IL ROSARIO A LOURDES

 

Di fronte alla Prima Apparizione Bernardette fa il segno della croce e si inginocchia. Poi racconta: "Recitai il Rosario: la Visione faceva scorrere i grani del suo rosario, ma non muoveva le labbra. Quando lo terminai la Visione scomparve di colpo".

La storia di Lourdes inizia con un gesto di fede: il segno della Croce. L'azione della fede continua con la preghiera, la preghiera del Rosario.

La recita del rosario divenne per Bernardette una espressione di preghiera quotidiana ed appassionata. Raccomandava: "La sera, quando amdate a riposarvi, prendete il rosario ed addormentatevi recitandolo; farete come i bambini che si addormentano dicendo: mamma!". "Non lo direte mai invano".

Ricordando che la Vergine Immacolata è apparsa portando il rosario al braccio e che più volte l'ha recitato con la Bernardette, si può dire che amare Lourdes significa anche amare il rosario.

 

PRIMO MISTERO: L'ANNUNCIO DELL'ANGELO A MARIA.

 

E' il mistero che mette in luce l'incontro tra la inziativa di Dio e l'accoglienza della proposta divina da parte di Maria. "Diventerai madre del Salvatore", annuncia l'angelo. "Avvenga di me secondo la tua parola" è la risposta di Maria.

Qualcosa di simile è avvenuto alla Grotta di Massabielle: l'Immacolata propone, apparendo diciotto volte , un messaggio alla Bernardette: essa lo accoglie, lo annuncia, lo vive e lo testimonia facendo della sua vita una manifestazione tangibile di esso e di Lourdes un luogo privilegiato di incontro, preparato dalla Madre, tra l'amore di Dio e l'umanità. Diceva:

"Sia fatto di me secondo la vostra parola, o Madre mia, e che il mio cuore, perduto nel vostro, non abbia più altro movimento, altro volere, altro amore che ciò che piace al mio Divin Maestro .... Sì, mio Dio.. In tutto e per tutto Sì" (Diario, pg. 85)

"Amare sempre ciò che Dio vuole ... volerlo sempre" (Diario, pg. 84). "Quando si pensa: il buon Dio lo permette, non ci si lamenta" (Diario, pg. 18).

"Chiunque voglia darsi sinceramente a Dio e non appartenere più a sé stesso, deve mettersi interamente a disposizione della Provvidenza, sempre pronto ad accettare senza riserve tutte le Croci che il Signore si degnerà di mandargli per il compimento perfetto dei suoi adorabili disegni... Unicamente in vista della vostra gloria e del vostro amore io desidero spogliarmi della mia volontà e sottometterla senza riserve alla vostra, per compiere tutti i disegni della vostra Provvidenza su di me... Ho un solo desiderio: obbedirvi ed amarvi in tutto .... Disponete dunque di me, come Padre infinitamente buono, per la prosperità e per l'avversità, per la malattia e la salute, per la vita e per la morte, per il tempo e per l'eternità" (Atto di amore perfetto, in "Diario", pg. 69-70)

"Ciò che riguarda me stessa, non mi riguarda più; io devo appartenere, da questo momento, interamente a Dio, e a Dio solo" (Diario pg. 78)

"O Madre mia, vi faccio il sacrificio di tutte le creature, affinchè il mio cuore sia tutto vostro e del mio Gesù" (Diario, pg. 80)

"Quando tu non avrai altra volontà che quella di Dio, il tuo cuore e quello di Maria non formeranno che un solo, uno stesso cuore" (Diario, pg. 84).

 

 

 

 

SECONDO MISTERO: GESU' NASCE A BETLEMME

La venuta di Gesù sulla terra per mezzo di Maria manifesta l'amore onnipotente di Dio che si fa vicino ad ogni uomo per esserne modello, guida, aiuto. E' giunto tra noi per rimettere a nuovo l'immagine divina che la creatura aveva rovinato con la lontananza da Dio, con l'egoismo, con la pretesa di essere autosufficiente ed autonomo dinnanzi al Signore. Fin da Bambino, Gesù, che chiama i pastori ed i magi, si mostra "Via, Verità e Vita" e "Luce del mondo".

