"SIAMO STATI RIGENERATI DALLA PAROLA DI DIO VIVA ED ETERNA" (1Pt. 1,23)

IL VERBO E' PRESENTE IN OGNI PAROLA DI DIO

La Parola di Dio "sorgente pura e perenne della vita spirituale"

La Parola di Dio ha un posto unico, centrale, nella vita spirituale. Non può esservi autentica vita spirituale senza il contatto trasformante con la Parola di Dio. "Nei libri sacri, infatti - leggiamo nella Costituzione dogmatica Dei Verbum -, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro al suoi figli ed entra in conversazione con loro; nella Parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere per i figli della Chiesa, sorgente pura e perenne della vita spirituale" (n.21).

Il punto di partenza per capire questo rapporto tra Parola di Dio e spiritualità va cercato nel senso stesso della rivelazione quale atto con cui Dio si dona a noi per renderci partecipi della sua stessa vita1.

Varcando la distanza infinita che lo separa dall'uomo Dio lo raggiunge e "conversa" con lui. Vuole stabilire un dialogo e un rapporto di amicizia2. Non fa conoscere "qualcosa". Comunica Se stesso perché l'uomo, a sua volta, possa entrare in comunione con lui e vivere della sua vita divina. Vivere da amici di Dio significa dunque lasciarsi trasformare dalla parola quale sacramento di Dio.

La Parola nella vita della Chiesa dei primi secoli

Consapevole di questa centralità della Parola nella vita cristiana, la Dei Verbum ricorda che "la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso del Signore, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di proporlo ai fedeli" (n. 21).

La mentalità della chiesa primitiva mette spesso sullo stesso piano il Corpo di Cristo e la parola di Lui.

"Nùtriti del seme di vita contenuto nella Bibbia, come dell'Eucaristia" (Clemente Al.)

"Mio rifugio è il Vangelo, che è per me come la carne di Gesù" (Ignazio di Ant.).

"Noi mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue nella divina eucaristia, ma anche nella lettura della Scrittura" (San Girolamo).

Anche s. Agostino afferma: "Ditemi, fratelli, che cosa vi pare valga di più: la parola di Dio o il Corpo di Cristo? Dovete convenire che non è meno la parola che il Corpo di Cristo. Non sarà meno colpevole chi avrà raccolto negligentemente la parola di Dio, di colui che per sua disattenzione avrà fatto cadere in terra il Corpo di Cristo".

San Giovanni Crisostomo rivendicava per tutti i laici il contatto costante con la Scrittura in modo da riferirla al quotidiano. Parlando al suo popolo così si esprimeva: "Alcuni di voi dicono: "Io non sono un monaco" ( ...). Ma è qui che vi sbagliate, perché credete che la Scrittura riguarda solo i monaci, mentre essa è ancor più necessaria a voi fedeli che siete in mezzo al mondo". E ancora esortava i padri di famiglia con queste parole: "Quando ritornate a casa dovreste prendere la Scrittura e con vostra moglie, coi vostri figli rileggere e ripetere insieme la parola ascoltata in chiesa". "Ritornate a casa - dice ancora sempre rivolgendosi ai padri di famiglia - e preparate due tavole, una coi piatti del cibo, l'altra coi piatti della Scrittura; il marito ripete ciò che è stato letto in chiesa... Fate della vostra casa una chiesa"..

"L'esilio" della Parola di Dio

Dalla fine del Medioevo si è però avvertito un progressivo distanziamento della vita spirituale dalla Parola di Dio, fino a parlare di "divorzio" e specialmente per gli ultimi secoli si è potuto parlare, almeno per la Chiesa cattolica, di "esilio" della Parola di Dio, soprattutto tra i laici ai quali l'accesso alla Sacra Scrittura era di molto limitato, quando non era addirittura precluso. I credenti cattolici - è stato scritto - "da secoli non conoscevano e non praticavano più il contatto diretto con le Scritture (impedito anche dalla lingua latina) e non avevano neppure l'occasione di valorizzare la Parola di Dio nella loro vita di fede. E vero che la chiesa cattolica ha sempre vissuto della Parola di Dio, ma essendone stati riservati l'uso e la frequentazione agli specialisti, si era verificata di fatto una situazione in cui la centralità della Parola era offuscata, sfuocata dalle tradizioni ecclesiastiche3. La sacra Scrittura solo formalmente costituiva l'elemento fondante e dirimente la vita ecclesiale".

