"Beato l'uomo che pone la sua fiducia in te,
e decide nel suo cuore il santo viaggio" (Ps. 83,6).

 

IL GIUBILEO COME GRAZIA ED OCCASIONE
DI ITINERARIO CRISTIANO

A differenza di certe correnti di pensiero che pongono l'uomo alla ricerca di ciò che ancora non è, il cristianesimo lo pone alla ricerca di ciò che egli già è. Il cammino spirituale conduce verso la pienezza di una vita che già ci è stata comunicata. Dobbiamo diventare ciò che siamo! Possediamo infatti la vita in Cristo, anche se questa realtà non si è ancora pienamente manifestata. La vita divina è stata seminata in noi, come germe che dovrà svilupparsi, giungere a maturazione e portare frutto nel Regno dei cieli. L'itinerario spirituale - proposto dal Giubileo e dalle sue iniziative - si colloca in questa tensione verso la maturazione di una vita già posseduta, si esprime come impulso tra ciò che siamo e ciò che ancora attendiamo di essere.

Il Giubileo è la proposta di un viaggio, in un anno detto santo, verso le mete che Gesù ha portato sulla terra, facendo memoria della sua prima venuta. Avere una meta precisa sembrerebbe fare a pugni con un sentire oggi ampiamente diffuso, che diffida da grandi progettualità. Non si vogliono più delle mete. Più che camminare si preferisce girovagare. Cancellata la meta, il viaggio non ha più un senso, una direzione, un orientamento: di conseguenza l'impegno non trova più posto.

"Il tempo giubilare ci introduce a quel robusto linguaggio che la divina pedagogia della salvezza impiega per sospingere l'uomo alla conversione e alla penitenza, principio e via della sua riabilitazione e condizione per recuperare ciò che con le sole sue forze non potrebbe conseguire: l'amicizia di Dio, la sua grazia, la vita soprannaturale, l'unica in cui possono risolversi le più profonde aspirazioni del cuore umano…..Il pellegrinaggio riporta alla condizione dell'uomo che ama descrivere la propria esistenza come un cammino. Dalla nascita alla morte, la condizione di ognuno è quella peculiare dell'homo viator…..Esso evoca il cammino personale del credente sulle orme del Redentore: è esercizio di ascesi operosa, di pentimento per le umane debolezze, di impegno interiore alla riforma del cuore…. Mediante gli impegni corrispondenti, egli avanza sulla strada della perfezione sforzandosi di giungere, con il sostegno della grazia di Dio, "allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Incarnationis Misterium)

Forse nella rinuncia ad una meta (oggi presente nella mentalità contemporanea) c'è la paura che puntando al raggiungimento delle "cose di lassù" la vita di "quaggiù" diventi meno interessante. Le pagine che seguono fanno comprendere che l'idea della vita come itinerario verso la meta da raggiungere a tutti i costi è sempre stata presente nella storia della comunità cristiana. E lasciano intuire che per poche altre persone come per i santi la vita ha perso il suo usuale ritmo scialbo e piatto per diventare appassionante avventura, ricca di profondi rapporti umani, di opere creative che hanno solcato i secoli. Hanno vissuto la vita con intensità unica, tendendo al massimo la potenzialità della loro umanità.