguardi e me ne hanno chiesto il perché.
Allora ho potuto parlar loro della Parola di Vita. Maria Grazia
Ho sempre fatto tanti paragoni fra chi sapeva scrivere e chi no,
chi era bravo in matematica e chi no... Però, leggendo
il commento di Chiara alla Parola di Vita: «Molti un sol
corpo», ho capito che tutti siamo fatti diversamente, che
abbiamo doni diversi per comporre insieme un'armonia. Ho pensato
allora di mettere al servizio di tutti il talento che ho, quello
di saper scrivere, e ho cominciato ad aiutare quei compagni che
hanno difficoltà in italiano. Poi ancora ho capito che
il dono più bello che Gesù mi ha fatto è
quello dell'ldeale e che dovevo far fruttare anche questo. Così,
mentre un pomeriggio studiavo con altre mie amiche, ho tirato
fuori la Parola di Vita e ho raccontato loro la mia esperienza.
Loro sono state contentissime. Giulia
Un giorno ho incontrato un povero per le scale di casa. Gli ho
dato subito quello che avevo nel borsellino, poi mentre lui si
allontanava ho pensato che non gli avevo dato la cosa più
importante: Dio. Allora l'ho rincorso e gli ho detto: «Io
le ho dato tutti i soldi che avevo, ma questo non è il
tutto della mia vita; noi dobbiamo vivere per un'altra vita e
quello che conta è il Vangelo!» Gli ho parlato, allora,
della Parola di Vita e gliel'ho data. Il povero è stato
ad ascoltarmi attentissimo e poi si è allontanato leggendo
il foglietto. Luciana
Accanto a me abita una signora che non va mai in chiesa e che
vive una vita non molto bella. Così ho pensato che dovevo
fare qualcosa per lei. Mi sono fatta coraggio e sono andata a
suonarle il campanello, portandole il foglietto con la Parola
di Vita. La signora, però, appena si è accorta di
cosa si trattava, mi ha detto che non voleva nemmeno leggerla
e quasi mi ha chiuso la porta in faccia. Sul pianerottolo ho pensato:
«Non mi posso arrendere perché sono sicura che se
legge la Parola di Vita è come se le arrivasse Dio. Poi
Chiara al mio posto non si arrenderebbe, troverebbe sicuramente
un modo». In quel momento mi è venuto in mente di
infilare il fogliettino sotto la porta, e così ho fatto.
Il giorno dopo con mia grande sorpresa quella signora è
venuta a casa mia per dirmi che aveva letto quel foglietto e che
ne voleva degli altri. Dalla gioia sono corsa subito in chiesa
a ringraziare Gesù. Ma la mia felicità è
aumentata la domenica dopo, quando a messa ho visto quella signora
che si è confessata e ha fatto la comunione con me. Anna
Io e Monica, una gen 3, abbiamo deciso di portare la Parola di
Vita nella nostra classe. Era la prima volta che facevamo un passo
così, nel senso di distribuire la Parola di Vita a tante
persone, potete immaginare quindi come ero teso, emozionato. Poi
ho pensato che un gen 3 non poteva arrendersi solo per paura di
non farcela! Mi sono fatto coraggio, ho chiesto l'aiuto di Gesù
e appena il nostro insegnante di religione ha finito di presentarla,
l'ho data a ciascuno dei miei compagni. Subito dopo ho potuto
constatare che la mia paura era proprio infondata. Tutti infatti
hanno apprezzato la Parola di Vita, e qualcuno mi ha perfino ringraziato.
La mia vera preoccupazione, però, non era tanto il fatto
di distribuirla, quanto di doverla vivere 'sul serio', in modo
che si potesse leggere la Parola di Vita solo dal mio comportamento,
dalla mia vita. Adesso mi impegno ancora di più, per trascinare
anche gli altri a viverla. Gabriele
Quest'anno nella mia scuola, facciamo lezioni di religione. Nella
prima lezione, la maestra ci ha chiesto cosa proponevamo per le
lezioni successive. Subito ho pensato alla Parola di Vita, però
ho avuto paura della responsabilità d'essere veramente
Parola vissuta. Allo stesso tempo ho sentito che dovevo affidarmi
a Gesù e vincere il rispetto umano. Ho dato allora il suggerimento
di leggere e cercare di mettere in pratica la Parola di Vita di
ogni mese. E' stato straordinario! Tutti erano d'accordo ed anche
la maestra. Ora, nella prima lezione d'ogni mese, leggiamo la
Parola di Vita tutti insieme e nella lezione seguente ci raccontiamo
come abbiamo fatto per metterla in pratica. In questo modo la
Parola di Vita si è fatta rivoluzionaria anche per loro.