La Parola di Dio nell'esperienza di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari

Nuova e profetica si è manifestata questa esperienza. Nuova rispetto a come si viveva abitualmente in ambito cattolico, profetica perché ha anticipato nella vita e nella mentalità la Dei Verbum.

"Siamo nati col Vangelo in mano", racconta Chiara ricordando quel primi tempi. Bernard Pawley, personalità anglicana, ha affermato che il Movimento è "esploso nella chiesa come una polla d'acqua viva del Vangelo". Lei e le sue prime compagne avevano sempre con sé il libretto del Vangelo. Lo portavano nei rifugi, lo leggevano con amore e con passione. "Quelle parole - scrive Chiara - balzavano agli occhi della nostra anima con una luminosità insolita.. Il Vangelo offriva realmente parole di vita, da potersi tradurre in vita: erano parole nuove (generano l'uomo nuovo), uniche (un abisso di sapienza di fronte a tutte le altre), eterne (hanno valore insuperabile per tutti i tempi), universali (possono abbracciare e penetrare tutte le razze, civiltà e culture), mantengono in una costante conversione (cambiano l'uomo)".

Chiara, parlando a Tokyo nel 1985, si è spressa così: "Perché ho scelto di proporvi questo argomento "Il movimento dei Focolari e il Vangelo"? Ve lo dico subito: il timore che un giorno venga meno quello slancio che ha ci caratterizzato fin dai primi tempi quando abbiamo - per una grazia speciale - riscoperto il Vangelo; quando siamo stati investiti dalle sue parole come da un fuoco divoratore; quando si è scatenata in una città tranquilla qualcosa di assolutamente nuovo, una rivoluzione di tale veemenza d'aver la forza di diffondersi in tutto il mondo. Peculiarità del Movimento è quella di essere e dovere sempre essere una rivoluzione evangelica costantemente in atto, pegno il suo fallimento, la sua sconfitta".

Il contatto quotidiano e vitale con il Vangelo le portò progressivamente ad essere "concentrate sulla Parola di vita", che esse vivevano "con una particolarissima intensità". "Tutto il nostro impegno - racconta ancora Chiara - consisteva nel vivere la Parola. La Parola di Dio entrava profondamente in noi tanto da cambiare la nostra mentalità... E in noi provocava una rievangelizzazione". La loro esigenza era quella di rinnovare, di rievangelizzare la loro vita e mentalità, di lasciarsi trasformare dalla parola di Cristo sperimentata veramente come rivoluzione rispetto alla mentalità comune anche cristiana . "La parola di Dio tutt'al piú si meditava - scrive Chiara -, si penetrava con la mente, se ne traeva qualche considerazione e, se si era ferventi, qualche proposito". Ora invece la si applicava a tutte le circostanze della vita: "Noi sentiamo la necessità che la Parola di Dio dicenti il nostro modus vivendi". E lei stessa vedeva in questo radicale cambiamento di atteggiamento nei confronti della Parola una particolare azione dello Spirito Santo.

Questa esperienza andò intensificandosi fino ad essere confermata (e sublimata) da un particolare momento di grazia e di luce vissuto nell'estate del 1949. Le profonde e originali comprensioni del mistero cristiano avvenute in quel periodo non allentarono la tensione a vivere la Parola, anzi la resero ancora più acuta, come testimonia Chiara: "Non si smetteva di vivere, vivere con intensità, in mezzo al nostri lavoretti di casa, quelle realtà che eravamo, vivendo la Parola di vita".

In queste espressioni appare evidente la coincidenza tra il "vivere" (inteso come tensione alla santità e come pienezza di vita cristiana) e il "vivere la Parola di vita". Di conseguenza viene affermata la coincidenza tra vita mistica e vita evangelica.

Ed è stata appunto questa l'esperienza di Chiara. A mano a mano che penetrava nella Parola e ne comprendeva la profondità e la ricchezza, cresceva il desiderio di "vivere sempre con la Parola", fino ad essere "concentrati e solo concentrati sulla Parola". La luce non era mera speculazione: si traduceva in desiderio di vita. Più ancora, diventava una realtà: "esser soltanto: Parola di Dio. Custodire in sé soltanto la Parola di Dio".

Dio stesso guidava Chiara e le sue prime compagne in questa nuova esperienza del Vangelo. La vita cristiana si andava semplificando, incentrandosi sulla parola di Dio. "Imparai a vivere soltanto la Parola di vita - racconta ancora Chiara - e a informare tutte le azioni della sua luce. Avevo perciò ridotto la vita a conformità alla Parola che insieme vivevamo ogni mese". Scoprivano tutta la forza trasformante del Vangelo, fino a sentire la necessità di "essere ogni giorno rinnovati nel Vangelo". Comprendevamo che la Scrittura è capace di rigenerare a figli di Dio, fino al punto che "chi è la parola è trasferito in Altro, è in Dio, Parola".