Di Bernardette è conservata questa preghiera. "Mio divino Maestro, la mia scelta è fatta! ... Ho avuto modo di pesare il valore delle ricchezze terrene che periscono ... ho misurato la durata dei piaceri fuggevoli ... ho sondato le vane felicità del mondo e la sua gloria effimera. Ed ho sentito forte la parola di saggezza: "Vanità delle vanità, tutto è vanità sulla terra, all'infuori che amare Dio e servirlo". Allora ho alzato gli occhi e non ho visto che Te, Gesù, venuto per portarci la felicità che solo Tu sai donare.

Ed ho scritto: Gesù solo come Fine; Gesù solo come Maestro; Gesù solo come Modello; Gesù solo come Guida; Gesù solo come Gioia; Gesù solo come Ricchezza; Gesù solo come Amico. Rimanere in Lui per avere da lui ogni bene". (Diario, pg. 87)

"O mio Gesù, mettete tanto amore nel mio cuore che un bel giorno esso si spezzi per ritornare a voi. Io vi metto come sigillo sul mio cuore; restatevi per sempre" (ivi 83)

"O Madre mia, Maria: prendete il mio cuore ed immergetelo nel cuore del mio Gesù" (dal Diario, pg. 80)

 

TERZO MISTERO: LA PASSIONE DI GESU': LA SUA CROCE E LA SUA MORTE.

 

Gesù si consegnò volontariamente alla passione ed alla morte. "Padre, se possibile, passi da me questo calice: però non la mia, ma la tua volontà sia fatta". Quando ha sofferto di più, ha amato di più. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Il dono che Gesù ha fatto di sé non si arrestato di fronte ai tormenti ed alla morte. "Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine". Le cause che l'hanno condotto al Calvario erano cieche ed ingiuste: quelli che l'hanno sottoposto a patimenti e poi alla morte non sapevano quello che facevano. Ma Gesù ha tradotto tutti i dolori che arrivavano in mezzi di redenzione. Anzi ha visto in quei terribili momenti il compimento del suo disegno d'amore, in unità con il Padre e per la salvezza dell'umanità.

Bernardette ha avuto un rapporto particolare con il Crocifisso. L'antivigilia della sua morte ha pronunciato queste parole: "Quando leggo la Passione, sono più commossa di quando me la spiegano".

Si riferisce anche agli ultimi anni della sua vita questa preghiera. "O Gesù, proteggetemi sotto il vessillo della vostra croce. Che il Crocifisso non sia solamente sotto i miei occhi, ma sul mio petto, nel mio cuore, vivente in me... Che io possa attirare le anime non a me stessa, ma a Lui, dall'alto di quella croce su cui, in vita, il suo amore mi unisca sempre". (Diario, pg. 83).

Nella sua vita, toccata da profondi dolori spirituali e fisici, ha potuto dire: "Sarebbe un vero peccato soffrire tanto e sprecarne il frutto" (da "Bernardette vi parla", pg. 53). "Avrò sempre abbastanza salute, mai abbastanza amore" (Da "Ciò che credeva Bernardette", 142). "Che follia rifugiarsi in se stessi, quando Nostro Signore ci chiede la mano per inchiodarla. Ormai, più sarò crocifissa, più sarò felice" (da Bernardette vi parla, pg. 538)

Amore e dolore sono stati in lei intimamente uniti. "O mio Gesù, fate che io vi ami; amatemi e poi crocifiggetemi finchè vorrete" (Diario, pg. 80). Aveva ricevuto in dono un crocifisso che teneva presso il letto. Scrive in una lettera a chi gliela aveva inviato: "Guardo più spesso che posso l'immagine di Gesù Crocifisso... Sono più felice col mio Cristo, sul mio letto (di malata), che una regina sul suo trono". "A te dò appuntamento ai piedi della croce: è là che troveremo forza e coraggio" (Lettera alla sorella pg. 66).