Anna Paola (Brasile)
GESÙ IN NOI
Una mattina la mamma era molto stanca, perché si era alzata
presto e la sera prima si era addormentata tardi. Dopo aver ordinato
la casa disse: «C'è ancora da stirare, ora però
vado un po' a riposare». Andai vicino al cesto della biancheria
che doveva essere stirata e guardai quanta ce n'era. Il cesto,
nonostante la sua grandezza, era pieno zeppo e il coperchio si
chiudeva a malapena. Mi voltai pensando: «Per stirare tutto
ci vorrà almeno un'ora! No, non ho tempo, voglio leggere,
voglio pattinare, poi... se avanzerà del tempo, ma non
credo. Con tutto quello che ho da fare!». Presi un bel libro
e cominciai a leggere, ma poco dopo mi fermai e pensai: «Ma
che faccio? Mi metto a leggere mentre mia madre ha bisogno di
aiuto? Che gen sono se non dico di sì a Gesù? Anche
questa volta voglio amare!» Presi il ferro da stiro e mi
misi a stirare, cantando tante canzoni gen, felice di aver detto
anche questa volta di sì a Gesù. Paula (Portogallo)
Ieri pomeriggio mentre stavo studiando, la mamma mi ha chiesto
di andare al pozzo ad attingere acqua per lavare la biancheria.
Ho fatto finta di non sentire e ho continuato a studiare per cinque
minuti. Ma una voce mi diceva: «Una vera gen deve essere
sempre pronta ad obbedire a Gesù...». Allora ho interrotto
lo studio e sono andata a prendere l'acqua. È stata tanta
la gioia per essermi vinta, che poi ho potuto studiare meglio.
Buarom (Tailandia]
Vado spesso in piscina e di solito per raggiungerla prendo con
una mia amica il filobus. Ma quel giorno sono andata in macchina
con la mamma. Quando sono arrivata ho visto che la mia amica era
arrabbiata con me. Allora anch'io mi sono imbronciata. Mentre
nuotavo, però, sentivo che Gesù mi diceva che così
non andava bene. Allora quando c'è stato un minuto di pausa
le sono andata vicino e le ho parlato in modo gentile. Ho notato
che anche lei ha cambiato atteggiamento; mi sono sentita tanto
felice e ho capito che questa gioia me l'aveva data Gesù.
Anne (Belgio)
Un giorno ero nella mia stanza a studiare e sentivo mio fratello
e il suo amico che brontolavano. A me veniva voglia di andare
a sgridarli perché mi davano fastidio, ma sentivo che il
mio comportamento non sarebbe servito a niente, perché
non era amore. Allora ho cercato di ascoltare cosa Gesù
mi diceva di fare e subito ho capito che mi chiedeva di andare
da loro solo per amarli. Così sono entrato in quella stanza
e ho detto che Gesù in quel momento non era contento di
quello che stavano facendo. Loro sono stati subito d'accordo e
hanno fatto immediatamente la pace. Hans (Austria)
Un pomeriggio in cui i miei genitori non erano in casa, dopo aver
messo bene in ordine tutta la cucina, ho fatto i miei programmi
(compiti, studiare e molte altre cose) e sono subito andata in
camera mia. In quel momento Paolo mi ha chiesto di giocare con
lui. Stavo proprio rispondendo che avevo da fare, quando ho capito
che per Dio non ci sono scuse valide e mi è subito venuta
in mente la frase: amare Dio e per lui tutti i fratelli. Il mio
'fratello' in quel momento era Paolo e per Lui dovevo amarlo.
Così ho cancellato dalla mia mente tutti i pensieri e sono
andata con lui a giocare. Stellina
L'altro giorno avevamo un allenamento di pallavolo. Ero molto
contenta e mi sono messa subito a giocare. Ad un certo momento
è arrivata una ragazzina e tutte volevano mandarla via;
io mi sono ricordata che dovevo essere 'locomotiva' e tirarmi
dietro più gente possibile. Così mi sono avvicinata
a lei, le ho sorriso e l'ho invitata a giocare. Siccome le mie
compagne mi stimano molto, non hanno detto niente, anzi, tutte
erano contente, perché questa ragazza si è dimostrata
brava. La partita è continuata e mi sono lasciata prendere
dal gioco, dimenticandomi della tensione alla santità.