Il rapporto essenziale e continuo con la parola di Dio aveva originato un'esperienza mistica nel senso più biblico del termine, che coincide con la più autentica esperienza di fede. Il rapporto con la Parola aveva fatto nascere una autentica vita spirituale, la vita dello Spirito Santo, che, già seminata nel battesimo, attendeva il suo pieno sviluppo. Chiara ha successivamente spiegato il nascere e il crescere di una vita "cristificata", ad opera della Parola, con l'esempio della crisalide: "Vivendo il Vangelo, l'amore sprigiona luce e la luce accresce l'amore: la crisalide comincia a muoversi finché ne esce la farfalla. La farfalla è il piccolo Cristo che inizia a prendere posto in noi e poi a crescere sempre di più, sempre di più, ... così da essere sempre più pieni di Lui"4 (Parola di vita, p. 154).

Scriveva Chiara in quel periodo: "Noi non abbiamo altro libro all'infuori del Vangelo, non abbiamo altra scienza, altra arte. Lì è la Vita. Chi la trova, non muore"5.

Ed in un'altra lettera di quel tempo era detto: "Vivere la Parola è il nostro modo di amare. Provi a viverla e vi troverà tutta la perfezione, e come ogni mattina s'accontenta di quell'Ostia santa che riceve, senza desiderarne altre, così sia sazia di questa Parola. E vi troverà, come ve la scopriva san Francesco, "la manna nascosta dalle mille fragranze". Così, e solo così, facendo la verità, amiamo! (cfr.Gv. 14,23) Altrimenti l'amore è sentimentalismo vuoto"

Lo stile di vita che nasceva attorno alla Parola stava generando la "democratizzazione" della spiritualità, la traduzione pratica di quella universale vocazione alla santità proclamata dal Vaticano II. La Parola di Dio, quale "sorgente pura e perenne della vita spirituale" torna ad essere "popolare", viene rimessa in mano al popolo di Dio, alla portata di tutti

E' la scoperta della "laicità" della Parola di Dio, la scoperta cioè che la santità non è riservata ai consacrati, ai monaci e ai vescovi, ma è aperta a tutti, piccoli e grandi, sposati o meno; e questo nel vivere semplicemente le occupazioni ordinarie della giornata con i suoi problemi, gioie e dolori.

Con una immagine semplice Chiara afferma la quotidianità ed il cinvolgiento globale che produce la Parola: "La Parola è il vestito dei cristiani, che va indossato quotidianamente per essere esempi viventi del loro essere figli di Dio. "Rivestitevi di Cristo", dice Paolo. Con questo vestito i credenti mostrano al mondo il conenuto evangelico del loro essere figli di Dio; è un Vestito che protegge e mantiene acceso il fuoco della Grazia e della carità, che preserva da tutto ciò che, fuori e dentro di noi, è nemico dell'anima, che mette soprattutto in posizione di attacco e di contagio positivo e non solo di difesa6".

Proprio perché la parola del vangelo non genera una mezza figura, ma un cristiano che sia "uomo forte", la vita alla scuola di Gesù richiede radicalità.

Per sperimentare la potenza di Dio che opera, il discepolo è chiamato ad affrontare il rischio dell'assurdo che, a volte, la Parola comporta. Scrive Chiara: "La Parola di Dio è vita, ma si ottiene passando per la morte dell'io; è guadagno, ma si ha perdendo tutto ciò che non è volontà di Dio; è crescita, ma si raggiunde diminuendo. Spesso crediamo un po' anche noi che la felicità stia nel possedere o nel farsi valere; nel darsi allo svago o nel dominare sugli altri, nell'apparire, nell'accontentare i sensi... Proviamo ad affrontare il rischio del taglio a tutte queste cose; lasciamo che il nostro io corra il rischio della morte completa. Alla sera sentiremo rifiorire, dolce, nel cuore l'amore; ritroveremo l'unione ormai insperata con Lui; risplenderà la luce delle sue inconfondibili ispirazioni; ci invaderà la sua consolazione, la pace e ci potremo risentire sotto il suo sguardo di Padre. Avvolti dalla sua protezione, rinascerà in noi la forza, la speranza, la confidenza, la certezza che è possibile la santità; sentiremo la sicurezza che il mondo può essere suo. Ma occorre rischiare la morte dell'io, il nulla, il distacco per una pesca miracolosa di felicità e di cuori che lo amino7".