"O Gesù, poichè mi avete dato la vita con la vostra morte e mi avete liberata per mezzo delle vostre pene da quelle che erano dovute a me, voi avete anche meritato, per mezzo del vostro abbandono, che il Padre celeste non mi abbandonasse e che non mi fosse mai così vicino con la sua misericordia, come quando io gli sono più unita attraverso la sua desolazione" (Diario, pg. 81).

"Voglio seguirvi, o mio Gesù, ed imitarvi, preferisco essere crocifissa con voi che gustare senza di voi tutte le delizie del mondo" (Diario pg. 80)

 

QUARTO MISTERO: LA RISURREZIONE DI GESU' E L'ASCENSIONE AL CIELO

 

Il Crocifisso è risorto per la potenza di Dio. Le sofferenze di Gesù non sono il gesto di un eroe di cui conserviamo solo il ricordo: esse sono le espressioni attuali ed eterne di un Amore che ha vinto il sepolcro. "Perchè cercate tra i morti Colui che è vivo? E' risorto, non è qui!" dice l'angelo alle donne. La vittoria della Croce di Cristo ci dimostra che la vita che viene da Dio è più potente della morte, la grazia più potente del peccato, il perdono più forte della colpa. Noi possiamo camminare nella luce del Signore Risorto che manifesta nella gloria l'amore vissuto nella Passione.

Bernardette è una persona semplice: "Se la Vergine Santa mi ha scelta è perchè ero la più ignorante. Se avesse trovato una più ignorante di me, l'avrebbe scelta", scrive nel Diario. Ma ha compreso la sapienza dell'amore che la fece vivere da "risorta con Cristo" in tutte le vicende che l'hanno coinvolta nella sua chiamata particolare e nel suo compito di messaggera dell'Immacolata: per questo la sua vita è in grado di varcare i secoli ed ha generato Lourdes.

Quando le fu chiesto quale fosse l'oggetto supremo dei suoi desideri, disse: "Portatemi l'amore di Dio". Nei suoi appunti personali, commentando la regola che prescriveva rapporti di carità con ogni persona, si legge: "Non saprei vivere un solo momento senza trascorrerlo amando". (Da "Bernardette vi parla" pg. 562)

Consapevole delle difficoltà, anche quelle del suo carattere, faceva della preghiera una pedana di lancio: "Coraggio, anima mia, la preghiera ottiene tutto; tutto il cuore di Gesù è là; bussiamo". Ed ancora: "O Maria Immacolata, insegnatemi la grande scienza dell'amore! Che esso mi attiri potentemente... Che io prenda slancio per unirmi al Cuore di Gesù, centro divino di carità" (Diario, pg. 79). Aveva compreso così bene che una compagna testimonia: "Non si mostrava mai tanto gentile, come quando maggiormente soffriva".

Scrive al fratello Gian-Maria: "Ricordiamoci spesso le parole del divino Maestro "Non sono venuto per essere servito, ma per servire". Questo sembra duro e difficile alla natura; ma quando si ama Nostro Signore, tutto diventa facile. Quando qualche cosa ci costa, diciamo subito "Tutto per farvi piacere, mio Dio, e niente per la mia soddisfazione". Anche quest'altro pensiero mi ha fatto molto bene: "fare sempre quello che ci costa di più". Questo mi ha aiutato a vincere molte piccole ripugnanze" (pg 68).

A suor Julie, che lascia Nevers per un'altra casa, confida la sua esperienza di infermiera. "Quando si cura un malato bisogna allontanarsi prima di ricevere qualche ringraziamento.. Si è già più che ricompensati dall'onore di poterlo curare... Non dimenticare di vedere Nostro Signore nella persona del più povero: più è ripugnante, più bisogna amarlo". Suor Julie, al momento di partire, le chiede un ricordo: "Quando ci si vuole davvero bene, non c'è bisogno di un ricordo... Bisogna amarsi senza limiti e dedicarsi senza fare calcoli" (da Bernardette vi parla pg. 395-396)