Ad un certo punto stavamo perdendo e mi è scappato di rimproverare
chi sbagliava. Subito tutte sono diventate tristi. Ho guardato
in faccia Gesù abbandonato e... 'sotto' a incoraggiare
tutte, a dire che non importava! Velocissimamente, ristabilito
l'amore fra noi, abbiamo ricominciato con grinta, ma non siamo
riuscite a vincere. Alla fine della partita tutte mi sono venute
intorno a dirmi che non importava perché ci volevamo bene
lo stesso. Ombretta
Stavo facendo un esame e non ricordavo quasi niente; ero sconcertata
perché avevo studiato tanto. Così ho pensato di
copiare dagli altri. Subito, però, ho sentito quella voce
di Gesù dentro di me, che mi diceva che quello che avevo
pensato non era una cosa bella. Così ho avuto un voto basso,
ma ho offerto questo dolore a Gesù. Dopo mi è arrivato
il centuplo, perché la professoressa mi ha dato un'altra
possibilità e alla fine, sulla pagella, ho avuto un bel
voto. Maria Isabel (Brasile)
L'ultimo giorno di carnevale nella mia parrocchia hanno organizzato
una sfilata di carri mascherati, così con mia sorella siamo
andati a vederla. Giunti quasi alla fine del 'programma', alcuni
miei compagni mi hanno teso un'imboscata, se così si può
dire, e con dei pacchi di farina mi hanno imbiancato. Mi ero abbastanza
seccato e stavo per prendere un ragazzo e dargli una 'degna risposta',
quando una voce dentro di me mi ha detto di fermarmi e di vedere
Gesù in lui. Ho capito che dovevo rispondere con l'amore,
così ho sorriso ai miei compagni per l'infarinata e abbiamo
continuato insieme a scherzare. Luca
Stamattina non avevo voglia di riassettare il mio letto perché
avevo ancora sonno. Subito, però, ho superato la mia pigrizia,
pensando che Gesù sarebbe stato contento! Poi ho visto
che una mia amica non sapeva mettere a posto bene il suo letto
e io mi dicevo: «il suo letto è fatto male, mentre
il mio bene». In quel momento ho sentito dentro di me che
Gesù mi spingeva ad aiutarla. Le sono andata vicino e le
ho detto: Vieni, facciamolo insieme». Lo abbiamo rifatto
ed il suo era il più bello di tutti. E anche io ero molto
felice! Simone (Francia]
Quando esco da scuola passo davanti ad una pasticceria, dove tutte
le mie amiche comprano qualcosa. L'altro ieri sono passata da
lì e mi è venuta voglia di comprarmi un pacchetto
di caramelle. Ho capito che quella era una tentazione della mia
gola e mi sono detta «Un pacchetto di caramelle costa poco,
ma non è per i soldi che non lo compro, è che non
mi faccio santa» quindi ho tirato dritto. Quella sera i miei
genitori mi avevano comperato due pacchetti di caramelle! Monique
(Francia)
Due gen 3 stavano pulendo il bagno e le altre giocavano. Io sono
passata di corsa davanti a loro senza guardare, perché
volevo andare a giocare. Dopo sentivo una voce dentro, che non
mi lasciava in pace... era Gesù che mi diceva di andare
ad aiutare le gen a finire di pulire. Sono andata da loro e sono
rimasta contentissima. Laurita (Uruguay)
Quella mattina mi ero alzata con il proposito di amare ogni dolore
che si sarebbe presentato nella giornata. Quando sono arrivata
a scuola mi sono meravigliata nel vedere tanti ancora fuori dalla
porta d'ingresso. Alcuni ragazzi impedivano a tutti di entrare
per uno sciopero di cui nessuno sapeva spiegare il motivo. Naturalmente
i miei compagni erano decisi ad approfittare dell'occasione per
non far lezione. Anch'io sinceramente avrei preferito andare a
casa, però sentivo che era più comodo, mentre ciò
che mi avrebbe dato più pace era entrare, perché
era quello che Gesù mi chiedeva in quel momento. Cercai
di convincere i miei compagni a non andarsene. Così con
altri due o tre abbiamo provato a dire a quei ragazzi di lasciarci
entrare, ma quelli ci ridevano in faccia; gli altri si sono allontanati
un po' ed io sono rimasta a discutere. Mi sentivo veramente sola,
ma ho pregato Gesù che fosse Lui a farmi parlare. Minacciavano
di picchiarmi, ma io ho spiegato che la manifestazione sarebbe
servita solo a produrre violenza. Non c'era nulla da fare, però
cercavo di convincere i miei compagni a restare lì. Quando
è cominciata la manifestazione, quasi tutta la mia classe
è entrata a fare lezione regolarmente. Tutti gli altri
ci prendevano in giro, ma io sentivo dentro una felicità
immensa. Francesca
Qualche giorno fa ho fatto il compito di italiano. Il tema era: «Come descriveresti uno dei tuoi compagni?» Oggi la professoressa è venuta con i compiti corretti e come al solito n