In uno scritto confidenziale Chiara proponeva questa prospettiva che fa della Parola vissuta il profilo dell'intera vita e della personalità. "Se Gesù è la sola pienezza che può appagare la tua sete più profonda, niente di meglio che scegliere Lui come ideale nella tua vita. Un ideale si sceglie, si studia, si ama, si segue, si imita. Con un ideale ci si immedesima. E dove troverai Gesù per sceglierlo, per studiarlo, per seguirlo? Apri il Vangelo. Le sue parole sono Lui stesso. Vivile una per una. Se così farai non avrai bisogno di programmare le tappe della tua vita spirituale. L'acqua zampillante che Gesù ti comunica, avrà in sé l'energia per farti crescere e arrivare alla santità. A te basterà essergli fedele con tutto il cuore"

Il cammino iniziato cominciava a svelare per via esperienziale il mistero profondo della parola di Dio.

In ogni Parola e tutto il Verbo e nel Verbo ogni Parola

Cos'è in realtà la Sacra Scrittura? La tradizione l'ha considerata come un messaggio, una lettera che Dio ha inviato all'umanità. La Parola di Dio tuttavia qualcosa di più di un messaggio di Dio. Quando infatti Dio parla dice se stesso. dona se stesso. "Dio non dona mai meno di se stesso", ricorda sant'Agostino.

"Una sola volta Dio ha parlato", gli fa eco san Bernardo, ed ha pronunciato una sola Parola eterna. E' la generazione eterna del Verbo operata dal Padre nella Trinità.

Nella rivelazione il Padre compie fuori di sé, nella storia, questa stessa azione generativa. Nello Spirito "dice" all'uomo la sua unica Parola: Gesù, il Verbo eterno8.

"Donandoci il Figlio, che è la sua unica e definitiva Parola - scrive san Giovanni della Croce -, il Padre ci ha dato tutto in una sola volta, e non ha più nulla da rivelare"; "in lui - sembra dire - ti ho detto tutto e rivelato tutto".

Origene aveva riflettuto sull'Incarnazione del Verbo, sul suo farsi uomo, e aveva riconosciuto un duplice movimento: nell'incarnazione il Verbo si è "fatto Gesù", nella Scrittura il Verbo si è "fatto Libro". Perciò esortava: "Devi comprendere la Scrittura come unico e perfetto corpo del Verbo". La Parola divina, spiegava ancora, si è fatta "incarnazione" in Gesù e "inverberazione" nella Bibbia: il Logos di Dio "é coperto dal velo della "lettera" come è coperto dal velo della carne"; infatti "la lettera" è come la carne del Verbo e il rivestimento della sua divinità".

A partire da Origene, i Padri della Chiesa hanno specificato le due forme storiche della presenza del Verbo, e parlano della Parola che "si è fatta carne" e della Parola che "si è fatta libro": le Scritture "sono il Verbo di Dio rivestito di panni, cioè ricoperto dalle parole del libro".

Come l'umanità di Cristo è sacramento della sua divinità e chi vede Cristo vede il Padre (Gv 12,45,14,6.9), così le parole della Scrittura sono sacramento della Parola, del Verbo di Dio: lo contengono realmente e lo comunicano. Per sant'Agostino "l'unica Parola di Dio si è propagata in tutta la Scrittura e risuona sulle labbra dei santi". In Cristo vi è ogni parola della Scrittura, perché tutte egli le ricapitola e le compie.

Tutta la Scrittura è, in definitiva, un solo libro "e quel libro unico é Cristo, dice Ugo di San Vittore, perché ci parla di Cristo e ogni Scrittura in Lui si è compiuta".

Questa profonda convinzione faceva esclamare agli antichi: "La Chiesa con tutto il suo ardore cerca nelle Scritture Colui che ama", e si traduceva in un stringente invito: "Leggi e rileggi il libro della vita, il libro che Gesù legge, che è anzi lo stesso Gesù. Ravvolgiti in esso... Rivestiti del tuo Diletto, ... La sua parola è di fuoco... ".

Chiara ha sottolineato con particolare forza la centralità della Parola perché consapevole del realismo della presenza di Cristo in essa: "Ogni Parola - dice - è tutto il Verbo"; E ancora: "in ogni sua Parola vi è tutto Dio: Amore e Verità. Ogni Parola di vita è Gesù". La Parola è "l'Amore Vero e il Vero Amore" , è "l'Ideale": è Gesù.

Sono espressioni di una limpida e profonda professione di fede.