QUINTO MISTERO: MARIA, MADRE DELLA CHIESA E ASSUNTA IN CIELO

 

La vita di Maria è un insegnamento per tutti: è modello di ogni cristiano. E' laica: non ha mai celebrato o predicato: ma nessuno come Lei ha accolto e donato Dio. Ella sta sempre dinnanzi a noi come "stampo" che ci offre il modello per ogni occasione della vita. Ci ha preceduto con la fede e ci precede in Paradiso, termine ultimo di ogni umana attesa. Dove c'è vita, c'è una madre: dove c'è cristianesimo, c'è Maria con la sua presenza, il suo aiuto, il suo esempio. Portare Maria a casa, come fece il discepolo Giovanni che la ricevette ai piedi della Croce, è prendere a prestito la sua anima per cogliere il significato della venuta di Gesù, per avere le disposizioni richieste per essere discepoli del Signore, per costruire dal di dentro una nuova umanità, per fare del pellegrinaggio terreno la strada per il cielo.

Bernardette, a chi le chiedeva di farsi un'immagine della Vergine delle Apparizioni, poteva dire: "Non ne ho bisogno, perchè io ce l'ho nel cuore", "La porto impressa nel cuore". Poi aggiungeva: "Dolce è la sua memoria, ma più dolce è la sua presenza". E la invocava con queste parole:"Maria, mia buona Madre, fate che, a vostro esempio, io sia generosa in tutto ciò che Nostro Signore potrà domandarmi nella vita" (Diario, pg. 80)

Che cosa dobbiamo fare noi, si chiedeva la Bernardette, per far comprendere la bellezza e la bontà di Maria? "Amarla e farla amare", dichiarava.

L'esperienza di Lourdes ha creato una nuova tensione verso l'alto. "Dopo averla vista, non si ama più la terra ..... Era così bella che quando la si è vista una volta, si ha fretta di morire per rivederla" (Bernardette vi parla, pg. 510). Aveva sempre presente le parole della Vergine rivoltele il 18 febbraio: "Non vi prometto di farvi felice in questo mondo, ma nell'altro".

Il cielo per lei non è fantasia multicolore, ma lo stimolo di uno stile di vita, perchè compimento misterioso di una promessa evangelica, confermata da Maria. Numerose in questo senso le sue affermazioni. "Lavoriamo per il cielo, tutto il resto non conta nulla ....

Facciamo tutto per meritare il cielo".

Al Padre Payrard, che le ricordava la promessa felicità da parte della Vergine, rispose: "Sì, ma a patto che faccia quello che devo..." ("Bernardette vi parla", pg. 540).

Il padre di Suor Callery è morto improvvisamente. "Non angustiatevi - le dice Bernardette - il buon Dio non permette che i genitori delle religiose si perdano. Egli concede loro una grazia particolare ". Poi aggiunse: "Mia madre è morta l'8 dicembre 1866. La santa vergine vuol farmi capire che devo amare solo Lei e aver fiducia in Lei sola... Prenderà Lei il posto di mia madre" (da Bernardette vi parla, pg. 403).

Negli ultimi anni caratterizzati da forti sofferenze spirituali e fisiche, da una grande attenzione per gli altri, da molta preghiera. Dice "Ho solo questo da fare. Non sono buona a niente. Non posso far altro che pregare ed offrire.... La preghiera ed il sacrificio sono le mie armi che conserverò fino all'ultimo respiro. Solo allora l'arma del sacrificio cadrà. Ma la preghiera mi seguirà in cielo dove sarà molto più potente".

Giovanni XXIII°, nel radiomessaggio inviato in occasione della chiusura del centenario di Lourdes, diceva: "Bernardette, modella di preghiera a Maria, esempio di forza umile e sorridente, ci rammenta che Lourdes non è che un punto di partenza. La grazia che si riceve è tesoro da fruttificare per la gloria di Dio e il servizio della Chiesa".

