IL GIORNO DELLA CATECHESI

"Ben presto fu chiamata catechesi l’insieme degli sforzi intrapresi nella Chiesa per fare discepoli, per aiutare gli uomini a credere che Gesù è il Figlio di Dio, affinché mediante la fede, essi abbiano la vita nel suo nome (cfr. Gv. 20,31), per educarli ed istruirli in questa vita e costruire così il Corpo di Cristo" (CT, 1).

In quasi cinquanta passi dei quattro Vangeli Gesù è chiamato "Maestro": titolo che Egli stesso sottolinea. E’ quindi in profonda comunione con Lui che il momento della catechesi acquista luce e forza per un autentico rinnovamento di mentalità e di vita.

La Catechesi Tradendae spiega la maestà del Cristo docente con queste parole: "Tutta la vita di del Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l’uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l’accettazione del sacrificio totale sulla Croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono il compimento della rivelazione" (n. 9).

C’è una certa analogia tra il giorno del Signore ed il giorno della catechesi. L’ultima lettera pastorale del Cardinale offre questa descrizione: "celebrare significa vivere realmente, attraverso i segni liturgici, l’incontro con il Padre mediante Gesù Cristo nello Spirito Santo. Perciò in ogni celebrazione, ma soprattutto in quella domenicale, devono essere curati il ministero della presidenza, della parola, dell’accoglienza, del canto, il servizio alla mensa e i fedeli devono essere educati a costituire assemblea, a costituire un solo corpo con i ministri del culto divino a lode e gloria della sua grazia" (pg. 17-18).

Formazione è andare a scuola da Gesù che si fa conoscere certamente attraverso il ministro ordinato, l’operatore pastorale, l’incaricato del messaggio, ma parla anche con il contributo di pensiero e di esperienza vitale di coloro che costruiscono insieme il momento della catechesi. Come la liturgia, con diversità di ministeri, ha il popolo di Dio come soggetto celebrante, così la catechesi ha il compito di costituirsi come un solo corpo che, con qualifiche diverse, insieme ascolta e manifesta la presenza del Maestro.

Pare di poter dire che Padre Livio a Radio Maria, Raniero Cantalamessa o Ravasi in televisione, pur importantissimi, non sono il "giorno della catechesi". "Chiunque ha aderito a Gesù Cristo e si sforza di consolidare questa fede per mezzo della catechesi ha bisogno di viverla in comunione con coloro che hanno fatto lo stesso cammino…. La comunità ecclesiale, a tutti i suoi livelli, è doppiamente responsabile in rapporto alla catechesi: essa ha la responsabilità di provvedere alla formazione di tutti i suoi membri, ma ha anche quella di accoglierli in un ambiente in cui potranno vivere nel modo più pieno ciò che hanno appreso" (CT. 24). "Cristiani non si è da soli: essere cristiani significa credere e vivere la propria fede insieme ad altri, essere chiesa, essere comunità… perché la Parola di Dio annunciata, ascoltata, meditata sia messa a contatto con le mille situazioni di ogni giorno, al fine di applicare la perenne verità alle circostanze concrete della vita" (Giov. Paolo II, 3 maggio 1986).

Bisogna arrivare ad una presentazione del messaggio cristiano, ad una forma di comunicazione e di espressione che tutti devono poter capire. Altrimenti non è cultura: è una cultura solo di una parte di umanità che pensa, ma non è cultura dell’uomo. Un Vangelo solo per gli studiosi, per addetti ai lavori, non sarebbe più Vangelo.

"Lo Spirito Santo istruisce fin d’ora i fedeli – diceva S. Agostino – nella misura in cui ciascuno è capace di intendere le cose spirituali, e accende nel loro cuore un desiderio di conoscere tanto più vivo quanto più ognuno progredisce nella carità, grazie alla quale ama le cose che già conosce e desidera conoscere quelle che ignora" (CT. 72).