"Vivendo una Parola e poi un'altra e un'altra ancora - racconta -, avevamo costatato come, mettendo in pratica qualsiasi Parola di Dio, gli effetti erano identici".

Alla luce della comprensione teologica della Parola di Dio, lei stessa ne spiega il motivo: "Il fatto è che ogni Parola, pur essendo espressa in termini umani e diversi, è Parola di Dio. Ma siccome Dio è Amore, ogni Parola è carità. Crediamo d'aver scoperto sotto ogni Parola la carità. E, quando una di queste Parole cadeva nella nostra anima, ci sembrava che si trasformasse in fuoco, in fiamme, si trasformasse in amore. Si poteva affermare che la nostra vita interiore era tutta amore".

In questa esperienza viene chiaramente compresa e affermata la reciproca immanenza tra le singole parole del Vangelo e Cristo Parola, Verbo del Padre; tra Dio Amore e la sua Parola.

Ancora una volta siamo in presenza di una esperienza d'ordine mistico, ossia dello svelamento del mistero e della cosciente partecipazione ad esso. Accogliere e vivere la Parola fa essere altrettante parole vive, perché è accogliere Dio stesso che in essa si comunica; è vivere della sua vita: fa essere Amore, come Dio è Amore.

Si comprende come anche la consuetudine di vivere una Parola per volta ogni mese, non è un indebito frazionamento del Vangelo, ma il frutto della consapevolezza che ogni parola della Scrittura contiene tutto il Verbo. "Come nell'Ostia è tutto Gesù, ma anche in un pezzo di essa, così nel Vangelo è tutto Gesù e anche in ogni Parola".

Già Cassiano invitava a "non scorrazzare per le Scritture... La meditazione d'un solo versetto della Scrittura ci fa varcare tutte le frontiere del mondo visibile".

"Sì", afferma Chiara con sicurezza, "ogni Parola di vita contiene il Verbo... quaggiù quando ci nutriamo d'una sola Parola di vita è come nutrirsi di tutto".

 

 

(1) Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza - leggiamo nella Dei Verbum - rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Con questa rivelazione infatti Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé" (n. 2).

(2) Nella storia d'Israele viene ripetutamente descritto questo rapporto con Dio in termine di amicizia. Amico di Dio viene definito Abramo (Dn 3, 35; Gc 2, 23) e Mosè (Es 33, 11). La Sapienza forma amici di Dio (Sap 7, 27). Gesù, Verbo fatto uomo, al termine della vita chiamò gli apostoli non più servi ma amici (Gv 15, 14-15).

(3) Significativa l'esperienza di santa Teresa di Gesù Bambino. Portava giorno e notte il libro dei Vangeli sul cuore e avrebbe voluto studiare l'ebraico e il greco per leggere la Parola di Dio nella lingua originale. "Qualche volta -scrive in una lettera del 9 maggio 1897 - quando leggo certi trattati spirituali nei quali la perfezione viene presentata attraverso tante intricate difficoltà, circondata da una folla d'illusioni, il mio povero piccolo spirito non tarda a stancarsi. Chiudo il libro dei sapienti che manda in pezzi la mia testa e dissecca il mio cuore, e prendo in mano la Sacra Scrittura. Allora tutto mi diventa luminoso, una sola parola dischiude all'all'anima mia orizzonti infiniti e la perfezione mi sembra facile" (Lettera 202).

(4) Si stava verificando quanto la Dei Verbum avrebbe raccomandato: "E' necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra scrittura... la parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo" (n. 22); "il santo concilio esorta con forza e insistenza tutti i fedeli ad apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo" (Fil 3, 8) con la frequente lettura delle divine scritture. "L'ignoranza delle scritture, è ignoranza di Cristo" (S. Girolamo)" (n. 25).

(5) Lettera del 1948

6 Il movimento dei focolari e il Vangelo, Ai vescovi, 1985.

(7) Rocca di Papa 17.2.1983

(8) Dice E. Bianchi: "La Parola di Dio, è unica, ma quando si esprime nel linguaggio umano. è articolata in tante parole. La Bibbia è un insieme dì ben 73 libri! Siamo davanti a quel mistero d'amore che la tradizione della Chiesa ha chiamato "condiscendenza". L'amore di Dio per l'umanità è talmente grande che lo porta ad adattarsi ad essa,. cosi come una mamma balbetta con il suo bambino per adattarsi a lui. La Parola di Dio si esprime in parole umane, così come il Verbo si fa uomo ed assume la natura umana" (cfr. Dei Verbum 13)