Pellegrinaggio del 22- 25 aprile 1995

IL ROSARIO, CANTO CORALE

 

Lo scrittore contemporaneo Carlo Sgorlon, autore di fortunati e premiati romanzi come "Trono di legno", "Regina di Saba", Carrozza di rame", scrive in una pagina in cui risponde ad una intervista:

"Un tempo, per essere più certi del proprio rapporto con Dio, per sentirlo quasi tangibilmente, la sera dopo cena si pregava con il Rosario. Oggi il rosario è stato sostituito dalla televisione. Infinite immagini di un mondo mercificato, erotizzato, inquinato dalla violenza, aggrediscono dal video il nostro intelletto, ma con scarsi risultati. La videodipendenza di molti è diventata assuefazione, incapacità di recepire ormai ciò di cui sono saturi e che non può più provocare alcun mutamento".

Legato al mondo delle sue origini, all'antica civiltà di un "popolo straordinario di costruttori, di muratori, di falegnami, di contadini" (così lui, friulano, definisce la sua terra), egli evoca con tenerezza e nostalgia il rosario familiare, magari recitato sulle aie nelle sere estive e nelle stalle nelle serate invernali. Al di là del colore pittoresco, il rosario era il canto corale della famiglia, il segno della sua calorosa unità, il simbolo della sua fede e della sua speranza. Ora, invece, è il piccolo idolo della televisione a richiedere culto e attenzione. Da esso, purtroppo, il più delle volte esce un rosario di superficialità, quando non è volgarità, materialismo, edonismo, cultura egoistica. Degli idoli costruiti da mani d'uomo il Salmo 115 affermava: "E' come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida".

 

Nella storia della comunità credente il rosario ha sempre avuto un posto importante.

Già il Papa S. Pio V° (1571), mettendo a punto una pratica che era in uso da circa 300 anni, approvava ed esaltava la pratica del rosario comparando il Salterio della Bibbia con questo Salterio mariano popolare. "Il rosario, che è anche chiamato salterio della beatissima Vergine Maria è un modo amorevole e santo di orazione a Dio, modo facile e alla portata di tutti, che consiste nel rivolgersi a Maria, ripetendo per 150 volte (quanti sono i salmi del Salterio biblico) il saluto che l'angelo rivolse alla Vergine nell'Annunciazione, interponendo a ogni decina, per ognuno dei 15 Misteri, la preghiera del Padre Nostro".

In questi anni Paolo VI° nella enciclica Marialis cultus stabiliva invece un confronto con la liturgia: "La liturgia rende presenti, mediante i sacramenti, sotto il velo dei segni che operano per dono divino, i più grandi misteri della nostra Redenzione; il rosario, invece, con il pio affetto della contemplazione, rievoca quegli stessi misteri alla mente di chi prega e ne stimola la volontà perchè da essa attinga norma di vita".

La preghiera del rosario, con le Ave Maria e le meditazioni sui misteri, ci abituano a studiare Cristo nella sua vita dal migliore posto di osservazione, cioè da Maria stessa: il Rosario ci fissa in Cristo nei quadri della sua vita data per noi, non solo con Maria, ma anche - per quanto a noi possibile - come Maria, che è certamente quella che più di tutti lo ha pensato, lo ha capito, lo ha amato, lo ha vissuto.

Il Rosario poi - per chi vi ha confidenza - mette quasi a dialogo con la Vergine, nostra Madre; mette al passo con lei; obbliga a subire il suo fascino, il suo stile evangelico, il suo esempio educatore e trasformante; è una scuola che ci fa cristiani. Vantaggio questo quasi impreveduto, ma quanto prezioso, e, anche questo, inserito nella ricerca della nostra identità di figli di Dio.

Abbiamo bisogno che Maria ci aiuti. Un famoso scrittore, Charles Peguy, paragonava i Pater e le Ave del Rosario a dei vascelli naviganti vittoriosamente verso il Padre, capaci di tutto ottenere. (Pensieri e citazioni tratti da "Mattutino" di Ravasi (pg 338) e "Pregherete così: Paolo VI° insegna a pregare" ed. LDC, pg. 274 - 275).